Emanuele De Maria, evaso dopo un accoltellamento, si è lanciato dal Duomo di Milano. Il cadavere della collega ritrovato al Parco Nord
La fuga e il sospetto di un nuovo crimine
Emanuele De Maria, 35 anni, detenuto in semilibertà per un femminicidio commesso nel 2016, era recentemente autorizzato al lavoro esterno in un hotel milanese. La scorsa settimana aveva accoltellato un collega ed era poi scomparso nel nulla, rendendosi irreperibile. A far pensare al peggio è stata anche l’assenza di una collega cingalese di 50 anni, anch’ella impiegata nello stesso hotel.
Il volo dal Duomo di Milano
Questa mattina, un uomo si è lanciato nel vuoto dalle terrazze del Duomo di Milano, precipitando per circa 40 metri. La morte è stata immediata. Nelle tasche è stata trovata la fotocopia di un documento d’identità, ma il riconoscimento è avvenuto grazie ai numerosi tatuaggi presenti sul corpo: si tratterebbe proprio di Emanuele De Maria.
La polizia ha rapidamente collegato il gesto estremo all’evasione e al ferimento del collega, e ha riaperto con urgenza le indagini sulla donna scomparsa.
Il tragico epilogo nel Parco Nord
Nel pomeriggio, la conferma più terribile: il cadavere di una donna è stato rinvenuto nei laghetti del Parco Nord da un passante. I primi riscontri farebbero pensare proprio alla collega cingalese scomparsa, Chamila Wijesuriya, anche se sono in corso accertamenti ufficiali.
Tutti gli indizi portano a ritenere che De Maria possa averla uccisa, forse prima di accoltellare l’altro collega. Se confermato, il caso metterebbe gravemente in discussione il sistema dei permessi lavorativi per i detenuti, specialmente per chi ha già commesso reati gravi come il femminicidio.
Un sistema sotto accusa
L’autorizzazione al lavoro esterno concessa a De Maria, nonostante una condanna per femminicidio, solleva polemiche. Le autorità dovranno chiarire come sia stato possibile affidare ad un soggetto così pericoloso un margine di libertà tale da permettergli nuove aggressioni e un’eventuale nuova vittima.
Il suicidio dal Duomo diventa così non solo un gesto disperato, ma un urlo muto di un sistema che forse ha fallito.
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