La Commissione Europea ha espresso forte preoccupazione e ha chiesto un’indagine approfondita riguardo al tragico evento in cui sette operatori della ong americana World Central Kitchen sono stati uccisi durante un raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza. Attraverso una dichiarazione pubblicata su X, l’esecutivo europeo ha sottolineato l’importanza della protezione degli operatori umanitari, in conformità con il diritto umanitario internazionale.
Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha condannato apertamente l’attacco, sottolineando le tragiche conseguenze delle continue violenze: “Nonostante le ripetute richieste internazionali per la protezione di civili e operatori umanitari, siamo di fronte a nuove vittime innocenti”, ha dichiarato Borrell, rafforzando l’appello per un’indagine immediata sugli eventi.
Inoltre, Borrell ha invocato l’attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco, ponendo l’accento sull’urgente necessità di una soluzione pacifica che metta fine alle ostilità e garantisca la sicurezza e la protezione di tutti i civili e degli operatori impegnati in missioni umanitarie.
La richiesta dell’Unione Europea per un’indagine approfondita riflette la posizione comunitaria di ferma condanna verso qualsiasi azione che comprometta la sicurezza dei lavoratori umanitari e la violazione dei principi del diritto internazionale. Con questa mossa, l’UE si pone come difensore dei diritti umani e del rispetto delle norme internazionali, sollecitando tutte le parti coinvolte a riflettere sulle proprie azioni e a cercare vie di dialogo e riconciliazione.
a cura di Roman Boner, Portfolio Manager della strategia RobecoSAM Smart Energy Equities di Robeco.
Con le forniture di gas che scarseggiano e i prezzi dell’elettricità che si mantengono elevati, l’Europa si trova nella fase più acuta della crisi energetica. Tuttavia, un inverno mite potrebbe contribuire a evitare nei prossimi mesi blackout e razionamenti drastici. Finora, l’Europa si è assicurata importazioni di GNL (Gas Naturale Liquefatto) diversificando i fornitori e la speranza è di ridurre ulteriormente la domanda attraverso un mix di consumi volontari e obbligatori per l’industria e le famiglie negli Stati membri. Le misure stanno funzionando e le riserve si stanno accumulando. Le importazioni di gas dalla Russia sono passate dal 40% a meno del 10% in meno di un anno. Nel frattempo, le riserve invernali per l’intero blocco dei Paesi europei sono tornate a un rassicurante 90%.
Sono trascorsi ormai diversi mesi dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha scatenato una crisi geopolitica le cui ricadute continuano a condizionare l’andamento dell’economia globale. In questa guerra l’Europa agisce in prima linea, accogliendo i rifugiati ucraini e fornendo sostegno finanziario e militare all’Ucraina come parte dell’alleanza occidentale.
Le scuole secondarie di tutti i paesi dell’UE possono ora iniziare a iscriversi a Juvenes Translatores, il concorso annuale di traduzione della Commissione europea.
Alla fine Germania e Olanda sono riusciti ad inserire il MES nell’accordo in ambito Eurogruppo dove non si fa alcuna menzione degli Eurobond tanto voluti dall’Italia.
Esprime soddisfazione il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri il giorno dopo l’accordo in cui non si accenna agli Eurobond ma compare il MES tra gli strumenti da adottare a livello europeo per fronteggiare l’emergenza economica da Coronavirus.
Mentre da più fonti si parla di MiniMES, in attesa delle decisioni in ambito Eurogruppo e dopo che Conte ha ribadito all’Italia intera che in questo momento il MES tanto voluto dai tedeschi e olandesi non è una ipotesi percorribile per il Nostro Paese e per l’Europa tutta, il premier ha scritto una lettera alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, pubblicata sul quotidiano “la Repubblica”.
