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Tumore del colon: compiuti grandi passi nella ricerca, aumenta sopravvivenza

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Tumore del colon
Tumore del colon

Firenze, 10 marzo 2014 – In Italia si registrano ogni anno circa 366mila nuovi tumori. Il colon-retto è l’organo più colpito: 55mila diagnosi, con la malattia che diventa sintomatica solo quando è ormai in fase avanzata. Ma, per la prima volta, si assiste a un incremento nella sopravvivenza, aumentata del 10% negli ultimi quindici anni. Grazie anche allo screening, che permette di scoprire la patologia in fase precoce. “Purtroppo la possibilità di sottoporsi al test del sangue occulto nelle feci viene ancora ignorata da 4 italiani su 10 – spiega il prof. Francesco Di Costanzo, Direttore dell’Oncologia Medica del “Careggi” di Firenze, uno dei centri di riferimento a livello nazionale su queste malattie, durante il II Master Class in Oncologia-Tumori gastrointestinali (GI) in chiusura oggi nel capoluogo toscano –. La prevenzione, primaria e secondaria, è un’arma fondamentale per ridurre l’incidenza e il rischio di ammalarsi di qualsiasi tipo di cancro. Inoltre, disponiamo oggi di strumentazioni per accertamenti clinici più efficaci e precisi, con importanti innovazioni che riguardano ad esempio le PET, tomografie ad emissioni di positroni. Ma non solo. Grazie ai marker biomolecolari stiamo cambiando la storia nel trattamento dei carcinomi del tratto gastrointestinale, che colpiscono ogni anno 90mila persone, perché possiamo classificare le neoplasie e seguire di conseguenza schemi terapeutici mirati, risparmiando cure inutili ai malati e aumentando la sopravvivenza. Moltissimi pazienti su cui prima non potevamo intervenire sono diventati oggi operabili. È evidente, quindi, come un’accurata selezione dei casi permetta di ridurre anche i costi e gli sprechi”. Il secondo appuntamento del Master Class nei tumori gastrointestinali (GI) riunisce i massimi esperti italiani e scatta una fotografia attuale della situazione nel nostro Paese, sotto tutti i punti di vista: biologia molecolare, approcci multidisciplinari, best practices nella patologia avanzata, ecc. “Le terapie adiuvanti rappresentano un altro aspetto fondamentale nel trattamento delle neoplasie GI – aggiunge il dott. Lorenzo Antonuzzo, dell’Oncologia Medica del “Careggi” –. Quali pazienti possono riceverle? A che stadiazione della malattia? Il dibattito scientifico è ancora molto acceso e vogliamo che le scelte vengano condivise il più possibile tra i clinici, per prendere decisioni omogenee su tutto il territorio nazionale. Per questo è fondamentale la realizzazione delle reti oncologiche regionali, essenziali per risparmiare risorse, garantendo alti standard qualitativi in tutta Italia e percorsi assistenziali uniformi. Soprattutto ora, perché disponiamo di nuovi farmaci, più efficaci ma caratterizzati spesso da una gestione complessa”.

Nel nostro Paese 2 milioni e 250mila italiani vivono con una diagnosi di tumore. Circa 1 milione e 285mila sono ‘lungosopravviventi’, persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute della malattia e tornano alla vita di tutti i giorni: riprendono il lavoro, praticano sport, fanno dei figli. “Formalmente non possiamo ancora parlare di persone guarite dal cancro – conclude il prof. Di Costanzo –. Ma molte di queste sopravvivranno alla neoplasia e moriranno per altre cause, come il resto della popolazione. Anche nei tumori gastrointestinali iniziamo a rilevare numeri importanti, in continuo aumento. Già oggi nelle patologie dello stomaco, caratterizzate comunque da una mortalità elevata, contiamo circa 70mila lungosopravviventi. Una questione socio-sanitaria ed economica non trascurabile. Questo progresso è il frutto di tecniche chirurgiche eccellenti e di terapie sempre più avanzate, costituite da farmaci somministrati in combinazione. Negli ultimi anni, le autorità regolatorie registrano soltanto una molecola chemioterapica ogni dieci di tipo biomolecolare: è evidente che il futuro dei trattamenti si sposterà sempre di più verso questa tipologia di approccio”.

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