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SIRIA: PRODUZIONE ALIMENTARE AL MINIMO STORICO

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Fondamentale fornire assistenza agli agricoltori per arginare la crescente insicurezza alimentare – agenzie ONU

ROMA – La produzione di cibo in Siria ha raggiunto il minimo storico con insicurezza generale e condizioni meteo sfavorevoli in alcune regioni che continuano ad ostacolare l’accesso dei contadini a terra, input agricoli e mercati rendendo loro più difficile sostenere i propri mezzi di sussistenza e sfamare il paese tormentato dal conflitto.

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L’ultima missione di valutazione dei raccolti e della sicurezza alimentare (Crop and Food Security Assessment Mission – CFSAM) effettuata dalla FAO e dal WFP mostra che dopo cinque anni di conflitto molti contadini hanno perso la capacità di andare avanti. La scarsità e l’aumento dei prezzi di input agricoli essenziali come fertilizzanti e semi significa che, se non riceveranno aiuto immediato, non resterà loro altra opzione che abbandonare le terre. E questo potrebbe avere gravi conseguenze non solo per la sicurezza alimentare delle famiglie contadine ma anche per la disponibilità stessa di cibo nel paese e portare ad ulteriori sfollamenti di popolazione.

Produzione cerealicola al minimo storico

Secondo l’ultimo rapporto, basato su visite sul campo e ispezioni nel paese, l’area seminata a cereali nell’anno 2015-16 non è mai stata così piccola.

Si stima che l’area coltivata a grano l’anno scorso ammontasse a circa 900 mila ettari, contro gli 1,5 milioni di ettari prima della crisi. La produzione, nel frattempo, mostra un declino ancora più drastico, passando da 3,4 milioni di tonnellate di grano raccolte prima del conflitto a 1,5 milioni di tonnellate attuali – un calo del 55 per cento.

La crisi attuale e le sanzioni che l’ accompagnano hanno interrotto il commercio e i mercati, rendendo difficile l’ accesso a sementi di qualità, fertilizzanti, macchinari e combustibile necessari per operare pompe e trattori. Quello che si trova nei mercati locali ha spesso prezzi esagerati e qualità dubbia.

Precipitazioni scarse e la distruzione di importanti impianti di irrigazione ha reso ancora più difficoltoso il compito per coloro che cercano di produrre cibo in condizioni avverse. In alcuni casi, i contadini hanno sostituito colture di valore con altre più resistenti ma meno nutritive come l’orzo.

Il rapporto ha tuttavia notato grandi differenze tra i diversi governatorati in termini di capacità di accesso alla terra ed agli input agricoli – un segno di possibili opportunità per intensificare il supporto a produttori in aree relativamente facili da raggiungere.

“Oggi vediamo che quasi l’80 per cento delle famiglie in Siria ha difficoltà a causa della mancanza di cibo o del denaro per acquistarlo. La situazione non può che peggiorare se non aiuteremo i contadini a mantenere le loro terre e i loro mezzi di sussistenza” ha affermato Abdessalam Ould Ahmed, Direttore Generale Aggiunto e Rappresentante Regionale della FAO per il Medio Oriente e il Nord Africa. “L’ agricoltura era la fonte di sostentamento principale per le comunità rurali prima della crisi e sta ancora producendo ad un certo livello. Ma è al limite e i contadini hanno per la maggior parte esaurito la loro capacità di andare avanti”.

“La situazione di insicurezza alimentare in Siria continua a peggiorare, colpendo oltre sette milioni di persone che hanno esaurito i risparmi di una vita e non sono più in condizione di mettere cibo sulla tavola delle proprie famiglie.” Ha sottolineato Muhannad Hadi, Direttore Regionale del WFP per il Medio Oriente, l’Africa settentrionale, l’ Asia centrale e l’ Europa orientale. “Il WFP e la FAO stanno lavorando assieme per investire in un maggior numero di progetti legati all’agricoltura, poiché essa rappresenta il modo più efficace per affrontare l’ insicurezza alimentare nel lungo periodo”.

Gli effetti sugli allevamenti

Gli allevatori sono colpiti dalla crisi in ugual misura. A causa del continuo crescere delle difficoltà e dei costi per mantenere il bestiame, molti stono stati costretti a vendere o macellare le loro pecore, capre e pollame.