Un chiaro invito all’Europa ad adottare i provvedimenti più giusti in quello che Conte ha definito appuntamento con la storia, quello che si è concretizzato nel corso della conferenza stampa tenuta il 28 marzo dal Presidente del Consiglio dei Ministri Conte e dal Ministro dell’Economia Gualtieri.
di Manuela Palermi, presidente C.C. PCI e Fosco Giannini, segreteria nazionale PCI; responsabile Dipartimento Esteri – Il PCI aderisce e partecipa alla manifestazione di sabato 25 marzo, a Roma, “Contro la Ue, l’euro e la Nato” convocata dalla Piattaforma Sociale Eurostop, dai Movimenti e Territori per il No Sociale e dagli Studenti in Lotta. Il PCI si impegna con i propri militanti e con le proprie bandiere, alla riuscita della manifestazione, nell’obiettivo di far crescere un senso comune di massa consapevole, radicalmente critico e volto alla lotta contro l’Unione europea, contro l’euro e contro la NATO.
Ma per quali motivi politici il PCI è in campo e punta ad una unitaria accumulazione di forze? E’ una domanda non retorica, che dobbiamo assolutamente porci; dobbiamo cioè politicizzare la manifestazione del 25 marzo, specie di fronte al tentativo in corso di emarginarne i motivi politici al fine – squallido – di mettere al centro della discussione e dell’attenzione dei media “le questioni di ordine pubblico”. I compagni e le compagne del PCI che saranno alla manifestazione porranno le questioni politiche e si impegneranno affinché non vi siano strumentalizzazioni da parte dei media e di altri soggetti e, assieme a ciò, vigileranno affinché il corteo mantenga la propria forza politica, che è quella di una grande manifestazione pacifica e di massa, com’è nelle intenzioni di tutti i suoi organizzatori.
Dunque, le questioni politiche. In questo 2017 cadono tre grandi anniversari “europei”: è il 60° dei Trattati Europei ( Roma,1958); è il 25° del Trattato di Maastricht (1992); è il 15° dell’Euro. Tempo di bilanci. Innanzitutto, quello sociale.
Nei 28 Paesi dell’Ue si contano ormai 30 milioni di disoccupati, circa 12 milioni in più della fase precedente il Trattato di Maastricht; in percentuale il 20% di disoccupazione , ma con una ripartizione, tra Paese e Paese, che parla da sola: in Grecia i disoccupati sono il 51%, in Spagna il 45%, in Italia e Croazia il 30%, in Germania il 7%. A dimostrazione di come la Germania, in stile imperialista, abbia utilizzato per i propri interessi i processi economici dell’Ue. Nelle nuove legislazioni del lavoro imposte dall’Ue ai Paesi aderenti vi è poi tutto lo spirito iper liberista di Maastricht: il jobs- act in Italia, la “loi de travail” in Francia, le nuove legislazioni in Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ci dicono chiaramente qual è il soggetto sociale verso il quale è puntato il mirino dell’Ue al fine di favorire un nuovo processo di accumulazione capitalistica sovranazionale: il lavoro, le classi lavoratrici. D’altra parte basta ricordare, tra l’intero ginepraio di direttive contro il lavoro emesse dall’Ue, le “tre raccomandazioni” della Commissione Europea del 2015:
1-l’allineamento dei salari alla produttività mediante la flessibilizzazione dei salari alle condizioni economiche generali (le cosiddette compatibilità);
2-la decentralizzazione del sistema di contrattazione salariale, spostandolo dal livello nazionale a quello aziendale, e quindi superando i contratti nazionali di lavoro;
3- revisione del salario minimo, nel senso di una sua riduzione rispetto a una data percentuale del livello retributivo medio. Richieste della Commissione Europea prontamente raccolte, a cominciare, in Italia, dal governo Renzi.
Un’altra cartina di tornasole è l’attacco dell’Ue allo stato sociale dei Paesi aderenti: si è calcolato che il welfare generale medio nei Paesi più deboli dell’Ue si è ridotto, dal 2002 ad oggi, di circa il 35%. In Italia, solo negli anni 90, sono state privatizzate società manifatturiere e di servizi per 110 miliardi di euro. Nella sanità pubblica italiana il passaggio dalla “USL” ( Unità Sanitaria Locale) alla “ASL” ( Azienda Sanitaria Locale) non è stato un puro fatto semantico: la suddivisione della Sanità pubblica in aziende regionali dirette da manager e aventi come primo obiettivo la parità di bilancio ha ratificato la più grande vittoria liberista del’Ue e, assieme a ciò, la cancellazione del segno forse più importante – assieme alla scuola pubblica – della nuova civiltà italiana: appunto, l’assistenza sanitaria pubblica generale.
