Le ultime ore a Gaza sono un inferno: nove figli di una dottoressa uccisi in un raid, mentre testimoni e l’agenzia AP denunciano pratiche sistematiche dell’IDF
(altro…)Tag: israele
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Israele rilancia l’offensiva a Gaza: “Carri di Gedeone” punta a sradicare Hamas
Annunciata una nuova operazione militare su vasta scala: oltre cento le vittime. L’obiettivo è la liberazione degli ostaggi e il controllo totale della Striscia.
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Israele minaccia gli Houthi: “Via dai porti yemeniti”
Allerta dall’Idf dopo l’intercettazione di un missile: possibile escalation nei porti di Ras Issa, Hodeida e Salif
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Gaza sull’orlo: Netanyahu annuncia un’offensiva totale e la diaspora dei profughi
Israele prepara un attacco su larga scala mentre cerca paesi pronti ad accogliere oltre metà della popolazione di Gaza
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Raid su ospedale a Khan Younis: muore reporter palestinese
Colpito un presunto centro di comando di Hamas nel complesso Nasser. Israele: “Attacco mirato”, ma tra le vittime c’è anche il giornalista Hassan Eslaiah.
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Edan è tornato: Hamas libera un ostaggio 18enne, Netanyahu ringrazia Trump
Consegnato alla Croce Rossa, il giovane soldato israelo-americano era stato rapito il 7 ottobre. Ora potrebbe volare in Qatar per incontrare Trump
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Gaza sotto assedio: 15 morti in un raid israeliano, tra cui bambini
Nel campo profughi di Jabalia colpita una scuola usata come rifugio. Netanyahu annuncia: “Nessuna tregua, intensificheremo l’offensiva”.
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Gaza in bilico tra guerra e diplomazia: Hamas propone un governo tecnico
La proposta di Hamas ai mediatori internazionali prevede una gestione indipendente della Striscia, mentre si apre uno spiraglio per il rilascio degli ostaggi
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USA consegna bombe a Israele il giorno della strage umanitaria
Nella giornata che ha visto la tragica perdita di sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen, l’amministrazione Biden ha dato il suo assenso alla consegna di un sostanzioso arsenale bellico a Israele, secondo quanto riportato dal Washington Post.
La consegna, avvenuta proprio nel giorno del raid che ha scosso la comunità internazionale, comprendeva migliaia di bombe, inclusi oltre mille ordigni da 500 libbre, oltre a micce per le bombe MK80.
Questa decisione ha sollevato interrogativi e preoccupazioni sulla tempistica e sulle implicazioni di tale approvazione, avvenuta “poco prima” dell’azione che ha causato la morte dei volontari impegnati in attività umanitarie. La comunità internazionale osserva con crescente attenzione le mosse dell’amministrazione USA nel contesto di una situazione già fortemente tesa.
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Biden a Netanyahu: necessario un “cessate il fuoco” immediato
In una conversazione telefonica cruciale con il Primo Ministro Netanyahu, il Presidente Joe Biden ha sottolineato la posizione degli Stati Uniti sulla crisi a Gaza, legando la futura politica USA direttamente agli sforzi di Israele nel mitigare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e garantire la sicurezza degli operatori umanitari.
Il messaggio deciso di Biden ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco immediato, dichiarandolo essenziale per stabilizzare e migliorare la grave situazione umanitaria e proteggere le vite innocenti.
Evidenziando la gravità delle circostanze, Biden ha dichiarato inaccettabile l’uccisione di operatori umanitari.
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Indignazione USA per la morte di operatori umanitari: richiesta di azione a Israele
La tragica perdita di sette membri della ong statunitense World Central Kitchen (Wck), colpiti mortalmente in un attacco, ha scatenato una forte reazione a livello internazionale. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha manifestato il suo “indignato” rincaro per l’accaduto, richiedendo al suo omologo israeliano, Yoav Gallant, l’adozione di misure immediate per la protezione di civili e operatori umanitari.
La tensione cresce anche dall’Australia, dove il primo ministro Anthony Albanese ha etichettato di “insufficienti” le spiegazioni fornite da Israele riguardo all’incidente, sottolineando come queste tragedie siano conseguenze dirette della guerra.
La Wck, da parte sua, ha puntato il dito contro la gestione dell’operazione militare israeliana, accusando specificamente il modo in cui il convoglio umanitario, “segnalato molto bene”, è stato preso di mira “auto per auto”. A seguito di questa drammatica esperienza, l’organizzazione ha annunciato la sospensione delle sue attività e ha invitato i paesi di origine delle vittime a sostenere la richiesta di un’inchiesta indipendente sull’accaduto.
Queste dichiarazioni pongono una luce critica sull’importanza della salvaguardia dei civili e degli operatori umanitari in zone di conflitto. L’appello di Austin e le reazioni internazionali sottolineano la necessità di una maggiore responsabilità e trasparenza nelle operazioni militari, così come l’urgenza di meccanismi efficaci per prevenire la perdita di vite innocenti in contesti bellici.
