Tag: mesotelioma

  • Amianto nella Marina Militare: il Tribunale di Vicenza condanna la Difesa al riconoscimento a vittima del dovere del motorista Federico Tisato morto di mesotelioma

    Amianto nella Marina Militare: il Tribunale di Vicenza condanna la Difesa al riconoscimento a vittima del dovere del motorista Federico Tisato morto di mesotelioma

    400mila euro e benefici assistenziali per la vedova Loretta, negati invece alle due figlie orfane Francesca ed Elisa

    Vicenza, 19 aprile 2023 – Il Tribunale di Vicenza ha condannato il Ministero della Difesa al riconoscimento a vittima del dovere del motorista navale vicentino, Federico Tisato, morto all’età di 68 anni per un mesotelioma pleurico contratto sulle navi della Marina Militare dove ha prestato servizio tra il 1965 e il 1971. Alla vedova, la moglie Loretta, il Ministero dell’Interno dovrà concedere 400mila euro di arretrati più assegni vitalizi per circa 1900 euro al mese. Tisato, morto il 24 luglio 2016, era impiegato sulle navi nel periodo in cui, per ammissione della stessa Marina: “l’amianto era comunemente impiegato nella costruzione e non sottoposto a restrizioni”. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha seguito la famiglia della vittima in questo procedimento giudiziario, ha dimostrato che il motorista è stato a contatto con l’amianto dei motori, compresi quelli diesel, con diretta e continuativa manipolazione e lavorazione di materiali contenenti la fibra killer, così come per la contaminazione dei locali tecnici e sottocoperta e negli accessori: la pezza e i guanti di amianto per il personale.E furono proprio le esposizioni alla fibra killer ad attivare il processo infiammatorio che poi ha portato al mesotelioma e alla morte dell’uomo. Tutto confermato anche dalla perizia del medico legale, Arturo Cianciosi.

    Nulla, invece, per le due figlie dell’uomo, Francesca ed Elisa, che all’epoca della morte del papà avevano 32 e 35 anni, perché alla sua dipartita non erano a suo carico. “Continua la disparità di trattamento tra orfani di vittime del dovere e quelli del terrorismo e della criminalità organizzata, che invece ricevono sempre i benefici” – commenta amareggiato Bonanni, che rileva – “le orfane, pur non essendo fiscalmente a carico, sono sempre figlie dell’uomo vittima del dovere”, e annuncia: “ci impegneremo con tutte le forze nelle sedi opportune per far sì che non ci sia più questa spiacevole discriminazione”.

    Siamo rimasti profondamente amareggiati. Mi aspettavo giustizia, di essere insieme a mia sorella riconosciuta come orfana di un papà che non c’è più per colpa dell’amianto. Invece viviamo una discrepanza abnorme, una decisione non coerente” – ha osservato la figlia Francesca, che ha sottolineato – “quando mio padre è venuto a mancare io avevo 32 anni e due bambini piccoli. Non ero a carico, ma non vuol dire che la mia sofferenza per questo sia stata meno gravosa. Come neo mamma avevo bisogno della presenza di mio padre, di un supporto… avevamo bisogno di un nonno. Invece l’amianto ha negato ai miei bambini, che erano troppo piccoli, anche il ricordo del nonno in vita. Noi questa sentenza la viviamo come un’ingiustizia profonda. Io sono orfana di mio padre, ma questo non mi viene riconosciuto”.

    Le patologie asbesto correlate sono gravissime e possono manifestarsi anche 30 o 40 anni dopo l’esposizione. Per questo l’Ona continua a lottare per i diritti delle vittime e delle loro famiglie e per aggiornare la mappatura, anche attraverso l’app http://app.onanotiziarioamianto.it Si può richiedere assistenza al link https://www.osservatorioamianto.it/assistenza-legale/ o al numero verde gratuito 800 034 294.

  • Amianto. Emergono nuove patologie asbesto correlate: l’Ona chiede di incontrare l’Inail

    Amianto. Emergono nuove patologie asbesto correlate: l’Ona chiede di incontrare l’Inail

    Roma, 14 marzo 2017 – Ad oggi, il mesotelioma, il tumore che si origina dalle cellule del mesotelio per effetto delle fibre di amianto (che ne costituisce l’esclusiva causa di insorgenza), rappresenta l’ottava causa di morte sia negli uomini sia nelle donne; una macabra contabilità che non tiene conto di tutte le altre patologie asbesto correlate, molto meno rare. Secondo i dati pubblicati su “I numeri del cancro 2016 di Aiom/Airtum”, in Italia, sono stati circa 1.900 i nuovi casi diagnosticati, con un particolare incremento oltre i 50 anni, un dato che va ben oltre quelli diffusi da ONA, rappresentativa delle vittime dell’amianto. Un nuovo “big killer” che silenziosamente si fa spazio nella quotidianità di ognuno di noi.