Vi è poi il prodotto politico dell’Ue: in un continente che aveva visto, nel secondo dopoguerra, lo svilupparsi di un senso comune sovranazionale che andava da posizioni socialdemocratiche avanzate di massa a posizioni comuniste e anticapitaliste anch’esse di massa, si è giunti, oggi, all’inquietante proliferare delle destre populiste, reazionarie, razziste e neofasciste. Come a dire: la classe dominante dell’Ue, su scala continentale, si è fatta cultura dominante e ciò anche per la grande responsabilità delle forze socialiste e socialdemocratiche che, indossando gli abiti di Maastricht, hanno venduto la loro stessa anima, divenendo gli agenti stessi del progetto liberista continentale. Il PD, in Italia, ha svolto e svolge questo ruolo, divenendo il partito stesso dell’Ue nel nostro Paese, il Partito della BCE, di Berlino e della NATO. E ci sono molti, anche a sinistra, che individuano ancora questo PD come possibile alleato per l’alternativa in Italia!
Nel cosiddetto fiscal-compact s’addensa tutto lo spirito antidemocratico e antisociale dell’Ue; esso è legge costituzionale dal 20 aprile del 2012 e il 20 dicembre dello stesso anno i suoi 21 articoli vengono celermente votati al Senato. Attraverso il fiscal-compact l’Ue s’introduce in modo quasi golpista nella Costituzione italiana nata dalla lotta di Liberazione e conseguentemente segnata da un forte spirito democratico e sociale. Col fiscal-compact si ratifica, per via costituzionale, l’obbligo del pareggio di bilancio, un obbligo che richiede 500 miliardi l’anno di tagli sociali per vent’anni: una dittatura economico-politica alla “Chicago boys”, la scuola degli economisti liberisti di Chicago che dagli anni 70 si offrì come base politico-teorica ai colpi di stato di stampo fascista in tutta l’ America Latina. Con la “costituzionalizzazione” del fiscal-compact, oltretutto, finisce ogni possibilità di sviluppo di tipo keynesiano-socialdemocratico, che vede proprio nel debito pubblico una leva centrale per gli investimenti e la crescita economica. Anche da ciò occorre partire per comprendere come il PD – che fa suo il fiscal-compact – non abbia più nulla a che fare nemmeno con una forza lontanamente socialdemocratica, ma solo liberista. Liberista nel governo centrale come nei territori, nei Comuni, nelle Regioni.
Il punto centrale, dunque, è che l’Ue è oggi il nemico principale dei popoli europei, il punto di partenza dell’attacco al lavoro, ai diritti, alla democrazia e allo stato sociale dei Paesi ad essa aderenti. Il Trattato di Maastricht – il vero e proprio manifesto liberista europeo – viene firmato il 7 febbraio del 1992, circa due mesi dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Sappiamo che dopo la scomparsa dell’URSS dilagano nel mondo le logiche dell’imperialismo e del capitalismo, logiche economiche e militari. Le guerre e le spoliazioni dei popoli, per mano delle forze imperialiste, improvvisamente si moltiplicano e si estendono sul piano planetario. La diga sovietica è saltata e il soldato imperialista digrigna i denti e imbraccia il fucile. Checché ne dicano intellettuali marxisti come Rossana Rossanda, poco interessati alla caduta dell’URSS.
Ma come si presenta il mondo, dopo tale caduta? Vi sono due poli imperialisti da tempo consolidati ( USA e Giappone) e un polo imperialista in costruzione: l’Ue. Oltre ciò va nascendo storicamente l’esperienza dei BRICS , che si offriranno ai popoli del pianeta come alternativa ai poli imperialisti.
In questa dinamica e in questo quadro risiede gran parte della verità storica sull’Ue. Nel senso che anche il grande capitale transnazionale europeo ha assolutamente bisogno, per partecipare alla conquista dei mercati internazionali e competere con USA, Giappone e poi i BRICS, di favorire un proprio, nuovo processo di accumulazione capitalistica ( dal carattere anche originario), ha bisogno di abbattere il costo delle proprie merci e per cogliere questi due, grandi obiettivi ha necessità di cancellare l’Europa del welfare, dei diritti, dei salari e delle Costituzioni antifasciste nata nel secondo dopoguerra. Nasce così l’Europa di Maastricht, l’Ue liberista forgiata direttamente dal grande capitale sovranazionale europeo.
