Tag: polizia penitenziaria

  • Il SAPPE chiede Taser e Bodycam per la polizia penitenziaria

    Il SAPPE chiede Taser e Bodycam per la polizia penitenziaria

    Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), attraverso il suo segretario generale Donato Capece, ha lanciato un forte appello al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollecitando misure urgenti per migliorare la sicurezza del personale penitenziario. Nel contesto di un impegno del governo a combattere il sovraffollamento carcerario attraverso una modifica dell’ordinamento penitenziario che prevede un aumento dello “sconto” per la liberazione anticipata e una liberalizzazione delle telefonate dei detenuti, il SAPPE pone l’accento sulla necessità di tutelare anche chi lavora nelle prigioni.

    Capece evidenzia la critica situazione di sicurezza all’interno delle istituzioni penitenziarie, sottolineando come gli agenti della polizia penitenziaria siano quotidianamente esposti a rischi significativi, tra cui aggressioni e rivolte. La mancanza di personale, con una scopertura dell’organico del 16%, aggrava ulteriormente la situazione. Per affrontare questi problemi, il SAPPE chiede l’introduzione di taser e bodycam per gli agenti, al fine di garantire una maggiore protezione e la possibilità di difendersi in modo efficace contro i detenuti violenti.

    Inoltre, il sindacato richiama l’attenzione sulla necessità di riforme strutturali profonde, tra cui l’espulsione dei detenuti stranieri, la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, e l’assegnazione dei tossicodipendenti a comunità terapeutiche anziché al carcere. Viene inoltre sollecitato un urgente potenziamento dell’organico e l’adozione di maggiori tecnologie a supporto degli agenti.

    Il SAPPE conclude il suo appello richiedendo un incontro urgente con i Sottosegretari alla Giustizia, Andrea Delmastro ed Andrea Ostellari, per discutere e attuare misure concrete che ristabiliscano ordine e sicurezza nelle carceri italiane, sottolineando l’importanza di una tolleranza zero verso i detenuti violenti e l’urgente necessità di rispondere alle sfide poste da un sistema penitenziario sempre più complesso.

  • MILANO, POLIZIA PENITENZIARIA SOTTO CHOC, SUICIDA POLIZIOTTO PENITENZIARIO. SI E’ LANCIATO DAL SECONDO PIANO DI UN CENTRO COMMERCIALE

    Tragedia a Milano. Un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Bollate si è tolto la vita mentre era libero dal servizio. A dare notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del segretario regionale della Lombardia Alfonso GRECO: “E’ una notizia che sconvolge tutti noi. L’uomo, un Assistente capo coordinatore del Corpo di polizia penitenziaria, B.P. di 47 anni, sposato con una appartenente al Corpo anch’ella in servizio a Bollate, padre di una figlia piccola, lavorava presso l’Ufficio matricola della Casa di reclusione di di Bollate. Si disconoscono le motivazioni del gesto estremo al momento”, dichiara, scosso e amareggiato, Greco.

    Molto affranto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il leader del SAPPE, premesso che allo stato sono in corso accertamenti sulle ragioni del tragico gesto, rileva che “i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima  un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”, conclude Capece. “Qui servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico degli appartenenti al Corpo!”. 

  • SAPPE, BENE CIRCOLARE DAP SU TRASFERIMENTO DETENUTI VIOLENTI: “SIA PRIMO PASSO CONCRETO PER IMPELLENTE RIFORMA SISTEMA”

    SAPPE, BENE CIRCOLARE DAP SU TRASFERIMENTO DETENUTI VIOLENTI: “SIA PRIMO PASSO CONCRETO PER IMPELLENTE RIFORMA SISTEMA”

    La circolare del DAP sull’immediato trasferimento in altre carceri dei detenuti violenti, annunciata oggi dal Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari nel corso di un incontro con i provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria, al  quale hanno partecipato anche il capo Dipartimento, Giovanni Russo, e il direttore generale dei detenuti, Gianfranco De Gesu, va nella giusta direzione e auspichiamo possa essere il primo tassello per una riforma compiuta del sistema penitenziario”. 

    Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri.

     “Speriamo che questo possa essere un primo passo di collaborazione costruttiva con il Capo del Dipartimento Giovanni Russo, nel rispetto dei ruoli, sui temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza!”. 

  • TORINO, DOPO I SUICIDI IN CARCERE IL SAPPE CHIEDE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NORDIO UN TAVOLO PERMANENTE SU CRITICITA PENITENZIARIA

    TORINO, DOPO I SUICIDI IN CARCERE IL SAPPE CHIEDE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NORDIO UN TAVOLO PERMANENTE SU CRITICITA PENITENZIARIA

    “Invito il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ad attivare, da subito, un tavolo permanente sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale. La seconda detenuta che ieri sera si è tolta la vita, ad esempio, era arrivata a Torino da Pontedecimo anche perché aveva aggredito il personale per due volte. Una di queste azioni a seguito di sventato suicidio da parte della Polizia Penitenziaria”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, a margine della visita del Guardasigilli oggi al carcere di Torino. “Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato”, commenta amareggiato “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni”. Capece, polemicamente, si chiede “come mai una donna siciliana di 41 anni, con un figlio di quattro, stava a Torino a più di mille km di distanza e quindi nell’impossibilità di vedere il piccolo. E perché per Cospito si sia mobilitata tutta l’intelligenza italiana e invece per questa povera donna nemmeno un cane. E oggi tutti a dire che non sapevano niente … ipocrisia allo stato puro, visto i centomila garanti, le associazioni, Nessuno tocchi Caino, Antigone ecc ecc che stanno sempre con la lente di ingrandimento sul carcere”. Evidenzia poi che “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti”. Impietosa la denuncia del leader del SAPPE, che si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Chiedo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale. Rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza

  • ROMA, DOPO IL RINVENIMENTO DI TELEFONI CELLULARI E DROGA INTRODOTTI CON I DRONI NEL CARCERE DI REGINA COELI, IL SAPPE SOLLECITA “SPECIALIZZAZIONE” PER AGENTI POLIZIA PENITENZIARIA

    ROMA, DOPO IL RINVENIMENTO DI TELEFONI CELLULARI E DROGA INTRODOTTI CON I DRONI NEL CARCERE DI REGINA COELI, IL SAPPE SOLLECITA “SPECIALIZZAZIONE” PER AGENTI POLIZIA PENITENZIARIA

    A rendere noto la scoperta il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “I telefonini potevano essere usati per comunicazioni non autorizzate con l’esterno”

    Dopo l’ennesimo rinvenimento, da parte della Polizia Penitenziaria, di droga e telefoni cellulari destinati ai detenuti della Casa circondariale di Regina Coeli a Roma e probabilmente introdotti con dei droni, Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dichiara: “Nelle carceri del Lazio, alla data dello scorso 31 luglio, erano ristrette più di 6.200 persone. Per questo, il SAPPE torna a evidenziare che è assolutamente necessaria potenziare tecnologicamente le Sale Regie delle Case circondariali e di Reclusione regionali, fulcro del monitoraggio della sicurezza interna ed esterna, il ripristino del servizio delle sentinelle sul muro di cinta, nonché urgentissimi interventi per rendere sempre funzionanti ed efficienti i sistemi anti-scavalcamento ed anti-intrusione. I rinvenimenti di droga e cellulari a Regina Coeli confermano tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza. Si pensi, ad esempio, al grave evento critico di Frosinone, avvenuto tempo fa, ove fece ingresso in Istituto una pistola con le stesse modalità”. 

