La malattia renale cronica è una patologia silente, spesso non diagnosticata fino ai suoi stadi avanzati. Per combatterla, un progetto innovativo è stato avviato al Policlinico di Bari con l’obiettivo di rilevare precocemente i segni di danno renale attraverso indicatori specifici. Questo programma di screening si propone di essere esteso a livello nazionale per migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre il peso sulle risorse sanitarie.
L’importanza della diagnosi precoce per la malattia renale cronica
Il progetto, iniziato nel triennio 2021-2024, è stato promosso dalla Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche (FISM) in collaborazione con la Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML) e la Società Italiana di Nefrologia (SIN). Utilizzando indicatori come eGFR e ACR, è stato possibile identificare il 7,7% di lavoratori con segni di malattia renale cronica su un campione di 8865 persone. Questo dato sottolinea l’importanza di un monitoraggio sistematico per prevenire l’evoluzione della patologia.
Il ruolo della prevenzione nel migliorare la qualità della vita
Secondo il presidente della FISM, Loreto Gesualdo, l’adozione di un programma di screening per la malattia renale cronica rappresenta un’opportunità unica per intervenire precocemente. La diagnosi precoce permette di introdurre terapie mirate e incoraggiare modifiche nello stile di vita, migliorando la qualità della vita dei pazienti e alleggerendo il carico sulle risorse del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
“l’implementazione di questo progetto, nell’ambito della diagnosi precoce e del monitoraggio di malattie renali misconosciute, assume importanti risvolti anche dal punto di vista terapeutico e prognostico, consentendo di intervenire tempestivamente con azioni correttive mirate (terapia medica e/o modifica degli stili di vita e delle abitudini alimentari), nell’ottica di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di ridurre il carico di tali patologie sul SSN.” – Loreto Gesualdo
Un approccio multidisciplinare per la tutela della salute dei lavoratori
Giovanna Spatari, presidente della SIML, ha sottolineato la necessità di un approccio multidisciplinare nel campo della prevenzione, soprattutto in ambito occupazionale. Questo tipo di collaborazione può aiutare a individuare gruppi a rischio specifici, migliorando così la prevenzione e promuovendo politiche di salute pubblica a lungo termine.
“L’applicazione su scala nazionale del programma di screening, rivolto ad una fascia di età giovane-adulta per la quale, allo stato delle attuali conoscenze, non sono disponibili esaustivi dati epidemiologici raccolti con rigoroso metodo scientifico, può consentire di individuare determinate classi anagrafiche come target per interventi mirati di prevenzione e tutela della salute globale. E’ fondamentale un approccio multidisciplinare non solo nell’ambito delle cure primarie e specialistiche, ma soprattutto nell’ambito della medicina occupazionale, attraverso l’utilizzo di politiche, programmi e pratiche che integrino la prevenzione dei rischi per la salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori nei luoghi di lavoro” – Giovanna Spatari
La scarsa consapevolezza della malattia renale cronica
Una delle sfide maggiori è rappresentata dalla scarsa consapevolezza della malattia renale cronica tra i pazienti, con solo il 10% dei malati effettivamente consapevoli della propria condizione. Luca De Nicola, presidente della SIN, ha dichiarato che, nonostante le terapie innovative disponibili, l’implementazione è limitata a causa della bassa identificazione della patologia. L’introduzione di programmi di screening specifici è fondamentale per ridurre la progressione della malattia e il suo impatto economico e sociale.
“Si stima che solo il 10% circa dei pazienti con MRC è consapevole di essere malato ed è seguito dal nefrologo. La malattia renale cronica è asintomatica fino ai suoi gradi avanzati per cui la maggioranza dei pazienti non sono consapevoli di avere una nefropatia e in più i parametri per la diagnosi non sono oggi considerati nelle valutazioni generali dello stato di salute. A fronte della attuale disponibilità di terapie, tradizionali ed innovative, dimostratisi in grado di rallentare la progressione delle nefropatie alla fase dialitica, al momento l’implementazione è limitata al 10% dei pazienti eleggibili a causa della scarsa identificazione della malattia. Le linee guida raccomandano programmi specifici di screening in tutti i paesi del mondo al fine di identificare e trattare precocemente i pazienti con MRC con l’obiettivo di ridurre la progressione della malattia, ed il peso umano, sociale ed economico ad essa correlato” – Luca De Nicola
Verso un modello nazionale di prevenzione
Il Direttore Generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce, ha espresso orgoglio per il progetto pilota, auspicando che possa diventare un modello nazionale. Il senatore Ignazio Zullo e l’onorevole Luciano Ciocchetti hanno ribadito il sostegno delle istituzioni, sottolineando l’importanza di estendere lo screening della malattia renale cronica anche ai lavoratori delle aziende non sanitarie.
Un progetto pilota che nasce dall’esperienza e dalla competenza dei professionisti del Policlinico di Bari e diventa un modello di riferimento nazionale, è per noi motivo di grande orgoglio. L’approccio multidisciplinare anche alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori rappresenta un’innovazione importante in tema di prevenzione – Antonio Sanguedolce
“Come parlamentare, medico e presidente dell’intergruppo sull’invecchiamento attivo sono onorato di promuovere e testimoniare l’importanza di iniziative come questo programma di screening messo a punto dall’Università Aldo Moro di Bari ed attuato da illustri colleghi come il prof. Gesualdo e il prof. Vimercati. Agire sulla prevenzione e sulla promozione della salute nella popolazione lavorativa è un impegno del medico competente per la diagnosi precoce di malattie croniche invalidanti e per il cambiamento di stili di vita non corretti . Lo screening della malattia renale cronica si inserisce autorevolmente in questo quadro di azione e auguro che il progetto sviluppato al Policlinico di Bari possa realizzarsi nelle altre aziende sanitarie pubbliche per poi essere esteso a tutti i lavoratori di tutte le aziende sanitarie e non, pubbliche e private.
Se però è agevole l’attuazione di uno screening in un’azienda sanitaria pubblica peraltro anche universitaria vocata alla ricerca, l’estensione dello screening in altre aziende, soprattutto non sanitarie, va pianificata con dovizia di particolari che devono tenere conto dei costi a carico dei datori di lavoro, dell’adesione dei lavoratori, del coinvolgimento non solo dei medici competenti ma anche dei medici di medicina generale che non dimentichiamo sono i tutori della salute degli assistiti e devono assumere in carico per il proseguo degli affinamenti diagnostici e terapeutici i lavoratori che risultano positivi allo screening. È un impegno di forte rilevanza ma è un impegno anche della politica che deve collaborare nel saper mettere intorno ad un tavolo parti datoriali e sindacali, medici competenti con la loro rappresentanza, medici di medicina generale e società scientifiche. Ovviamente, io ci sono!” – Ignazio Zullo
“Abbiamo bisogno di potenziare la prevenzione, perché come i dati dimostrano si può migliorare la qualità della vita delle persone, aggiungere così terapie più efficaci con meno costi per l’SSN, liberando molti posti letto. Ci sono varie azioni che abbiamo intrapreso come XII Commissione e siamo attivi per aumentare l’intervento a sostegno di attività di prevenzione. E’ necesario aumentare la percentuale del 5% in prevenzione, in vai settori, come quella sulla patologia cardiocircolatoria e del tumore del polmone che possono essere causa di invalidità e morte e che oggi non rientrano in screening ritenuti necessari. Resto a disposizione per iniziative valide come questa del Policlinico di Bari” – Luciano Ciocchetti