Taser ai Carabinieri: la richiesta del MOSAC per più sicurezza
L’episodio di Villa Verucchio, dove il 23enne Muhammad Sitta è stato ucciso mentre accoltellava quattro persone in preda a un forte stato di agitazione, ha riacceso il dibattito sulla necessità di dotare le forze dell’ordine di strumenti non letali per evitare tragedie simili. Il Movimento Sindacale Autonomo Carabinieri (MOSAC) ha ribadito l’urgenza di fornire Taser anche alle Stazioni dei Carabinieri, spesso costrette a operare con poche unità e a distanza dai capoluoghi.
Negli ultimi anni, le aggressioni agli operatori di sicurezza sono diventate sempre più frequenti, con episodi di violenza che vedono gli agenti costretti a fronteggiare soggetti pericolosi a mani nude o con l’unica alternativa dell’arma da fuoco. Il MOSAC sottolinea che i Carabinieri sono risorse fondamentali per la sicurezza collettiva e, pur accettando i rischi della professione, devono poter operare con strumenti adeguati per proteggere se stessi e i cittadini.
Secondo il Comitato Nazionale del MOSAC, l’adozione dei Taser rappresenterebbe una soluzione efficace per ridurre il rischio di perdita di vite umane, sia tra gli operatori che tra i soggetti coinvolti in situazioni critiche. Investire in sicurezza significa offrire strumenti concreti agli agenti e maggiore protezione alla comunità.
Il MOSAC chiede con forza la ripresa dei corsi di addestramento all’uso della pistola a impulsi e l’immediata fornitura di Taser anche alle piccole unità operative. In un contesto in cui la sicurezza è un’esigenza sempre più sentita, la disponibilità di strumenti non letali potrebbe fare la differenza tra un intervento risolutivo e una tragedia evitabile.
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