    Per Donato Capece, segretario generale SAPPE, “questo episodio riporta prepotentemente all’attenzione la problematica, peraltro comune a tutti gli istituti penitenziari, dell’introduzione e del possesso di droga e microcellulari, che oramai hanno dimensioni sempre più ridotte, da parte dei detenuti. Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente al drone si devono accompagnare strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale. Ci auguriamo che al più presto, il personale del Corpo di polizia penitenziaria venga dotato di apposite strumentazioni per contrastare questo fenomeno”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue criticità e problematiche del sistema, partendo dalle continua ed inaccettabili aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, oramai all’ordine del giorno”.

  • CARCERI, SAPPE: “PIENAMENTE LEGITTIMATO IL GOVERNO PER LA NOMINA DEL COLLEGIO DEL GARANTE DEI DETENUTI”.

    CARCERI, SAPPE: “PIENAMENTE LEGITTIMATO IL GOVERNO PER LA NOMINA DEL COLLEGIO DEL GARANTE DEI DETENUTI”.

    “POLEMICHE STRUMENTALI DA OPPOSIZIONI”

    Capece: “Polemiche sulla nomina del nuovo garante dei detenuti confermano natura esclusivamente politica dell’incarico. Aveva ragione il SAPPE: funzione istituita solo per regalare poltrone”.

    “Da parecchi giorni infuriano feroci polemiche sui nomi dei tre nuovi componenti dell’Autorità garante dei diritti dei detenuti che avrebbe indicato il Ministro della Giustizia Nordio. Polemiche provenienti soprattutto dall’opposizione, da quando ha preso atto che non sarebbero stati presi in considerazione personaggi della sinistra. Ovviamente, si tratta dell’ennesima dimostrazione della doppia morale politica della sinistra che protesta soltanto quando non si tratta di incarichi di propria competenza. Nel caso di specie, le contestazioni riguarderebbero l’estrazione politica, il rispetto della parità di genere (il candidato di area era la Bernardini), l’età e le competenze dei personaggi designati dal Governo. Tutte contestazioni che non valevano quando le nomine furono fatte dal Governo di centro sinistra con l’incarico conferito a personaggi progressisti, ultrasettantacinquenni e provenienti da aree professionali non proprio afferenti la materia (insegnanti di matematica)”.

    Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, con riferimento alle polemiche sulla nomina dei nuovi componenti del Collegio nazionale del Garante dei Detenuti.

    “Ciò nonostante”, prosegue Capece, “il SAPPE non può, non vuole e non deve entrare nel merito delle discussioni tra partiti e, pur tuttavia, non può fare a meno di evidenziare quanto fossero vere le eccezioni sollevate a suo tempo contro l’opportunità di istituire una simile Autority (tra l’altro estremante costosa per il contribuente), fotocopia di altre funzioni, inutile a livello pratico e, soprattutto, di carattere esclusivamente politico. Ora come allora, non possiamo che ribadire come ai detenuti delle carceri italiane siano già assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti legati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla salvaguardia dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, centinaia di Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. E particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria che non si occupano solo della sicurezza ma concorrono fattivamente al trattamento e alla rieducazione dei detenuti”. 

    Per Capece, infine, “visto quanto è costato fino ad oggi, in termini economici e di personale, il Collegio del Garante dei detenuti appare ancora più inutile di quanto si fosse immaginato e, per questo, sarebbe davvero il caso di ripensare alla sua abolizione. In sua vece, a parere del SAPPE, si potrebbe valutare l’opportunità di istituire una Presidenza Nazionale dei Tribunali di Sorveglianza che, magari, potrebbe coordinare a livello statale le attività della Magistratura di Sorveglianza”.

  • ROMA, RESA DEI CONTI TRA DETENUTI: MEGA RISSA TRA DETENUTI A REGINA COELI

    ROMA, RESA DEI CONTI TRA DETENUTI: MEGA RISSA TRA DETENUTI A REGINA COELI

    Permane altissima la tensione nel carcere di Regina Coeli a Roma, da giorni al centro delle cronache. Ed è oggi che si è registrato l’ultimo gravissimo evento critico, come denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. 