Gli scontri e l’ insicurezza generale continuano a limitare l’ accesso alle zone di pascolo e alle fonti di abbeveramento, mentre il mangime animale è ormai troppo caro per molti allevatori. Questo vale soprattutto in aree dove si sono radunati grandi numeri di sfollati interni, molti dei quali hanno portato i propri animali con sé. Il servizio veterinario nazionale, nel frattempo, sta esaurendo vaccini e medicinali animali, rendendo sempre più difficile per gli allevatori mantenere le proprie greggi sane e produttive.

Il risultato è che la Siria – una volta paese esportatore di bestiame – ha visto le proprie greggi ridursi sensibilmente dall’inizio della crisi. Oggi si registrano il 30 per cento in meno di bovini, il 40 per cento in meno di pecore e capre e oltre il 60 per cento in meno di pollame – la fonte di proteine animali tradizionalmente meno cara nel paese.

Picchi dei prezzi e mercati interrotti

La carenza generale di beni e il taglio di sussidi a cibo e carburante hanno contribuito all’ aumento dell’ inflazione e alla svalutazione della lira siriana – da 395 a 530 per dollaro americano – limitando ulteriormente la capacità della popolazione di acquistare prodotti d’importazione essenziali.

Negli ultimi 12 mesi, i prezzi dei prodotti agricoli e di allevamento sono aumentati. A causa delle sanzioni economiche, dell’interruzione dei mercati e della svalutazione della lira siriana, i prezzi degli input agricoli hanno superato i prezzi del prodotto finito, risultando in perdite sostanziali per i contadini.

Impedimenti al trasporto e frammentazione dei mercati prevalgono, mentre produttori, trasportatori e commercianti affrontano costi altissimi e grandi rischi per la sicurezza. Questo ha portato alla creazione di surplus di scorte nel nord est del paese mentre ad ovest le comunità sono costrette a fare affidamento sulle importazioni. E’ pertanto urgente aiutare le comunità in difficoltà ad entrare in contatto con i surplus in altre parti del paese, anche attraverso l’acquisto di stock locali per iniziative di assistenza umanitaria alimentare.

L’aumento delle scorte grazie ai nuovi raccolti e all’invio aereo di aiuti alimentari nella città assediata di Deir Ezzor, ha portato ad un calo del prezzo del grano del 12-15 per cento in diversi mercati chiave a giugno 2016. I prezzi del grano rimangono tuttavia del 40-50 per cento superiori ai livelli di giugno dell’anno precedente.

Risposta critica

Poiché il conflitto ha ridotto notevolmente la capacità del governo di procurare e distribuire semi di alta qualità a prezzi agevolati, molti contadini sono costretti a sfruttare le proprie riserve, prendere a prestito da parenti o vicini, oppure acquistare a caro prezzo dal mercato.

Per aiutare le famiglie a continuare a coltivare i campi e allevare bestiame, la FAO quest’anno ha sostenuto oltre 500.000 famiglie distribuendo semi di cereali e vegetali, pollame, mangime animale e vaccini animali.

Dal 2011 il conflitto ha causato lo sfollamento di quasi 11 milioni di persone, di cui 4,8 rifugiatesi nei paesi confinanti. Molti degli sfollati all’interno della Siria sono stati costretti a spostarsi diverse volte.

In Siria il WFP fornisce assistenza a oltre 4 milioni di persone vulnerabili ogni mese. Circa il 30 per cento degli aiuti è consegnato ad aree sotto assedio o difficili da raggiungere in tutto il paese, con missioni che attraversano confini e schieramenti.

Buona parte degli allevatori siriani sono tra coloro che si sono spostati in aree più sicure, portando con sé i propri animali. Per i coltivatori tuttavia, le alternative sono limitate: rimanere e continuare a coltivare i campi o abbandonare la loro unica fonte di guadagno per unirsi al futuro incerto dei milioni che cercano rifugio in sempre più sovraccariche comunità altrove.

Secondo l’ultima analisi circa 9,4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza, 716.000 in più rispetto al settembre 2015. I governatorati con la crescita maggiore di persone in difficoltà sono Quneitra, Dara’a, Damascus, Idleb e Aleppo.

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