TAVARNELLI: PER ESEMPIO 59% ITALIANI CHIEDE MAGGIORE CHIAREZZA SU OSTEOPATIA
ROMA – “L’osteopatia esiste, non e’ una professione ma una terapia complementare non convenzionale che e’ gia’ applicata da veri professionisti sanitari. Diversa e’ la definizione dell’osteopata come figura professionale, un errore – a questo punto voluto – che continua a commettere il Roi”. Cosi’ il presidente dell’Associazione italiana fisioterapisti, Mauro Tavarnelli, nel contestare alcune dichiarazioni del Registro degli Osteopati d’Italia, secondo cui la disciplina e’ a tutti gli effetti “una professione autonoma con un suo specifico approccio clinico al paziente e un proprio campo di intervento che riguarda la disfunzione somatica, di competenza esclusivamente osteopatica”.
Per Aifi, invece, questa definizione e’ “assolutamente inappropriata” in quanto l’esistenza di linee guida del trattamento osteopatico “non documenta affatto l’efficacia di una terapia, ma elenca delle raccomandazioni che potrebbero anche non essere supportate dalla letteratura scientifica”. Cosi’ come e’ “inaccettabile dichiarare di curare patologie come il reflusso gastroesofageo o la sindrome del colon irritabile”. Serve “maggiore chiarezza sul tema e sull’efficacia dell’osteopatia”, dunque, “una necessita’ avanzata dal 59% degli italiani, come dimostra proprio la recente indagine Roi. E sarebbe anche interessante- aggiunge Tavarnelli- chiedere alle rappresentanze dei medici e dei cittadini se condividono realmente le affermazioni del Roi”.
Per questi e altri motivi, Tavarnelli auspica il rispetto della legge 43/2006, che afferma come “l’individuazione di una nuova professione sanitaria, e non l’istituzione come invece si vorrebbe fare direttamente ora con il ddl Lorenzin, è subordinata a un parere tecnico scientifico espresso da apposite commissioni che operano nell’ambito del Consiglio superiore di sanita’, di volta in volta nominate dal ministero della Salute. Oltretutto- aggiunge il presidente Aifi- la definizione delle funzioni che caratterizzano una nuova professione deve evitare parcellizzazioni o sovrapposizioni con le professioni gia’ riconosciute o con le loro specializzazioni”.
Per Tavarnelli “nulla di tutto cio’ e’ stato rispettato, da quanto accaduto finora nei lavori parlamentari e dichiarato in ogni articolo del Roi, e le sovrapposizioni con le altre professioni sanitarie, in particolare il medico e il fisioterapista, sono palesi”. Alla luce di questi aspetti, l’Aifi rilancia: “Siamo fermamente convinti che serva una urgente regolamentazione delle professioni sanitarie esistenti- spiega il presidente- che attendono da troppi anni un loro pieno riconoscimento per la tutela della salute dei cittadini. Per questo chiediamo uno stralcio del concetto di nuove professioni sanitarie in un altro disegno di legge, in modo tale che si possa esaminare a parte la questione e nel contempo far proseguire l’iter del ddl Lorenzin e la conseguente istituzione degli ordini professionali”.