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Benny Gantz annuncia: “Elezioni generali in Israele a settembre”
Benny Gantz, figura di spicco della politica israeliana e attuale ministro del Gabinetto di guerra, ha sorpreso l’opinione pubblica annunciando la necessità di indire le elezioni generali già per il prossimo settembre. La dichiarazione è giunta durante una conferenza stampa, segnando la prima volta che Gantz richiede esplicitamente una convocazione anticipata delle elezioni.
Il leader centrista, che gode di un ampio consenso nei sondaggi, posizionandosi in testa alle preferenze elettorali, ha motivato la sua richiesta sottolineando l’importanza di rinnovare il mandato politico in un momento cruciale per il paese. Gantz ha inoltre rivelato di aver già discusso la proposta con il primo ministro in carica, Benjamin Netanyahu, segno di un dialogo aperto tra le parti nonostante le differenze politiche.
L’appello di Gantz per elezioni anticipate riflette una volontà di confronto democratico e rinnovamento all’interno dello scenario politico israeliano. La proposta di anticipare il voto a settembre, se accolta, potrebbe portare a un cambiamento significativo nella composizione del governo e nella direzione politica del paese, in un periodo caratterizzato da sfide interne e internazionali.
Con la sua mossa, Gantz apre ufficialmente la discussione sulla tempistica delle prossime elezioni generali, invitando alla riflessione su come e quando gli israeliani saranno chiamati a esprimere nuovamente il loro voto. La sua posizione di forza nei sondaggi potrebbe rappresentare un vantaggio nel dibattito politico che seguirà, ma resta da vedere come reagirà il panorama politico israeliano a questa inaspettata accelerazione verso le urne.
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Manifestanti davanti alla residenza di Netanyahu: chiedono dimissioni e liberazione degli ostaggi
In un’escalation della tensione politica in Israele, migliaia di manifestanti hanno forzato i cordoni di sicurezza per raggiungere l’ingresso dell’abitazione del primo ministro Benjamin Netanyahu, situata in Aza Road a Gerusalemme. I partecipanti alla protesta, armati di bandiere israeliane e torce, hanno espresso a gran voce la richiesta di dimissioni del premier, l’indizione di nuove elezioni e la stipula di un accordo che possa garantire il ritorno degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza.
La marcia verso la residenza di Netanyahu è stata guidata dai familiari degli ostaggi, simbolo del dolore e della frustrazione di una parte della società israeliana di fronte alla crisi in corso. Le immagini dei manifestanti davanti alla casa del primo ministro hanno fatto il giro dei media, segnando un momento di forte tensione e di appello diretto all’azione politica per risolvere una situazione che sta mettendo a dura prova il paese.
Questa dimostrazione di protesta civica evidenzia il crescente malcontento verso la gestione della crisi degli ostaggi da parte del governo Netanyahu e la richiesta di un cambiamento radicale nella politica israeliana. La situazione richiede attenzione immediata e soluzioni efficaci per riportare sicurezza e stabilità nella regione.
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Il Regno Unito chiede spiegazioni a Israele per la morte di volontari a Gaza
Il governo britannico ha convocato l’ambasciatore israeliano a Londra, chiedendo spiegazioni ufficiali in seguito all’uccisione di sette volontari dell’ONG americana World Central Kitchen (WCK) nella Striscia di Gaza, tra cui figurano tre cittadini britannici. Il raid aereo, che ha preso di mira un convoglio di aiuti alimentari diretto alla popolazione della Striscia, ha suscitato un’ampia reazione internazionale.
Il Foreign Office britannico ha ufficializzato la convocazione attraverso una dichiarazione, nella quale si sottolinea la richiesta di un’indagine immediata e trasparente da parte di Israele sull’accaduto. “Abbiamo chiesto a Israele di indagare immediatamente e di fornire una spiegazione completa e trasparente dell’accaduto”, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, evidenziando l’importanza della protezione degli operatori umanitari impegnati in zone di conflitto.
Questa mossa riflette la gravità con cui il Regno Unito considera l’incidente e sottolinea la necessità di garantire la sicurezza del personale umanitario, essenziale per fornire soccorso e assistenza nelle aree più colpite dai conflitti. La convocazione dell’ambasciatore israeliano segna un momento di tensione nelle relazioni bilaterali, con Londra che si aspetta risposte chiare e misure concrete per evitare che simili tragedie si ripetano in futuro.
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Vertice virtuale tra USA e Israele sulla situazione di Rafah
Un incontro virtuale annunciato nelle scorse ore ha visto la partecipazione di rappresentanti del governo israeliano e alti funzionari dell’amministrazione statunitense, con l’obiettivo di discutere la situazione nella città di Rafah, come riferito da una fonte statunitense. Questa riunione è stata confermata anche dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, sottolineando l’importanza del dialogo tra le due nazioni alleate.