L’Ue non era all’ordine del giorno della storia: troppo lontane tra di loro le nazioni europee, troppo lontane le economie, le culture, le lingue; troppo lontani tra loro i diversi rapporti internazionali che i vari Paesi intrecciavano nel mondo. Quando il Trattato di Maastricht viene firmato non vi è nessun propulsore storico che spinge oggettivamente i Paesi europei ad unirsi; l’unico propulsore è quello del grande capitale transnazionale, che vuole trarre dall’intera classe lavoratrice europea un plus valore molto più alto del precedente, collocandola stabilmente su di un nuovo ed inferiore mercato del lavoro. E questo è il senso ultimo del jobs-act del PD, ad esempio.
Contrariamente agli Stati Uniti d’America, che si uniscono concretamente nella loro lunga lotta unitaria contro l’imperialismo inglese e su questa lotta constatano che l’unità nord americana è all’ordine del giorno nella storia, gli Stati e i popoli europei si vedono costretti ad una unità forzata, violenta e fittizia, tutta costruita sul terreno del liberismo antisociale e antidemocratico. E come i processi di integrazione economica sovranazionale dell’Ue sono tutti segnati dalla violenza progettuale liberista (trattati di Maastricht e Lisbona, piattaforme alla “Chicago Boys”; l’instaurazione della moneta unica – l’Euro -, quale fonte primaria del congelamento sovranazionale del valore reale dei salari e della formazione della miseria di massa su scala continentale; il ruolo di gendarme economico imperialista affidato alla BCE, “filiale” della stessa Deutsche Bank, la Banca Nazionale Tedesca; l’assenza, scientemente voluta, di una politica fiscale comune), così i progetti di costruzione dei centri istituzionali dell’Ue sono tutti scientemente diretti allo svuotamento di potere di tali centri, trasformati in feticci democratici volti a consegnare il potere reale al grande capitale transnazionale. Privo di senso, infatti, è il Parlamento europeo, impossibilitato a legiferare; privo di senso è il Consiglio europeo, deputato al solo “indirizzo politico generale”. Il potere risiede solamente nella Commissione europea, costituita da 28 rappresentanti dei 28 Paesi dell’Ue, tutti i “delegati” liberisti delle politiche nazionali subordinate a Maastricht e al grande capitale europeo. Ed è, infatti, nella Commissione europea che prendono corpo le famigerate normative della dittatura liberista dell’Ue: la cosiddetta “procedura d’infrazione” e il “braccio correttivo”, strumenti da Inquisizione cattolica con i quali la Commissione europea può duramente punire gli Stati ( in verità i popoli) di quei Paesi che “non sono in regola con i conti” e che non si piegano pienamente ai dettati di Maastricht e della BCE.
E’ poi chiaro che mano a mano che l’Ue va costituendosi come polo neo imperialista, essa tende, sul campo, a completare la propria forma imperialista dotandosi di una forza militare. Il PCI è nettamente contrario all’esercito europeo, sia per il ruolo militare oggettivamente aggressivo a cui sarebbe chiamato quale esercito di un polo neo imperialista; sia per le spese che ricadrebbero sui popoli e sui lavoratori dell’Ue; sia perché questo esercito cadrebbe, come le dinamiche attuali stanno chiaramente dimostrando, sotto il dominio della NATO. North Atlantic Treaty Organization – Organizzazione del trattato nord atlantico per la quale il PCI ha una sola parola d’ordine: fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia.