    Nella mattina, dopo che ieri si erano avvertiti segni di tensione tra i detenuti ristretti nelle Sezioni III e VI, è scoppiato il finimondo”, spiega Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del SAPPE. “Ieri i detenuti della III, tutti a torso nudo, non volevano rientrare nelle celle e solamente l’abilità persuasiva di un Sovrintendente della Polizia Penitenziaria ha smorzato sul nasce l’alta tensione.   Stamane, con la scusa di recarsi alla Santa Messa, che si teneva nella rotonda, i detenuti della III Sezione, complice anche il fatto che i Reparti sono completamente aperti per la folle scelta della vigilanza dinamica, sono partiti in massa, almeno una settantina, armati con bastoni e spranghe ricavate dagli oggetti presenti nelle celle, per aggredire i ristretti ospitati nella VI Sezione. Poteva essere una carneficina, tenuto conto che s’erano solo tre poliziotti lì in servizio che comunque hanno fatto veramente l’impossibile per tentare di fronteggiare i rivoltosi. I pochi detenuti del VI hanno chiamato i rinforzi ed un’altra sessantina di ristretti del loro Padiglione è accorso: i detenuti si sono picchiati violentemente, anche con le sedie di legno predisposte per seguire la Santa Messa, dando vita ad una maga rissa. Per fortuna, nessun poliziotto è rimasto coinvolto, contuso o ferito. Poi, con molte difficoltà, si è riusciti a separare e dividere i detenuti. Un lavoro, immane, per i poliziotti in servizio”. Somma denuncia: “La cosa più grave che emerge da questa ennesima rissa è che nulla l’amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste lotte tra bande in cui potrebbe anche avere epiloghi peggiori. Ormai questi “giochi di potere” sono all’ordine del giorno, alla pari di luoghi malfamati come le banlieue francesi dove vige la legge della giungla. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”.

    Impietoso il giudizio di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. In pratica, ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarreLe carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Importante è però evidenziare  che solamente l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria è riuscito a riportare la calma a Regina Coeli. Diversi ristretti sono rimasti feriti e, fortunatamente, nessun agente ha riportato danni malgrado l’intervento sia avvenuto in un clima di guerriglia. Ovviamente tutto ciò si è potuto verificare grazie al regime “aperto” e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico”

    Il SAPPE evidenzia infine che “grazie alla professionalità, all’abnegazione ed al senso del dovere della Polizia Penitenziaria, che ha comunque bisogno di uomini e nuovi strumenti operativi per fronteggiare l’emergenza in atto, si è evitata una strage. Ma ora bisogna cambiare: basta vigilanza dinamica, regime e celle aperte in maniera indiscriminata! Servono punizioni efficaci a chi in carcere commette questi gravi atti di violenza. Tutto ciò si è potuto verificare grazie al regime “aperto” e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico…”.

  • VENEZIA, DETENUTO SUICIDA IN CARCERE A S. MARIA MAGGIORE. SAPPE: “SITUAZIONE ALLARMANTE NEI PENITENZIARI: SUICIDI 25 DETENUTI E 1 POLIZIOTTO DA INIZIO ANNO. ORA SEGNALI CONCRETI DA MINISTERO GIUSTIZIA E DAP”

    VENEZIA, DETENUTO SUICIDA IN CARCERE A S. MARIA MAGGIORE. SAPPE: “SITUAZIONE ALLARMANTE NEI PENITENZIARI: SUICIDI 25 DETENUTI E 1 POLIZIOTTO DA INIZIO ANNO. ORA SEGNALI CONCRETI DA MINISTERO GIUSTIZIA E DAP”

    Ancora un episodio drammatico in un carcere veneto. Questa mattina, un detenuto rumeno di 32, imputato entrato in carcere a settembre 2022ha deciso di porre fine alla propria esistenza impiccandosi nella sua cella. Lo comunica il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. 

    “Purtroppo il pur tempestivo intervento dell’Agente di servizio non è servito a salvare l’uomo”, spiega Giovanni Vona, segretario nazionale del Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “L’uomo è stato trovato impiccato alle sbarre della cella. Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato”.

    Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Il suicidio di un detenuto – e dall’inizio dell’anno sono stati già 25, più un poliziotto che si è tolto la vita alcune settimane fa – rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti”.

    Capece si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Chiedo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale. Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi dai precedenti vertici ministeriali ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia. Confidiamo dunque che ora si vedano finalmente fatti concreti”.

  • VELLETRI, OMICIDIO IN CARCERE: LITE TRA DETENUTI, UNO E’ MORTO. PROTESTA IL SAPPE

    VELLETRI, OMICIDIO IN CARCERE: LITE TRA DETENUTI, UNO E’ MORTO. PROTESTA IL SAPPE

    Orrore nel carcere di Velletri, “nel contesto di una situazione penitenziaria sempre più critica ed allarmante”, commenta Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Ieri, sembra al culmine di una lite tra due detenuti, uno ha ucciso l’altro poco prima del pur immeditato intervento dei poliziotti. Non sono note le ragioni di questo folle gesto, ma la situazione è allarmante. Al momento si sa solo che i due convivevano la stessa cella, che l’omicida aveva problemi psichiatrici e nel recente passato aggredito anche un poliziotto penitenziario”.

    Per Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE, è necessario ripensare completamente la questione penitenziaria: “Quanto accaduto nel carcere di Velletri deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio. Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziarioQueste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”. Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene nel Lazio, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

    Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.

  • CARCERI, APPREZZAMENTO DEL SAPPE PER NOMINA GIOVANNI RUSSO A CAPO DEL DIPARTIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

    CARCERI, APPREZZAMENTO DEL SAPPE PER NOMINA GIOVANNI RUSSO A CAPO DEL DIPARTIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

    “Abbiamo apprezzato la rapidità con la quale si è provveduto a dare un nuovo vertici al DAP ed al Corpo di Polizia Penitenziaria, proprio nel giorno in cui, nel 1990, venne istituito. Al magistrato Giovanni Russo rivolgo i sinceri auguri di buon lavoro da parte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Il SAPPE è pronto a fornire la nostra costruttiva collaborazione per mantenere al centro del dibattito politico il carcere e le esigenze di chi in esso lavora. La sorveglianza dinamica nei penitenziari ha mostrato tutti i suoi limiti e per avere un carcere sempre più sicuro occorrerà pensare ad un insieme di misure e strategie che rendano la vita dei detenuti sicura, quella degli Agenti meno problematica e quella della macchina meno complessa e più efficace. Ma prioritario è evitare all’Amministrazione Penitenziaria i tagli per 36 milioni di euro previsti dalla manovra finanziaria”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE. Capece sottolinea che “è fondamentale che la Polizia Penitenziaria venga tenuta al centro di ogni riforma strutturale, assicurando uno sviluppo qualificato del personale verso i ruoli apicali della dirigenza, dei direttivi, degli ispettori e dei sovrintendenti, nell’interesse dello stesso sistema penitenziario che è incentrato sullo sviluppo degli elementi del trattamento, sulla sua individualizzazione, sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali nell’esecuzione penale”. 

  • POLIZIA PENITENZIARIA, DAL SENATO LA NOTIZIA DI UN NUOVO CONCORSO PER 1.700 NUOVI AGENTI: SEGNALI DI DISTENSIONE DAL NUOVO CAPO DAP CARLO RENOLDI AL SAPPE

    Si è tenuto questa mattina al Senato della Repubblica il Convegno organizzato dal SAPPE su “IL RUOLO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA NEL SISTEMA DELLA SICUREZZA NAZIONALE”, i cui lavori sono stati moderati dallo scrittore e giornalista Carmelo Sardo (capo redattore cronache del Tg5). “E nel corso del convegno è arrivata la notizia, da parte del Direttore Generale del Personale del DAP Massimo Parisi, che il 19 aprile sarà bandito un nuovo concorso pubblico per l’assunzione di 1.700 nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria, a completamento di un impegno politico sulle nuovi assunzioni nelle carceri che ha visto assumere nuovi agenti, ispettori, contabili, direttori e psicologi”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. Dopo gli interventi di diversi esponenti parlamentari, di esponenti del sindacalismo interforze, della magistratura e del Ministero della Giustizia, hanno preso la parola i responsabili dei servizi di eccellenza della Polizia Penitenziaria – il generale Mauro d’Amico (direttore del Gruppo Operativo Mobile GOM) e il dirigente di Polizia Penitenziaria Augusto Zaccariello (comandante del Nucleo Investigativo Centrale NIC – che hanno illustrato l’operatività dei rispettivi organismi.

