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Carceri, SAPPE: “Giusto appello del Santo Padre su carceri improntate a rieducazione”

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“Ma non si dimentichino le criticità operative delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria”

“Accolgo con piace e condivido l’appello del Santo Padre che, con riferimento ai gravi eventi accaduti in alcune carceri straniere, ha fatto appello alla preghiera affinchè le carceri siano per reinserire e non siano sovraffollate; siano posti di reinserimento. Ma non devono essere sottaciute le gravi condizioni operative delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria e delle analoghe istituzioni stranieri, che sono spesso al centro di ingiuste ed inaccettabili violenze”.
Lo dichiara Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Il SAPPE evidenzia che “dal 1992 al 30 giugno 2016 il Personale di Polizia Penitenziaria delle carceri italiane ha salvato la vita ad oltre 20.260 detenuti che hanno tentato il suicidio ed ai quasi 142mila che hanno posto in essere atti di autolesionismo, molti deturpandosi anche violentemente il proprio corpo. Per fortuna delle Istituzioni, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici e nonostante una grave carenza organica di 7mila unità”.

Ma Capece ‘punta il dito’ contro i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria: “Nei 200 penitenziari del Paese l’affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili, non quelli che teoricamente si potrebbero rendere disponibili. Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando deve avvicendare dalla guida dell’Amministrazione Penitenziaria l’attuale Capo, Santi Consolo. Da quando c’è lui, le aggressioni a poliziotti penitenziari nelle carceri hanno una cadenza quasi quotidiana, anche per l’assenza di adeguati provvedimenti. L’Amministrazione penitenziaria si preoccupa di garantire l’uso della sigaretta elettronica ai detenuti o, come quest’estate, delle docce nei cortili dell’ora d’aria, sempre per i ristretti. Non pensano certo agli Agenti di Polizia Penitenziaria, alle loro pessime e precarie condizioni operative, al fatto che siamo sotto organico di più di 7mila unità, e che dobbiamo anche pagarci la stanza se dormiamo in Caserma mentre nessun detenuto paga allo Stato alcunchè per il ‘soggiorno’ nelle carceri italiane”, conclude Capece.

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