Tempesta sulle suole italiane: il 2025 inizia in salita per la calzatura made in Italy

Fatturato in calo del 7%, export giù del 4,1% in valore: tra guerre, dazi USA e consumi fiacchi, il settore arranca nonostante qualche segnale positivo

Un trimestre difficile tra geopolitica e consumi in calo

Il settore calzaturiero italiano ha iniziato il 2025 con il piede sbagliato. I dati presentati da Assocalzaturifici nel corso dell’assemblea annuale tracciano un quadro preoccupante: fatturato in calo del 7%export in lieve ripresa in quantità (+2,5%) ma in flessione in valore (-4,1%), e consumi interni stagnanti. Una crisi che riflette un contesto internazionale incerto, segnato da conflitti in Medio Oriente, attese sulle decisioni sui dazi USA e bassa fiducia dei consumatori.

Export: Europa tiene, crollo in Estremo Oriente

Nel dettaglio, le esportazioni hanno raggiunto 3,04 miliardi di euro per 53,2 milioni di paia, con prezzi medi in calo del 6,5%. L’Unione Europea rappresenta un’ancora di salvezza, con una crescita dello 0,8% in valore e del 6,4% in quantità. La Germania torna a crescere (+15,5%), mentre la Francia rimane la prima destinazione, seppur in flessione in valore (-6,9%).

Al contrario, l’Estremo Oriente è un vero campo minato: la Cina perde il 27,5% in valore, il Giappone il 33,5% in quantità, e anche Hong Kong e Corea del Sud segnano cali a doppia cifra. Tengono invece Emirati Arabi (+16,8%)Turchia (+21%) e Svizzera.

Il caso USA e l’effetto dazi

Gli Stati Uniti sono al centro di forti tensioni: crescono in valore (+2,2%), ma il calo in quantità (-10,6%) è attribuito alle politiche protezionistiche e alla svalutazione del dollaro. Il settore attende con ansia le decisioni sui dazi che potrebbero impattare ulteriormente uno dei mercati più strategici per il made in Italy.

Italia: le regioni calzaturiere sotto pressione

Sul fronte territoriale, solo la Lombardia mostra il segno positivo (+5,9%). Male Veneto (-10,6%)Toscana (-20,1%), e Emilia-Romagna (-12,3%). Anche le Marche subiscono un contraccolpo, con Fermo a -12,1%, mentre Maceratasorprende in positivo (+1,2%). Preoccupano i crolli in Puglia (-5,7%) e soprattutto in Campania (-20,9%).

Consumi interni: piacciono solo le sneakers

Il mercato interno non fa da traino. I consumi delle famiglie calano sia in spesa (-1,2%) sia in quantità (-2,1%), con un’unica eccezione: le sneakers e scarpe sportive, in leggero aumento (+1,7%). Crollano invece le scarpe da uomo (-4,8%)da donna e bambino (-3%).

The President of Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini
Il Presidente di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini

Domande e risposte

1. Perché il fatturato della calzatura italiana è in calo nel 2025?
A causa di crisi geopolitiche, calo dei consumi, aumento dei costi e tensioni commerciali internazionali.

2. Quali sono i principali mercati esteri per l’export calzaturiero italiano?
Francia, Germania, Stati Uniti, Emirati Arabi e Svizzera.

3. Perché i prezzi medi delle scarpe italiane sono scesi?
Perché i consumatori cercano prodotti meno costosi e il mercato è diventato più competitivo.

4. Come si comporta il mercato europeo?
Positivamente: Germania e Francia sono in crescita in quantità.

5. Quali sono i mercati più in crisi?
Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud e Russia.

6. Gli USA stanno imponendo dazi sulle scarpe italiane?
Non ancora, ma c’è attesa per decisioni in merito che potrebbero penalizzare ulteriormente l’export.

7. Quali tipologie di scarpe vendono meglio in Italia?
Le sneakers e calzature sportive sono le uniche in crescita nei consumi interni.

8. Quali regioni italiane soffrono di più nel settore?
Toscana, Campania ed Emilia-Romagna registrano forti cali.

9. Le aziende calzaturiere stanno chiudendo?
La demografia delle imprese è stabile (-0,6%), ma la situazione resta fragile.

10. Ci sono segnali di ripresa?
Solo parziali, soprattutto nei mercati UE e in Paesi come Emirati Arabi e Turchia.

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