E’ del tutto evidente che un’Unione europea cosiffatta non è riformabile, che il movimento operaio complessivo dell’Ue, le forze comuniste, antimperialiste, anticapitaliste, della sinistra di classe e del movimento sindacale di classe debbono mettere a fuoco un progetto di lotta volto all’uscita dall’Ue e dall’euro attraverso la configurazione di una strategia di più vasto respiro che punti a liberare i popoli e gli Stati dell’Ue dai vincoli ferrei – politici, economici, militari – imposti dalla stessa Ue per ricollocarli – popoli e Stati – sui fronti internazionali di carattere antimperialista, solidarista e internazionalista. Ed è del tutto evidente che un tale, ambizioso quanto necessario progetto, non possa prendere corpo che nelle lotte che le forze comuniste, anticapitaliste e di classe europee debbono organizzare su scala sovranazionale. Di fronte all’avvenuta unità del capitale transnazionale europeo è ormai ora che il movimento operaio complessivo dell’Ue si unisca e si organizzi in una lotta sovranazionale, all’altezza dei tempi e dello scontro di classe contemporaneo. Questo, peraltro, è stato il senso ultimo, il progetto che ha ispirato il grande convegno che il PCI ha organizzato lo scorso 25 febbraio a Roma con i partiti comunisti d’Europa.
Il PCI è consapevole che mai come in questa fase storica i nemici principali della pace mondiale e dei popoli del mondo sono, e rimangono, l’imperialismo USA e il suo braccio armato: la NATO. I comunisti sanno che mai come ora la tentacolare potenza USA va allargando il proprio sguardo di guerra e dominio in ogni angolo del pianeta, rafforzando innanzitutto la propria presenza militare aggressiva ai confini russi e cinesi. Il tandem statuale, economico, politico e militare, cioè, che oggi rappresenta la spina dorsale dei Paesi BRICS, il fronte su cui si appoggia in questa fase storica la resistenza e la lotta antimperialista internazionale.
In Europa i comunisti sono alle prese con un nuovo polo imperialista in formazione: l’Ue. Per tutti questi motivi la manifestazione di sabato 25 marzo a Roma ( contro l’Ue, contro l’euro, contro la NATO) è un appuntamento importante. Una tappa della lotta generale che deve riuscire e per la quale tutto il PCI, tutte le compagne e i compagni sono chiamati a dare il loro contributo concreto di militanza
IL GIORNO E’ ARRIVATO! Tutte e tutti a Roma, sabato 25 febbraio, al Convegno contro l’UE e per l’unità sovranazionale dei comunisti
di Fosco Giannini, segreteria nazionale PCI, responsabile Dipartimento Esteri – Il “giorno”, quello per cui abbiamo lavorato tanto, è ormai vicino. Sabato prossimo, 25 febbraio, a Roma, presso l’hotel Universo, via Principe Amedeo 5b, dalle ore 10.30 sino alle 18.30, si terrà il Convegno che il PCI ha voluto con tutte le sue forze e il cui titolo evoca un intero programma : “ I Comunisti e l’Unione Europea- Per una critica radicale alle politiche liberiste e per l’unità sovranazionale delle lotte dei comunisti”. Al Convegno parteciperanno il compagno Agostinho Lopes, del Comitato Centrale del Partito Comunista Portoghese; il compagno Charis Polycarpou, del Comitato Centrale e dell’Ufficio Economico dell’Akel ( Partito Progressista dei Lavoratori) di Cipro; la compagna Viktoriia Georghevska, responsabile del Dipartimento Esteri del Partito Comunista Ucraino; la compagna Veronika Yukhina, responsabile del Dipartimento Esteri del Partito Comunista di Lughansk ( Donbass); un dirigente nazionale del Partito Comunista di Spagna e un dirigente nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.
Interverranno al Convegno alcuni economisti italiani, marxisti e comunisti: Emiliano Brancaccio (anche autore, tra le altre opere, di “L’austerità è di destra e sta distruggendo l’Europa”); Sergio Cesaratto (ultimo libro: “Sei lezioni di economia – Conoscenze necessarie per capire la crisi più lunga ( e come uscirne)”; Luciano Vasapollo ( della Rete dei Comunisti, autore, tra l’altro, assieme a Joaquin Arriola de “La dolce maschera dell’Europa. Per una critica delle politiche economiche neoliberiste”; Domenico Moro, del PRC, autore, tra l’altro, dell’opera “Club Bilderberg: Gli uomini che comandano il mondo”.
Il Convegno sarà introdotto dal compagno Bruno Steri, della segreteria nazionale del PCI e responsabile del Dipartimento Economia e Finanza e sarà concluso dal segretario nazionale del PCI, Mauro Alboresi.
