Sotto il segno dell’equità fiscale, la manovra 2025 dimentica milioni di contribuenti
Una riforma costosa ma incompleta
La riforma Irpef 2025 e il nuovo taglio al cuneo fiscale rappresentano, sulla carta, un passo verso un sistema più moderno. Ma l’analisi di Unimpresa lancia un allarme chiaro: il costo complessivo sfiora i 18 miliardi di euro all’anno e i benefici si fermano ai soli lavoratori dipendenti. A restare fuori sono i professionisti, le partite IVA e gli incapienti, ossia coloro che non hanno abbastanza reddito per beneficiare delle detrazioni.
Gli esclusi della riforma: partite IVA e lavoratori discontinui
Nonostante la riforma punti a semplificare il fisco con la riduzione degli scaglioni da quattro a tre e l’estensione della no-tax area, oltre 6 milioni di lavoratori autonomi e 4 milioni di lavoratori poveri restano ai margini. La nuova detrazione fissa da 1.000 euro interessa solo chi ha un reddito tra 20.000 e 40.000 euro, mentre chi guadagna meno riceve un bonus proporzionale. Tuttavia, nessuna di queste misure è strutturale per le fasce più fragili.
Coperture parziali e sostenibilità in discussione
Il taglio delle detrazioni per familiari e la fissazione di tetti agli oneri detraibili generano un recupero di appena 0,9 miliardi su un buco da 5,2 miliardi. Il saldo netto è negativo per oltre 4 miliardi di euro l’anno, e le coperture previste risultano fragili. Senza un parallelo potenziamento della lotta all’evasione fiscale e una seria razionalizzazione della spesa, la sostenibilità dell’intervento è messa in discussione.
Una riforma che non premia chi produce reddito autonomo
Il giudizio finale, secondo il Centro studi di Unimpresa, è positivo ma condizionato. Se da un lato si apprezza il tentativo di rendere il sistema più coerente, dall’altro si denuncia una frammentazione fiscale che continua a colpire chi lavora in proprio. Il sistema attuale esercita una pressione selettiva su chi contribuisce con regolarità ma non riceve riconoscimenti né benefici. Serve una revisione profonda della struttura dell’Irpef, che premi il valore prodotto indipendentemente dalla forma contrattuale.
Fisco moderno? Solo se è davvero inclusivo
Perché il fisco diventi davvero un motore di crescita equa, è necessario allargare la platea dei beneficiari, rivedere le detrazioni e costruire un’imposta personale sul reddito che sia neutra, trasparente e davvero universale. Come ha dichiarato Manlio La Duca, consigliere nazionale di Unimpresa:
“Il sistema fiscale del futuro non può più essere segmentato e parziale. Un Paese competitivo ha bisogno di un fisco che non faccia distinzioni tra chi lavora”.
FAQ
1. Cosa prevede la riforma Irpef 2025?
Riduzione degli scaglioni da 4 a 3, ampliamento della no-tax area e nuovi bonus per redditi bassi.
2. Chi beneficia della nuova detrazione fissa?
I lavoratori dipendenti con reddito tra 20.000 e 40.000 euro.
3. I lavoratori autonomi sono inclusi?
No, le partite IVA e i professionisti restano esclusi dai benefici.
4. Qual è il costo totale della riforma?
Circa 18 miliardi di euro all’anno tra 2025 e 2027.
5. Quali sono le coperture previste?
Tagli alle detrazioni per familiari e tetti agli oneri detraibili.
6. Che effetto ha la riforma sul ceto medio?
L’aliquota media si riduce solo dello 0,9% per redditi oltre 42.800 euro.
7. Quali lavoratori restano esclusi dai bonus?
Oltre 6 milioni di autonomi e 4 milioni di lavoratori poveri.
8. Il bonus per redditi sotto i 20.000 euro è permanente?
No, è temporaneo e non strutturale.
9. Cosa propone Unimpresa per migliorare la riforma?
Estensione dei benefici a tutti i contribuenti e revisione delle detrazioni.
10. Ci sono rischi per la finanza pubblica?
Sì, senza coperture stabili si rischiano futuri tagli o nuove tasse.
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