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  • COVID-19, MUORE POLIZIOTTO PENITENZIARIO IN SERVIZIO NEL CARCERE DI S.MARIA CAPUA VETERE. QUARTO DECESSO IN ITALIA NELLE FILE DEI BASCHI AZZURRI

    Un Assistente Capo Coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria – S.S. – in servizio nel carcere di S. Maria Capua Vetere – 57 anni, originario di S.Andrea al Pizzone nel Casertano – è deceduto per Covid-19, contratto in servizio circa un mese fa. Lo comunica Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Siamo tutti sgomenti. Il collega lascia la moglie e tre figli, uno dei quali è anch’egli appartenente alla Polizia Penitenziaria, in servizio nel carcere S. Vittore di Milano. Probabilmente, se fossero stati raccolte le grida di allarme lanciate dal SAPPE lo scorso gennaio si sarebbe potuto fronteggiare l’emergenza con i quantitativi necessari di DPI”.

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  • Coronavirus Piemonte. Sappe a Cirio : “Fare test a tutto il personale della Polizia Penitenziaria”

    Coronavirus Piemonte. Sappe a Cirio : “Fare test a tutto il personale della Polizia Penitenziaria”

    Il Sindacato di Polizia Penitenziaria SAPPE Piemonte chiede al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio di valutare la possibilità di sottoporre a tampone tutto il personale di Polizia Penitenziaria e tutti gli operatori (sanitari e civili) che abbiano contatto giornaliero con la popolazione detenuta o con persone positive accertate al Covid 19, al fine di contenere l’epidemia in atto.

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  • Evasione Carcere di Salerno. Sappe: “Evasione annunciata”

    Evasione Carcere di Salerno. Sappe: “Evasione annunciata”

    Clamorosa evasione un detenuto rumeno, pochi minuti fa, dal carcere di Salerno. La notizia è diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che parla di “evasione annunciata”.

    L’uomo, un detenuto rumeno di 18 anni, ristretto per rapina, è evaso dal cortile dei passeggi della Casa Circondariale di Salerno”, spiega Emilio Fattorello, segretario nazionale SAPPE per la Campania. “E’ una evasione annunciata, frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulle condizioni di sicurezza e l’inadeguatezza dei vertici che gestiscono l’istituto. Proprio oggi il SAPPE aveva depositato il ricorso per condotta antisindacale contro la cattiva gestione del Direttore e il Comandante di reparto. La cattiva gestione del personale, da sempre denunciato, ha portato la sicurezza al di sotto dei livelli minimi di sottoponendo la Polizia Penitenziaria a rischi e disagi continui nonché ad aggressioni, non solo agli Agenti ma anche tra la stessa popolazione detenuta . Una gestione, quella del carcere di Salerno, che non ha avuto come obiettivo la garanzia della sicurezza come verificato da una ultima indagine ministeriale, che ha visto la Direzione destinataria di diverse prescrizioni ad oggi non ancora adempiute con responsabilità contabili accertate a discapito del personale ivi operante costretto a svolgere ore di lavoro straordinario senza essere remunerato. Se avessero ascoltato le denunce del SAPPE, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta”.

