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Chirurgia bariatrica salvavita, pazienti obesi vivono 10 anni di meno

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Roma, 13 marzo 2015 – “Ero condannata a morte, a 36 anni soffrivo di ipertensione, diabete, disturbi di circolazione. A cui aggiungevo attacchi di panico, depressione cronica e ansia. Impossibile allacciarsi le scarpe, fare quattro passi, salire una rampa di scale erano sforzi paragonabili alla scalata dell’Everest. Improponibile una vita sociale sensata, impossibile pensare di entrare in un solo posto aereo, in una cabina di ingresso della banca, non incastrarsi in una seggiolina con i braccioli. La chirurgia mi ha salvato la vita”.

[easy_ad_inject_1]Sono le parole di Marina Biglia, Presidente dell’Associazione Amici Obesi che ha raccontato la sua storia di obesa e di sopravvissuta. Una storia che è un baratro verso la disistima perché agli aspetti clinici si aggiungono i disagi legati all’emarginazione, la discriminazione, ma anche i problemi sociali, affettivi e emotivi.

“Nell’opinione comune esiste l’idea che l’obeso sia una persona magari simpatica ma con scarsa forza di volontà e che è responsabile della propria condizione perché mangia troppo. Una visione che in breve tempo si trasforma in uno stigma. Gli obesi spesso fanno lavori più umili, sono pagati meno e più frequentemente di altri sono disoccupati a causa delle precarie condizioni di salute” spiega il Prof. Nicola Di Lorenzo, Presidente della SICOB durante la conferenza in corso al Senato “In realtà l’obesità è una condizione clinica che evolve e si complica nel tempo, una vera e propria patologia del comportamento alimentare che porta con sé un alto grado di comorbidità, cronicità e invalidità e, oltre certi livelli, non si risolve con dieta ed esercizio fisico: le evidenze ci dicono infatti che le terapie convenzionali come dieta e farmaci hanno una efficacia inferiore al 5%. Ma soprattutto gli obesi hanno una aspettativa di vita diminuita tra 5 e 20 anni (*).

“Dobbiamo scardinare l’idea che l’intervento di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità sia una ‘scorciatoia’ per chi vuole dimagrire o un capriccio estetico. Gli obesi con un BMI superiore a 30 in Italia sono il 10% della popolazione. I candidati a questo tipo di chirurgia sono soggetti che convivono con ipertensione e diabete e che rischiano ogni giorno infarti, ictus e cancro” spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG “Un recentissimo studio pubblicato su Lancet Oncology condotto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione, ha rilevato come almeno mezzo milione di casi di cancro nel mondo (il 3,6% di tutti i tumori) siano causati dal sovrappeso negli adulti. E questo allarma perché penso al preoccupante rateo di obesità nei bambini che ci dice come stiamo allevando una generazione di giovani malati cronici”.

Tra i soggetti affetti da obesità severi le patologie si sommano: soffre di diabete il 26% degli obesi, di asma il 23%, di artrite il 44%, di ipertensione il 51% e di cancro il 52%.
“L’obesità è un fattore di rischio per il cancro alla stregua del fumo di sigaretta, è stato osservato ad esempio che l’8% dei tumori delle donne è correlato all’eccesso di peso. Il rischio aumenta perché le cellule adipose non sono inerti, ma funzionano come un vero e proprio tessuto endocrino che produce sostanze pericolose: l’eccesso di estrogeni aumenta il rischio di endometriosi e tumore al seno nelle donne, l’insuline-like growth factor (IGF) funziona come fattore di crescita per molti tipi di tumore e le ‘adipochine’ sono i nuovi indagati nella proliferazione delle cellule cancerose. Il risultato è che l’8% dei casi di cancro al seno nelle donne occidentali è correlato all’eccesso di peso” conclude il Professor Di Lorenzo.

Non esistono obesi in salute, l’obesità è ormai riconosciuta come fattore di rischio per decine di patologie e i soggetti affetti dalle forme più gravi vanno considerati come ‘bombe ad orologeria’ a causa della loro fragilità. “Gli interventi di chirurgia dell’obesità sono spesso confusi con quelli estetici come la liposuzione, in realtà questo tipo di chirurgia non asporta grasso ma modifica strutturalmente l’apparato digestivo per ridurre l’afflusso degli alimenti o la capacità di assorbimento degli stessi. Le principali tecniche chirurgiche (bendaggio gastrico, gastrectomia verticale e bypass gastrico, diversione bilio-pancreatica) hanno mostrato rilevanti percentuali di efficacia nel ridurre l’obesità grave, tra il 50 e l’80 (Fonte: Buchwald et al., 2004).

Note
(*)1)Fontaine KR, Redden DT, Wang C, Westfall AO, Allison DB. Years of life lost due to obesity. JAMA. 2003;289(2):187–193.
2)National Institute for Health and Clinical Excellence. Obesity: guidance on the prevention, identification, assessment and management of overweight and obesity in adults and children. Clinical guideline 43. London: NICE, 2006

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