Durante l’incontro, l’attenzione si è concentrata sulla possibile pianificazione di un’operazione nella città di Rafah, situata al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, dove risiedono più di un milione di palestinesi. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean Pierre, ha evidenziato la necessità di questa conversazione per comprendere meglio le intenzioni di Israele e le possibili implicazioni di un’azione militare in un’area così densamente popolata.
Questo scambio tra USA e Israele riflette la complessità della situazione a Rafah e l’importanza di valutare attentamente le conseguenze di ogni azione militare, sia in termini di impatto umanitario che di stabilità regionale. La riunione sottolinea anche il ruolo chiave degli Stati Uniti nel mediare e influenzare le decisioni riguardanti la sicurezza e la pace nella regione.
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Il Parlamento Israeliano approva legge contro le emittenti straniere dannose per la sicurezza nazionale
Il parlamento di Israele ha recentemente passato una legge che attribuisce al governo il potere di sospendere le operazioni di qualsiasi emittente straniera ritenuta una minaccia per la sicurezza nazionale. Questa mossa ha sollevato immediatamente preoccupazioni internazionali, in particolare per il noto canale televisivo del Qatar, Al Jazeera, esplicitamente menzionato come potenziale bersaglio di questa legislazione.
Il ministro delle Comunicazioni israeliano, Karhi, ha dichiarato in termini inequivocabili che “non ci sarà libertà di parola per il portavoce di Hamas in Israele”, annunciando che “Al Jazeera chiuderà nei prossimi giorni”. Questa dichiarazione segna un punto di svolta significativo nelle politiche di Israele relative alla libertà di stampa e all’operato delle emittenti straniere sul proprio territorio.
La decisione ha suscitato immediata reazione a livello internazionale, con la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, che ha espresso profonda preoccupazione per le intenzioni di Israele di chiudere Al Jazeera. Questo evento pone nuovi interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza nazionale e libertà di espressione, un dibattito che si preannuncia acceso sia all’interno che al di fuori dei confini israeliani.
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Palestina richiede sessione straordinaria della Lega Araba per affrontare la crisi con Israele
La Palestina ha ufficialmente richiesto la convocazione di una sessione straordinaria del Consiglio della Lega Araba, per discutere le necessarie azioni arabe in risposta alla situazione di tensione crescente con Israele. Muhammad al-Aklouk, rappresentante dello Stato palestinese presso l’organizzazione, ha sottolineato l’urgenza di questa riunione alla luce di quello che ha definito un “perdurante crimine di genocidio” e delle minacce di un’imminente invasione israeliana della città di Rafah.
Rafah, una città situata al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, ospita oltre 1,5 milioni di sfollati e cittadini palestinesi, rendendo particolarmente allarmanti le prospettive di un’azione militare su larga scala. La richiesta palestinese mira a sollecitare un intervento coordinato da parte dei paesi arabi per affrontare non solo la crisi immediata, ma anche per lavorare a una soluzione sostenibile che possa portare alla fine del conflitto.
La convocazione di una sessione straordinaria della Lega Araba rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento della gravità della situazione e l’urgenza di un’azione collettiva. La risposta della Lega Araba e le eventuali decisioni che verranno prese durante la sessione straordinaria saranno cruciali per definire il corso degli eventi futuri e potrebbero segnare un punto di svolta nel lungo conflitto tra Palestina e Israele.
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Vertice tra USA e Israele per discutere le operazioni a Gaza
Oggi si terrà un importante incontro virtuale tra rappresentanti degli Stati Uniti e di Israele, finalizzato a esplorare le alternative proposte dall’amministrazione Biden all’azione militare pianificata da Israele contro la città di Rafah, situata nel sud della Striscia di Gaza. La conferma dell’evento proviene direttamente da funzionari americani e israeliani, segnalando l’importanza del dialogo in un contesto di crescente tensione.
La videoconferenza vedrà la partecipazione di figure chiave nella gestione della sicurezza e della politica estera dei due paesi. Per gli Stati Uniti, il consigliere per la sicurezza nazionale, Sullivan, guiderà la delegazione, mentre lato israeliano saranno presenti il ministro degli Affari strategici, Dermer, e il consigliere nazionale per la sicurezza, Hanegbi. Questo incontro evidenzia il desiderio di entrambi i governi di valutare attentamente tutte le opzioni disponibili, cercando soluzioni pacifiche e strategie alternative alla risposta militare.
La discussione tra le due nazioni alleate punta a trovare vie di mediazione e di riduzione del conflitto, nel tentativo di preservare la sicurezza regionale e di tutelare le vite dei civili coinvolti. Questo vertice sottolinea anche l’importanza della collaborazione internazionale e del sostegno diplomatico nelle crisi globali, riflettendo il ruolo cruciale che gli Stati Uniti intendono giocare nella stabilizzazione della regione e nella promozione della pace.