    Commenta Donato Capece, segretario generale SAPPE: ““Tutte queste evasioni hanno responsabilità ben precise. Cercate i colletti bianchi. Ora bisogna catturare l’evaso ma il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Abbiamo registrato un numero di evasioni incredibili, da istituti e da mancati rientri, in pochissime settimane. Quel che denuncia il SAPPE da tempo si sta clamorosamente verificando ogni giorno: ossia che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto al previsto, e sono state autorizzate solamente 305 nuove assunzioni… -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento?”.

    Capece è netto nella denuncia: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione . Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria e quelli della Giustizia Minorile e di Comunità hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria si dovrebbero dimettere dopo tutti questi fallimenti.

  • Avellino. Suicida in carcere detenuto italiano di 40 anni.

    Avellino. Suicida in carcere detenuto italiano di 40 anni.

    Nuovo suicidio di un detenuto in un carcere italiano, a poche ore dalla notizia di una analoga morte nel carcere di Ferrara.

    “Nella mattinata di oggi, presso la Casa Circondariale di AVELLINO, un detenuto di 40 anni ristretto per il reato di detenzione e spaccio di sostanza stupefacenti si è impiccato nella propria cella. Lo stesso è stato prontamente soccorso dagli agenti penitenziari in servizio prestando il primo soccorso, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare”. Ne da notizia Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

    Interviene, da Roma, anche il segretario generale del SAPPE, Donato Capece: “Il suicidio di due detenuti in due giorni è semplicemente allarmante. Un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell’intera comunità. Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto ad Avellino evidenzia come i problemi sociali e umani permangono, eccome!, nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.

    “Negli ultimi negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo. “Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata!”

  • Mercoledì nero per la Polizia Penitenziaria: due agenti suicidi in poche ore

    Mercoledì nero per la Polizia Penitenziaria: due agenti suicidi in poche ore

    A poche ore dalla tragedia accaduta in una casa di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, che ha visto coinvolto un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria, un altro grave episodio di cronaca ha visto coinvolto un Agente.

    “Un altro poliziotto penitenziario si è suicidato oggi. Si tratta di un Assistente Capo di 45 anni in servizio alla Casa Circondariale di Opera e impiegato al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti di Milano, si è tolto la vita poco fa a Milano con l’arma di ordinanza. L’uomo, originario di Calimera (LE), più di 20 anni di servizio nella Polizia Penitenziaria, divorziato, persona seria e apparentemente tranquilla, è stato trovato nel primo pomeriggio di oggi nel garage di casa”. A dare la triste notizia è Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

    “Due casi di suicidio, uno pure aggravato da un omicidio, sono sconvolgenti”, aggiunge, affranto, il leader del SAPPE. “Tragedie che ogni volta che si ripetono determinano in tutti noi grande dolore e angoscia. E ogni volta la domanda che ci poniamo è sempre la stessa: si poteva fare qualcosa per impedire queste morti i? Si poteva intercettare il disagio che caratterizzava questi uomini e, quindi, intervenire per tempo?”.

    Capece sottolinea che “allo stato non è possibile dire quali siano state le ragioni che hanno portato l’uomo a questo tragico gesto, e quindi non sappiamo se possano eventualmente esseri anche ragioni professionali. Certo è che è luogo comune pensare che lo stress lavorativo sia appannaggio solamente delle persone fragili e indifese mentre il fenomeno, colpisce inevitabilmente anche quelle categorie di lavoratori che almeno nell’immaginario collettivo ne sarebbero esenti, ci riferiamo in modo particolare alle cosiddette “professioni di aiuto”, dove gli operatori sono costantemente esposti a situazioni stressogene alle quali ognuno di loro reagisce in base al ruolo ricoperto e alle specificità del gruppo di appartenenza. Il riferimento è, ad esempio, a tutti coloro che nell’ambito dell’Amministrazione di appartenenza spesso si ritrovano soli con i loro vissuti, demotivati e sottoposti ad innumerevoli rischi e ad occuparsi di vari stati di disagio familiare, di problemi sociali di infanzia maltrattata ovvero tutto quel mondo della marginalità che ha bisogno, soprattutto, di un aiuto immediato sulla strada per sopravvivere”.