Sarà presieduto e coordinato dal compagno Francesco Maringiò, della Direzione Nazionale del PCI e coordinatore politico del Dipartimento Esteri. Chi scrive – responsabile nazionale del Dipartimento Esteri del PCI- presenterà il progetto politico del Convegno.
Il PCI sa bene che il più grande pericolo per la pace mondiale e per l’intera umanità è oggi rappresentato – oggi più che mai – dagli Stati Uniti d’America, dall’imperialismo nordamericano e dal suo braccio armato: la NATO. Ed è a partire da questa consapevolezza che il PCI mette al primo punto della sua agenda strategica la lotta contro l’imperialismo statunitense ( che tale rimane, da Obama a Trump), contro le sue pulsioni mondiali di guerra e di dominio e si batte per l’uscita dell’Italia dalla NATO e delle basi USA e NATO dall’Italia.
Ma il PCI sa altrettanto bene che un altro polo imperialista si va aggiungendo, nel quadro mondiale, agli due poli imperialisti da molto tempo consolidati ( USA e Giappone) e questo terzo polo neo imperialista è l’Unione Europea.
Il PCI ritiene che l’UE non era all’ordine del giorno della storia e che l’accelerazione del suo processo di costruzione era ed è funzionale soltanto agli interessi del grande capitale transnazionale europeo, che – per diventare competitivo nella lotta interimperialistica per la conquista dei mercati mondiali e nella lotta contro i BRICS – doveva e deve abbattere in modo omogeneo ( su scala continentale europea) il costo del lavoro, i salari, i diritti, lo stato sociale e ogni resistenza democratica, politica e istituzionale.
Con il Trattato di Maastricht, con quello di Lisbona, con le politiche duramente liberiste imposte su scala continentale, con il dominio della Banca Centrale Europea e attraverso la “germanizzazione” dell’intera UE, l’obiettivo del grande capitale transnazionale – collocare stabilmente l’intera forza lavoro europea nel mercato inferiore del lavoro; liberare gli Stati europei dal “peso” del welfare; privatizzare il più possibile l’economia, la produzione, il credito – questo obiettivo, anche grazie al ruolo iperliberista svolto dall’Euro, dall’unica moneta al mondo senza Stato, è stato raggiunto.
La misera, assoluta e relativa, è divenuta di massa su scala sovranazionale; così come la disoccupazione e l’inoccupazione. Le garanzie sociali sono state messe in fortissima discussione, specie nei Paesi già più deboli. La democrazia è stata attaccata in tanti Paesi Ue; le Costituzioni nate dalle lotte antifasciste sono state manomesse e minacciate. Tutto ciò assieme ad un progetto UE volto ad una nuova militarizzazione che sbocchi nell’esercito europeo. Naturalmente sotto il dominio della NATO.
Per tutte queste ragioni il PCI ritiene che la lotta contro il neoimperialismo dell’UE sia una lotta centrale, come centrale dev’essere la lotta contro l’esercito europeo in costruzione. Il PCI crede che l’UE sia irriformabile e giudica sbagliate le battaglie volte solamente a modificazioni interne all’UE. L’UE e l’Euro non sono un prodotto irreversibile del Destino o della Natura e i popoli, dalle dittature dell’UE e dell’Euro, debbono e possono liberarsi.
Ma i popoli, l’intera classe lavoratrice dell’UE, sono di fronte ad un grande problema di fase: mentre il grande capitale transnazionale europeo ha raggiunto una significativa unità progettuale e d’azione ( unità che s’incarna proprio nelle istituzioni, nella politica generale liberista e nella Banca Centrale dell’UE) essi – popoli e lavoratori dell’UE – sono ancora terribilmente divisi e lontani. E ciò inficia , impedisce la loro lotta transnazionale anticapitalistica.
Abbiamo bisogno come il pane che le lotte sovranazionali anticapitalistiche si uniscano, abbiamo bisogno che i comunisti dell’UE si uniscano nella lotta sovranazionale e che la loro unità sia il perno dell’unità di lotta delle forze della sinistra anticapitalistica e delle forze sindacali di classe.