    Ad oggi, tra le patologie che l’Inail riconosce come asbesto correlate vi sono: placche e ispessimenti pleurici con o senza atelettasia rotonda, mesotelioma pleurico, mesotelioma pericardico, mesotelioma peritoneale, mesotelioma della tunica vaginale e del testicolo, carcinoma polmonare e asbestosi. Secondo Iarc 2012[i] (International Agency for Research on Cancer), tra le neoplasie causate dall’esposizione all’amianto rientrano anche il cancro alla laringe e alle ovaie, ed, inoltre è stata confermata l’associazione tra esposizione ad amianto e maggiore incidenza di cancro alla laringe, allo stomaco e al colon retto. Proprio di fronte alla non completezza dei dati epidemiologici (il Renam censisce soltanto i mesoteliomi e non tutte le altre patologie), l’ONA, l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, in data 13 marzo 2017, ha ribadito ad Inail che l’Associazione ha avviato un censimento esteso a tutte le patologie che lo IARC qualifica come asbesto correlato e ha chiesto un incontro finalizzato all’integrazione dell’elenco delle patologie correlate all’esposizione all’amianto, quantomeno quelle riconosciute dalla monografia IARC, per poter così massimizzare la tutela e l’assistenza nei confronti delle vittime dell’amianto e dei loro familiari. L’ONA, dal 2008, è rappresentativa dei lavoratori e cittadini esposti e vittime dell’amianto, li tutela, materialmente e moralmente.

    “Sulla base delle evidenze scientifiche, e alla luce dell’elaborazione dei dati epidemiologici – dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto -, riteniamo che la possibilità di valutazione di un aggiornamento dei riconoscimenti Inail sia doverosa. Ricordiamo che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono oltre 107.000 i decessi tra i soli lavoratori italiani per patologie asbesto correlate. Ed è proprio per questo – continua l’Avvocato – che il nostro obiettivo è quello di far emergere la pericolosità di questa esposizione in toto (riferita anche ad altre patologie, non solo a quelle contemplate nelle tabelle Inail), proprio per riuscire a tutelare i cittadini nel modo più integro possibile”.

    L’ONA, prosegue con le sue indagini epidemiologiche proprio a dimostrazione della correlazione tra l’esposizione all’amianto e una maggior incidenza di tumori riconosciuti, oltre al mesotelioma, non solo attraverso le segnalazioni alle varie sedi e attraverso i suoi iscritti, ma anche attraverso la piattaforma web www.onarepac.it , alla quale tutti i cittadini possono accedere, segnalando, in modo anonimo, casi di patologie di asbesto correlate e avere tutte le informazioni dell’impatto che questo killer silenzioso riversa sulla salute umana, ben oltre la rilevazione dei casi già noti di mesotelioma.
    I numeri della strage:
    – 6.000 decessi per patologie asbesto correlate

    – 1.900 i nuovi casi di mesotelioma, secondo i dati pubblicati da “I numeri del cancro in Italia 2016 di Aiom/Airtum”.

    – 1 su 234, gli uomini in Italia che rischiano di sviluppare questa patologia.

    – 1 su 785, le donne in Italia che rischiano di sviluppare questa patologia.

    – 4% i decessi oncologici per mesotelioma in entrambi i sessi.

    – 2.732, i pazienti ad oggi, in Italia, con diagnosi di mesotelioma.

    – 2.400 sono le scuole italiane in cui sono presenti amianto e i materiali di asbesto.

    – 1 su 5, gli istituti nel Lazio in cui è stata riscontrata la presenza di amianto.

    – 844 i casi di mesotelioma maligno “accertati” dal 2001 al 2015, registrati nel Lazio.

    – 1.000 gli anni necessari per rimuovere totalmente ogni traccia di amianto dal nostro territorio.

  • TUMORI DA AMIANTO: – 50% DI MORTALITA’ GRAZIE A SCREENING SPECIFICO

    TUMORI DA AMIANTO: – 50% DI MORTALITA’ GRAZIE A SCREENING SPECIFICO

    Presentati al congresso degli oncologi di Roma i risultati di uno studio condotto nel Nord-Est
    Il dott. Gianpiero Fasola (Azienda sanitaria Universitaria di Udine e coordinatore della ricerca): “Questi dati aprono nuove prospettive per la sorveglianza degli esposti nelle aree a rischio”

    Roma, 31 ottobre 2016 – Il mesotelioma della pleura e il cancro del polmone possono essere provocati dall’esposizione all’amianto. In Italia si registrano ogni anno 40.000 casi di tumore polmonare e 1.900 casi di mesotelioma, ma l’incidenza è particolarmente elevata in alcune Regioni del Paese, tra le quali il Friuli Venezia Giulia. In questa Regione, tra il 2002 ed il 2004 è stato condotto uno studio di screening su 1050 lavoratori dei cantieri navali nell’area di Monfalcone e Trieste grazie ad una collaborazione tra l’Azienda Ospedaliero-Università di Udine e l’Azienda Sanitaria Isontina, L’analisi dei dati a 10 anni ha evidenziato che programmi di sorveglianza con TC, analoghi a quelli promossi nei forti fumatori, possono ridurre del 50% la mortalità dovuta a cancro del polmone in soggetti esposti all’amianto.