    “L’Amministrazione Penitenziaria non può continuare a tergiversare su questa drammatica realtà”, conclude Capece. “Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”.

  • Pisa, Sappe:”Gravissimo atto intimidatorio contro la Polizia Penitenziaria”

    Pisa, Sappe:”Gravissimo atto intimidatorio contro la Polizia Penitenziaria”

    Clamoroso atto intimidatorio contro il Corpo di Polizia Penitenziaria di Pisa. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

    “Nella notte tre ignoti hanno lanciato bottiglie incendiarie contro alcune macchine della Polizia Penitenziaria nell’area destinata alla Caserma Agenti ed agli Uffici dell’Esecuzione Penale Esterna”, denuncia Pasquale Salemme, segretario nazionale per la Toscana del SAPPE. “Verso le 2, tre persone si sono avvicinate alla strada esterna ed hanno lanciato queste molotov che hanno incendiato le macchine di servizio parcheggiate. Un gesto gravissimo ed assurdo, un atto ostile ed estremo contro la nostra Istituzione, il Corpo di Polizia Penitenziaria, che svolge un duro e difficile lavoro nella prima linea delle sezioni detentive. Gli investigatori sono al lavoro e speriamo che il loro lavoro dia presto i frutti utili per identificarli.”

    Salemme ricorda che proprio nei giorni scorsi il SAPPE aveva denunciato la precarietà del carcere di Pisa: “un carcere fatiscente non solo dal punto di vista strutturale e con evidenti difficoltà operative per gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che lavorano con un pesante sotto organico. Eppure, nonostante tutto questo, l’Amministrazione Penitenziaria regionale della Toscana non fa nulla per sanare e porre rimedio a queste gravi criticità”.

    Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime “la solidarietà del SAPPE, primo Sindacato del Corpo, al Reparto di Polizia Penitenziaria di Pisa, vittima di un gravissimo atto intimidatorio. Sono certo che non saranno le bombe incendiare di qualche criminale delinquente a ledere lo spirito di servizio, la professionalità e l’abnegazione dei nostri Agenti, impegnati ogni giorno con umanità e attenzione a garantire ordine e sicurezza nelle carceri ed a favorire la rieducazione dei detenuti. Auspico che vengano presto identificati e puniti con la massima severità i responsabili dei fatti di questa notte”.

  • Sappe. Vercelli, aggressione in carcere. Detenuto ferisce agenti di polizia penitenziaria

    Sappe. Vercelli, aggressione in carcere. Detenuto ferisce agenti di polizia penitenziaria

    Ancora il carcere di Vercelli al centro delle cronache. Ieri uno dei poliziotti penitenziari in servizio è rimasto ferito dalla vile aggressione di un detenuto italiano.

    Ricostruisce i fatti Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il SAPPE: “Ieri un detenuto italiano si è reso protagonista di una aggressione vile e assurda. Prima, in mattinata, ha offeso gli Agenti che gli avevano perquisito la cella, evidentemente pensando di vivere in un albergo, e poi ha avuto un’altra discussione con un altro Agente, che ha poi colpito con un calcio. Ferito anche un altro collega, intervenuto nei concitati momenti. Basta! Non è possibile andare avanti così. I detenuti che si comportano in questa maniera violenta devono essere puniti disciplinarmente e devono essere denunciati con tutte le aggravanti del caso!”.

    Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE, sollecita Ministro e Capo DAP a intervenire,: “Quella di Vercelli è l’ennesima grave e intollerabile aggressione da parte di un detenuto ai danni di poliziotti penitenziari. La situazione nelle nostre carceri resta allarmante. I nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione.. E’ solo grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto. Ma è evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziari, a cominciare dal ripianamento delle carenze organiche dei Reparti di Polizia Penitenziaria del Piemonte, oltre ad un inasprimento delle sanzioni disciplinari e delle pene a chi sconta la detenzione rendendosi protagonista di violenze contro i poliziotti penitenziari”.