Da ciò il senso del Convegno contro l’Unione Europea che il PCI ha organizzato a Roma: stringere ancor più i rapporti tra i Partiti Comunisti d’Europa, sollecitare tra essi il confronto politico nell’obiettivo strategico di una lotta comune sovranazionale anticapitalistica.
L’internazionalismo, l’antimperialismo, l’obiettivo del socialismo saranno i cardini attorno ai quali – vogliamo – si dovrà costruire l’unità della lotta contro l’Unione Europea nata dal manifesto liberista di Maastricht.
Per tutto ciò occorre essere tanti e tante, a Roma, sabato prossimo, il 25 febbraio, al nostro Convegno contro l’UE e per l’unità continentale dei comunisti. Ogni presenza sarà una presenza militante e darà un grande contributo al progetto di lotta.
di Fosco Giannini –Sabato 25 febbraio, a Roma, presso l’Hotel Universo, via Principe Amedeo 5/b, si terrà un importante Convegno dal titolo “ I comunisti e l’Unione europea – Per una critica radicale alle politiche liberiste e per l’unità sovranazionale delle lotte dei comunisti”.
Al Convegno, organizzato dal Partito Comunista Italiano, saranno presenti gli esponenti di diversi Partiti Comunisti d’Europa. Obiettivo dichiarato del Convegno è quello di iniziare a costruire una lotta unitaria e sovranazionale delle forze comuniste e della sinistra di classe contro le politiche antipopolari e antidemocratiche dell’Unione europea. Il PCI si è impegnato a fondo per questo primo incontro tra partiti comunisti dell’Ue e questo suo intenso lavoro si è basato sulle seguenti convinzioni:
-il grande capitale transnazionale dell’Ue ha già conseguito una propria unità d’azione ed una propria unità progettuale e politica, che si incarna proprio nelle istituzioni e nelle politiche liberiste dell’Ue;
-il movimento operaio complessivo, l’intero mondo del lavoro dell’Ue è invece, sul piano dell’unità sovranazionale, fortemente arretrato e il primo compito dei comunisti è di lavorare per la costruzione della sua unità, un’unità sociale, politica e sindacale, da conseguirsi nelle lotte unitarie su scala sovranazionale; è tempo, in altri termini, che al progetto di dominio continentale del grande capitale europeo il movimento operaio complessivo europeo risponda con una lotta unitaria di tipo continentale;
-violento è stato l’attacco di classe che il grande capitale dell’Ue ha portato in questi decenni al mondo del lavoro europeo, ai salari, allo stato sociale, ai diritti e alla democrazia; i cedimenti delle forze socialdemocratiche, socialiste e della sinistra moderata dei Paesi dell’Ue, rispetto all’attacco sovranazionale del grande capitale ( incarnatosi nel Trattato di Maastricht, nelle politiche di Bruxelles, di Berlino e in quelle della Banca Centrale Europea) ha favorito la crescita delle forze populiste e di destra, che a partire da una critica all’Ue e recuperando il razzismo più becero, ripropongono oggi un progetto generale neo fascista;
-compito dei comunisti e della sinistra anticapitalista è, dunque, quello di avanzare una critica radicale all’Unione europea da posizioni di classe, da sinistra, riproponendo le ragioni della pace e del socialismo, battendo così in breccia anche la crescita delle forze neo fasciste;
– a partire da questo obiettivo, compito dei comunisti è quello di mettere fortemente in discussione sia l’Unione europea che l’Euro, nell’obiettivo di riconsegnare ai popoli e agli Stati d’Europa la loro autonomia e il loro proprio progetto di sviluppo;
– per tutti questi motivi, il PCI ritiene decisiva l’unità d’azione e di lotta delle forze comuniste e della sinistra anticapitalista dell’Ue e importante, dunque, il Convegno organizzato a Roma il prossimo 25 febbraio.
Fosco Giannini – segreteria nazionale PCI, responsabile Dipartimento Esteri
Unione EuropeaSecondo il commissario Ue per gli Affari economici Moscovici l’Italia dovrà correggere il proprio deficit nel 2015 solo allo 0,25% e non più allo 0,5% per effetto della nuova interpretazione delle norme del Patto di stabilità dopo la comunicazione sulla flessibilità della scorsa settimana.
Si tratta di uno sforzo decisamente minore ma Moscovici non ha dubbi: l’Italia questo sforzo lo deve rispettare.
