Home Italia Politica Salerno. Coppola (PCI) “In Italia è in atto un sistematico massacro sociale”

Salerno. Coppola (PCI) “In Italia è in atto un sistematico massacro sociale”

Raffaele Coppola, segretario PCI Salerno
Raffaele Coppola, segretario PCI Salerno
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In Italia siamo al massacro sociale, senza alcun ritegno: dopo i tagli alla Sanità per € 422 milioni, azzeramento di asili nido, aiuti alle famiglie povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza per € 214 milioni, arrivano anche i tagli al Fondo nazionale per le Politiche sociali da € 313 milioni ad € 99 milioni e tagli al Fondo per la non autosufficienza da € 500 milioni ad € 450 milioni; da ultimo (ma purtroppo non ultimo) sarà “tagliato” anche il fondo per il sostegno ai disabili gravissimi e anziani non autosufficienti a cui saranno prelevati € 50 milioni.

Tutto questo deciso dalla conferenza Stato-Regioni il 23 febbraio u.s. per rispondere all’imperativo dell’equilibrio di bilancio ed ai diktat della BCE; quella che oggi il governo chiama “spending review” non è altro che una spietata macelleria sociale pianificata senza ritegno ed a nulla può servire se non ad una “lavata di faccia” il ddl delega sul contrasto alla povertà che è diventato legge con 138 voti a favore e 71 contrari (e 21 astenuti) definito “Un passo avanti per venire incontro alle difficoltà delle famiglie. Impegno sociale priorità del Governo” dal capo del governo. Con l’approvazione del Ddl sarà introdotto il cosiddetto reddito di inclusione (Rei) per i nuclei familiari con i requisiti previsti dalla legge, per la verità molto restrittivi, che tra il 2017 e il 2018 sarà finanziato con € 4 miliardi grazie ai quali saranno “aiutati” circa 400 mila nuclei familiari; per beneficiare della misura sarà previsto il requisito di durata minima di residenza nel territorio nazionale ed un graduale incremento del beneficio e dell’estensione dei beneficiari, da individuare prioritariamente tra i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni.

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Attualmente il Sia – Sostegno Inclusione Attiva, che diventerà, appunto, Rei – è pari ad € 400 al mese che saranno elevati a circa € 480 estendendo i requisiti di accesso, fermo restando il particolare – che la dice lunga sulle intenzioni reali del governo – che il provvedimento non sarà finanziato nella legge di bilancio con gli iniziali € 500 milioni aggiuntivi previsti bensì, al ribasso, con appena € 150 milioni.

Se si considera e si tiene presente che l’Italia nel 2015 ha raggiunto il record storico di 4 milioni e 598 mila persone in stato di povertà assoluta – pari al 7,6% della popolazione residente e cioè ad 1 milione e 582 mila famiglie – non è difficile immaginare che quanto stanziato dal governo escluderà dagli aiuti circa il 78% dei poveri certificati dall’Istat; e se a questa situazione si aggiunge che il 39,9% degli italiani non può permettersi una spesa imprevista di € 800, il quadro diventa drammaticamente serio e preoccupante.
Ancora più grave ed indegno il comportamento del governo che mette in piedi solo un’operazione “di facciata” se si tiene conto che in questo momento in Italia – oltre al disagio di intere famiglie, di lavoratori precari e precarizzati, di giovani disoccupati e/o inoccupati – ci sono piu’ di 1 milione e mezzo di pensionati che percepiscono una pensione inferiore ad € 500 al mese, la disoccupazione giovanile e’ intorno al 40% (in alcune regioni del Sud addirittura circa il 60%) e che circa 100 mila persone, soprattutto giovani, abbandonano ogni anno il nostro Paese.

Eppure le risorse ci sarebbero, basterebbe prenderle dagli € 20 miliardi messi da parte per “salvare” le banche oppure dagli € 18 miliardi che rappresentano il costo totale del famigerato Jobs Act utile – e quindi finanziabile – solo a generare ulteriore precarietà nel mondo del lavoro oppure facendo pagare l’IMU al Vaticano (ancora tutta da quantificare) e che per il solo comune di Roma toccherebbe la cifra di circa € 60 milioni.
Da ultimo, ma non per ultimo, confermano la natura di classe del governo Gentiloni le misure adottate – quasi di nascosto – per la lobby militare con l’incremento del budget di spesa per l’anno 2017 pari ad € 23,4 miliardi (+ 0,7% su anno 2016 e + 2,3% rispetto alle previsioni).
Per il ministero della Difesa, quindi per gli armamenti e non per la protezione sociale, il governo italiano avrà da spendere 64 milioni al giorno e cioè € 2,6 milioni all’ora!!

A questo stato di cose presenti la risposta dei comunisti deve essere decisa e ferma!!
Nessun compromesso e nessun accordo di programma di tipo riformista col Partito Democratico e con il centro-sinistra: opposizione dura per fermare il massacro sociale, per colpire i parassiti sociali e per redistribuire ricchezze e redditi in favore di chi più di ogni altro ne ha bisogno.
Per la giustizia sociale, i comunisti sono pronti alla lotta!!

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