Incertezza normativa e interventi governativi fanno perdere 1,8 miliardi in 48 ore ai due colossi bancari. L’analisi di Unimpresa
Un’operazione sistemica che rischia di diventare un boomerang
L’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Banco BPM avrebbe dovuto rappresentare la più importante operazione bancaria italiana degli ultimi 15 anni, con una capitalizzazione aggregata superiore agli 80 miliardi e una quota di mercato prossima al 30% nei crediti a famiglie e imprese. Tuttavia, nel giro di pochi giorni, il progetto si è trasformato in un caso emblematico di frizione tra finanza, istituzioni e diritto.
L’effetto domino della sospensione e del golden power
Due interventi istituzionali hanno stravolto il quadro: da un lato, la Consob ha sospeso l’Ops per 30 giorni; dall’altro, il governo ha attivato la golden power motivando la mossa con la necessità di proteggere asset strategici. Queste misure hanno avuto un impatto diretto sui mercati: Banco BPM ha perso il 4,1% in Borsa e Unicredit il 2,3%, generando una perdita complessiva di 1,8 miliardi di euro di capitalizzazione.
Il rischio regolatorio spaventa investitori e mercati
L’analisi del Centro studi di Unimpresa è chiara: la situazione è degenerata non per motivi industriali, ma per una crescente percezione del rischio regolatorio. Le dichiarazioni del vicepresidente Giuseppe Spadafora sono emblematiche: “Serve una governance chiara e preventiva, capace di garantire certezza del diritto e trasparenza dei processi”.
I timori: meno concorrenza, più fondi stranieri, meno credito locale
L’eventuale fusione presenta rischi strutturali:
- Eccessiva concentrazione bancaria, con effetti negativi su pmi e famiglie
- Governance post-fusione nelle mani dei grandi fondi internazionali
- Incertezza normativa come fattore dissuasivo per futuri investitori
L’amministratore delegato di Banco BPM, Giuseppe Castagna, ha denunciato un “impedimento alla libertà d’impresa” e una mancata tutela degli azionisti.
Un futuro a rischio senza certezze giuridiche
Il messaggio di Unimpresa è chiaro: non si può pensare a operazioni di sistema senza una cornice normativa solida. Il ricorso alla golden power deve essere giustificato e condiviso con l’Unione Europea, altrimenti rischia di trasformarsi in un ostacolo alla crescita del sistema bancario italiano.
Domande e risposte
1. Cosa prevede l’Ops di Unicredit su Banco BPM?
Un’offerta pubblica di scambio volta a creare il secondo gruppo bancario italiano per capitalizzazione.
2. Perché la Consob ha sospeso l’operazione?
Per motivi regolatori, ha deciso di fermare l’Ops per 30 giorni in attesa di approfondimenti.
3. Cos’è la golden power?
È uno strumento che consente al governo di intervenire su operazioni ritenute strategiche per la sicurezza nazionale.
4. Quanti miliardi sono stati persi in Borsa?
1,8 miliardi di euro in due giorni: 1,5 da Unicredit e 0,3 da Banco BPM.
5. Qual è il rischio per il sistema bancario?
Un’eccessiva concentrazione e una governance troppo influenzata da fondi esteri.
6. Chi ha criticato l’intervento della Consob?
Banco BPM, che ha definito la misura “abnorme” e ha annunciato ricorso al Tar.
7. Cosa chiede Unimpresa?
Una governance preventiva e chiara per garantire trasparenza e certezza del diritto.
8. Perché questa operazione è considerata sistemica?
Per la sua portata: oltre 80 miliardi di capitalizzazione aggregata e il 30% del credito a famiglie e imprese.
9. Quali sono i rischi per le PMI?
Minor concorrenza tra istituti e possibile difficoltà di accesso al credito.
10. L’UE è coinvolta?
Sì, Unicredit ha annunciato di voler coinvolgere la Commissione europea.
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