Poi aggiunge che l’Italia “ha una vera volontà di riforma e la Commissione europea vuole sostenere i suoi sforzi”, ma aggiunge “va assicurata la “reale attuazione delle riforme”.
[easy_ad_inject_1] In Italia non mancano certo annunci di riforme e in questi giorni si parla sempre più delle beghe interne ai partiti e del prossimo presidente della repubblica che di riforme importanti attese.
Unione EuropeaL’Alto rappresentante della politica estera Ue, Mogherini, nel corso del Consiglio dei ministri degli Esteri alla presenza del Segretario della Lega araba, riunito per la ricerca di una risposta alla sfida fondamentalista dopo gli attacchi terroristici di Parigi, ha dichiarato: “Quello del terrorismo non è un problema tra Occidente e Islam: abbiamo bisogno di un’alleanza con i nostri partner e di dialogo”.
Il Ministro degli Esteri italiano Gentiloni ha spiegato che il summit di questa mattina è stato convocato “per una risposta unita dell’Europa alla sfida del terrorismo islamico”, risposta che “deve essere fatta assieme alla stragrande maggioranza dei governi e delle opinioni pubbliche islamiche” e “richiede da parte nostra uno sforzo di maggiore condivisione di informazioni soprattutto sui voli”.Al primo posto la sicurezza,dice, senza rinunciare alle libertà europee.
Si segnala però che all’inizio della riunione l’Unione europea ha deciso di presentare ricorso contro la recente decisione della Corte europea di escludere Hamas, il movimento islamico palestinese, dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
[easy_ad_inject_1] Secca la risposta di Hamas per cui la decisione dell’Unione Europea è considerata “immorale”.
Unione EuropeaL’Unione europea interviene dopo le indiscrezioni da Berlino su un’ eventuale uscita della Grecia dall’euro poi smentite.
Un portavoce della Commissione Europea fa sapere che “L’appartenenza alla zona euro è irrevocabile, secondo il trattato Ue”. “Non commentiamo le indiscrezioni. La posizione della Commissione Ue resta quella espressa dal commissario Moscovici il 29 dicembre”.
[easy_ad_inject_1]Poi il portavoce spiega che “l’unica dichiarazione che veramente vale è quella degli elettori greci il 25 gennaio”, data delle elezioni in Grecia dopo la mancata elezione del presidente della Repubblica ellenica.
Dal canto suo il portavoce del governo tedesco Seibert nello smentire la presunta posizione di Berlino su una possibile uscita della Grecia dall’euro ha dichiarato: “Il governo tedesco e i suoi partner lavorano per rafforzare l’eurozona per tutti i suoi membri, Grecia inclusa”.
“L’eurozona ha fatto molti progressi, un’unione bancaria, un fondo di salvataggio e la possibilità di ammorbidire l’effetto contagio”, ha aggiunto Seibert, spiegando che “la Germania non interferirà nella campagna elettorale greca. Il voto del 25 è una decisione sovrana”
Roma, 24 giugno 2014 – “Ci auguriamo che l’Italia riesca a essere incisiva e a mettere in campo politiche per la sicurezza dei cittadini che sappia raccontare il dramma immigrazione popoli senza scaricare su altri Paesi gli esodi biblici come quelli che stanno riguardando l’Italia”. È quanto ha affermato il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Edmondo Cirielli, votando contro la risoluzione della maggioranza sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi. (altro…)
In Italia non abbiamo ancora di fatto un presidente del Consiglio. Matteo Renzi oggi infatti è stato solo incaricato di fare un governo e prima che scioglierà la riserva dovranno passare alcuni giorni di necessarie consultazioni.
Di fatto il presidente del Consiglio in carica fino a che Matteo Renzi non scioglie la riserva resta ancora Enrico Letta. L’Europa non attende il scioglimento della riserva e già lancia un monito al non ancora presidente del consiglio Matteo Renzi.
Per l’esattezza il commissario agli affari economici dell’Unione europea, Olli Rehn, avverte il premier incaricato, Matteo Renzi, sul rispetto della soglia del 3% del rapporto deficit/Pil: “L’Italia è un Paese profondamente europeista. (altro…)
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