Dopo duemila anni di silenzio, un suono magnifico e “terrificante” torna ad aggirarsi per l’Europa, in modo per fortuna molto più pacifico rispetto a quando veniva lanciato in battaglia al seguito delle armate celtiche. Il maestoso carnyx, tromba in bronzo alta quasi due metri sovrastata da una minacciosa campana zoomorfa, è uno degli strumenti “star” dell’EMAP (European Music Archaeology Project), viaggio nel tempo in bilico tra ricerca scientifica, creatività artistica e tecnologia, musica e archeologia.
La “prova sonante” della rete che univa le diverse culture europee molto tempo prima che il Vecchio Continente diventasse tale e che la presunta “storia della musica” avesse inizio. Primo classificato tra gli 80 progetti internazionali che nel 2012 hanno partecipato al più prestigioso dei bandi culturali europei, lo Strand 1.1 dell’Education, Audiovisual and Cultural Executive Agency (EACEA), l’EMAP ha messo al lavoro una squadra di archeologi e musicologi, ricercatori, costruttori di strumenti musicali, compositori e musicisti, film-maker, sound designer e artisti multimediali, per raccontare da un’inedita prospettiva “sensoriale” il ruolo svolto dalla musica in seno alle antiche civiltà europee e le sopravvivenze rintracciabili ancora oggi nelle musiche di tradizione.
Attraverso un programma articolato in cinque anni che coinvolge 7 paesi e 10 diverse istituzioni europee, con una cabina di regia “etrusca” a Tarquinia, e che comprende workshop, concerti, pubblicazioni, moduli didattici, un film-documentario sul tragitto compreso tra il reperto archeologico, la sua accurata ricostruzione e la performance che lo riporterà in vita, un sito web già funzionante (www.emaproject.eu) e una grande mostra interattiva – ARCHÆOMUSICA – The Sounds and Music of Ancient Europe – che permetterà al visitatore di sperimentare i prodigi sonori connessi agli strumenti musicali e alla loro circolazione. Il carnyx, con le trombe e i corni etruschi adottati anche dai Romani con i nomi di lituus, cornu e tuba, sarà al centro del workshop – il secondo della serie Ancient Brass Project – che si svolgerà a Tarquinia dal 12 al 14 dicembre.
E insieme al Loughnashade Horn (direttamente dall’Età del Ferro dell’Europa Settentrionale) sarà tra i “protagonisti” della performance pubblica che ne trarrà le conclusioni. Portato in scena dall’eclettico John Kenny, uno dei musicisti che più si sta impegnando per ri-dare “fiato alle trombe”, per restituire cioè una voce a questi strumenti. Insieme all’archeomusicologo inglese Peter Holmes e agli artigiani-scienziati Carlo Brignola, John Creed, Alessandro Ervas, tutti presenti a Tarquinia.
Dove si potrà tra l’altro ammirare il Carnyx di Tintignac, esemplare appena ultimato da Jean Boisserie sulla scorta dei ritrovamenti archeologici effettuati dall’archeologo Christophe Maniquet nella località francese di Naves. Alla ex Sala Capitolare degli Agostiniani di San Marco di Tarquinia, situata nella centralissima Barriera San Giusto, il 14 dicembre alle ore 18.30 la performance conclusiva aperta al pubblico e gratuita sarà “fluidificata” da Emiliano Li Castro, che dell’EMAP è direttore artistico. Al team dell’Ancient Brass Project si uniranno Gaetano Delfini e Daniele Ercoli, la “sezione fiati” dell’ensemble Ludi Scaenici.
Daniele Aiello Belardinelli