    E’ questo il principale risultato emerso dallo studio ATOM 002 che è stato presentato a Roma nel corso del XVIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). “Solo nei Paesi occidentali l’amianto provoca ogni anno 20.000 casi di carcinoma polmonare e 10.000 mesoteliomi – afferma il dott. Gianpiero Fasola Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’AOU di Udine e coordinatore dello studio -. Questo materiale è stato messo al bando da diversi anni, ma causa ancora decessi dovuti all’esposizione precedente e si prevede che il picco di incidenza di queste patologie oncologiche si verifichi nel 2030. E’ quindi è necessario attivare programmi di screening nelle aree a rischio.

    Ad oggi però non esiste una strategia di sorveglianza basata sull’evidenza. Il follow up a 10 anni di questa ricerca, condotta assieme ai Colleghi dell’Ospedale di Monfalcone e all’ Epidemiologia dell’Università di Udine, guidata dal prof. Fabio Barbone, documenta per la prima volta una riduzione dei decessi per tumore polmonare causati dall’asbesto. Sulla base delle evidenze maturate riteniamo ragionevole che la TC a basso dosaggio di radiazioni – aggiunge Fasola – possa essere inserita in programmi pubblici di sorveglianza rivolti a popolazioni accuratamente selezionate e ad alto rischio per l’esposizione all’amianto.

  • Mesotelioma: individuati geni responsabili grazie ad una nuova tecnica

    Mesotelioma: individuati geni responsabili grazie ad una nuova tecnica

    cancro
    mesotelioma

    Torino, 14 gennaio 2015 – Una nuova tecnica mirata per identificare i geni mutati responsabili della ridotta sopravvivenza nel mesotelioma, il tumore associato all’esposizione all’amianto. Si chiama sequenziamento mirato di nuova generazione (NGS) ed è stato utilizzato per la prima volta dai ricercatori del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino in collaborazione con i colleghi dell’Ospedale San Antonio e Biagio di Alessandria. La scoperta è molto importante perché in questo modo è stato individuato un alto numero di mutazioni geniche, legate alla precoce progressione del tumore e alla riduzione della sopravvivenza. Sarà inoltre possibile valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in una neoplasia particolarmente aggressiva, che presenta tassi di sopravvivenza a tre anni pari all’8%. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Thoracic Oncology, la rivista ufficiale dell’Associazione internazionale per lo studio del carcinoma polmonare (International Association for the Study of Lung Cancer – IASLC).
    [easy_ad_inject_1]“Abbiamo utilizzato un approccio mirato – spiega il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e primo autore dello studio – per valutare retrospettivamente alterazioni in 52 geni, fra quelli più frequentemente mutati nei tumori, in 123 pazienti con mesotelioma maligno della pleura in stadio avanzato (III e IV). Il sequenziamento di nuova generazione è un metodo affidabile, si concentra infatti su un gruppo specifico di geni, invece di ricorrere al più complesso sequenziamento dell’intero genoma. Questo procedimento ha il potenziale per descrivere accuratamente il tipo, la posizione e il numero di mutazioni genetiche nel mesotelioma e consente di indentificare associazioni con le caratteristiche del paziente, compresi i dati di sopravvivenza”. Nel 2014 in Italia sono state stimate 1.800 nuove diagnosi di mesotelioma, nella maggior parte dei casi la malattia è diagnosticata quando è già in fase avanzata e le opzioni terapeutiche sono limitate. “Lo stato mutazionale del mesotelioma è molto complesso – sottolinea la prof.ssa Silvia Novello, oncologa dell’Università di Torino e componente del Comitato esecutivo dello IASLC – con un elevato numero di alterazioni in geni coinvolti nella riparazione del DNA, nella sopravvivenza delle cellule neoplastiche e nei processi di proliferazione cellulare”. Il mesotelioma continua a provocare decessi nonostante la sua produzione sia cessata nel nostro Paese dal 1992. La latenza infatti può andare da 20 a oltre 45 anni dall’inizio dell’esposizione. Per fare il punto su terapie, prevenzione, assistenza psico-sociale e legale dei malati e ricadute giudiziarie il 29 e 30 gennaio a Bari l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) organizza la III Consensus Conference italiana per il controllo del mesotelioma maligno della pleura. “I nostri dati – continua il prof. Scagliotti – non indicano la presenza di una specifica mutazione ‘driver’, cioè in grado di influenzare il comportamento della cellula malata, come si è osservato in alcuni casi di adenocarcinoma del polmone, soprattutto nei non fumatori. Tuttavia nel mesotelioma vi è un accumulo di numerose mutazioni cosiddette ‘temporanee’, che potrebbe spiegare la fase di latenza molto lunga della comparsa clinica della malattia”. Le alterazioni si concentrano essenzialmente nell’ambito di due vie molecolari (quella che coinvolge il gene p53 e i geni concentrati nella via PI3K-AKT). “Alcune – conclude il prof. Mauro Papotti, Ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Torino e co-autore dello studio – potranno essere attentamente considerate in futuri studi clinici per valutare il ruolo delle terapie a bersaglio molecolare in questa neoplasia”.
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