Home Italia WWF su emergenza orsi: allarme sanzioni deboli sul caso Abruzzo

WWF su emergenza orsi: allarme sanzioni deboli sul caso Abruzzo

Orsa Daniza
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Roma, 19 settembre 2014 – Rispetto alla triste vicenda dell’orsa Daniza rimasta uccisa in Trentino a seguito del tentativo di cattura, il WWF torna alla carica con una LETTERA APERTA inviata al Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. La firma è della Presidente del WWF, Donatella Bianchi, fortemente preoccupata per la sorte dei due cuccioli rimasti orfani.

“Le scrivo per esprimerLe con fermezza i sentimenti di grande sconcerto e rabbia per la morte dell’orsa Daniza. Mi rivolgo a lei non solo a titolo personale, ma anche in rappresentanza delle centinaia di migliaia di soci del WWF Italia, e non solo, che rappresento – scrive la Presidente Bianchi – Ci preme ottenere assolute e chiare garanzie circa la sorte dei due cuccioli, ora rimasti senza le cure parentali, proprio alle porte dell’inverno e in un’età (otto mesi) in cui necessitano ancora a lungo delle cure e della fase di apprendimento culturale materno (almeno fin ai due anni di età) con particolare riferimento alla delicatissima fase di letargo invernale che i cuccioli non hanno mai affrontato prima e lo dovranno fare oggi per la prima volta da soli – Chiediamo, quindi – prosegue la lettera – anzitutto, di operare in maniera rapida e del tutto trasparente per rendere pubblici i dettagli del ferimento della persona, delle relazioni che hanno fatto giudicare pericoloso tale animale, delle modalità tecniche e veterinarie di cattura dell’orso Daniza, della sua morte e dei risultati autoptici. Di accertare con puntualità le responsabilità individuali ed amministrative.

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Nella lettera si ricordano anche “ I risultati molto positivi fin qui raggiunti, grazie alla collaborazione tra Istituzioni, cittadini e loro organizzazioni, hanno consentito oggi di avere una popolazione di orsi in crescita sulle Alpi e hanno permesso di gestire, fino ad ora, anche situazioni critiche, lavorando soprattutto sulla mitigazione dei “conflitti” uomo-orso.

Proprio per questi motivi, e forte dell’importante esperienza internazionale acquisita dal WWF Italia, sulla conservazione dei “grandi carnivori”, Le abbiamo chiesto di non ordinare la cattura dell’orsa Daniza, all’indomani del fatto accaduto a Pinzolo. Ci rammarica, pertanto , ancora di più che Lei non abbia ritenuto di dovere avere un confronto nemmeno con noi, Associazione con la quale condivide un progetto LIFE proprio per la conservazione dell’orso bruno in Italia ”.

SUL CASO ORSO SPARATO IN ABRUZZO: CHI L’HA UCCISO RISCHIA UN’INEZIA RISPETTO AL “VALORE” DELL’INDOTTO ECONOMICO LOCALE DI QUESTA SPECIE:

Sulla recente uccisione dell’esemplare di Orso in Abruzzo (solo ultimo di una lunga serie di atti di bracconaggio) il WWF ricorda che sono stati 13 gli orsi uccisi negli ultimi 4 anni rispetto agli appena 50 orsi marsicani che restano sull’Appennino centrale. In attesa dei risultati delle indagini il WWF sottolinea come l’orso non sia solo un valore inestimabile del nostro patrimonio naturale ma anche una risorsa cruciale per il turismo e per l’economia del nostro Paese. Chi uccide un orso commette un crimine verso la specie e un furto al nostro capitale di natura. Purtroppo per la legge italiana il suo ‘valore è estremamente limitato : prova ne è l’ammontare della sanzione prevista per chi uccide un “animale particolarmente protetto” (’art. 2 Legge 157/1992 – art 30, comma 1, lett. c).
Nel caso abruzzese il colpevole rischierebbe appena un’ammenda (tuttora riportata in lire!) da 2 milioni a 12 milioni di lire e l’arresto da 3 mesi a 1 anno. Troppo poco, secondo il WWF, anche rispetto al movimento economico legato ad una specie simbolo come l’orso, tra cui l’indotto proveniente dal turismo, dal commercio dei prodotti locali legati alla sua immagine e al suo territorio). In Abruzzo esistono numerose realtà economiche nate proprio dalla sua immagine e dalla possibilità di osservarlo libero in natura. Uno studio del Center for Responsible Tourism, un istituto di ricerca della Stanford University di Washington (USA), evidenzia come l’ecoturismo per osservare i plantigradi in natura sia decisamente più redditizio del turismo venatorio per cacciare questi animali: poter osservare gli orsi nel loro ambiente muove oltre 15 milioni di dollari, 11 volte superiori a quelle generate dai cacciatori alla ricerca dei trofei di grizzly e orsi neri.
WF Italia

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