Il programma d’inchiesta di Rai3 è il contenuto Rai più seguito e discusso online, con numeri da record nella fascia 15-25 anni
Un successo che va oltre la TV
Report, lo storico programma d’inchiesta di Rai3, non solo tiene incollati milioni di spettatori davanti alla TV la domenica sera, ma sta anche conquistando un pubblico nuovo e fondamentale: quello giovane e digitale.
Con punte d’ascolto del 13% in prima serata e una media stabile dell’8%, il programma condotto da Sigfrido Ranucci si conferma un pilastro del servizio pubblico.
Ma è sui social network che sta scrivendo la sua vera rivoluzione.
Numeri social da capogiro
Secondo un’analisi di Omnicom Media Group, Report è il programma Rai più seguito e discusso sui social, con oltre 5,3 milioni di utenti unici in un solo mese.
Un dato impressionante, superiore perfino a produzioni più leggere e mainstream, come Ballando con le stelle, Mare fuori o Il paradiso delle signore, tutti ben al di sotto del milione.
La forza di Report? L’essere riuscito a trasformare il proprio linguaggio giornalistico in contenuti virali, condivisibili e capaci di generare dibattito.
Ranucci e la strategia vincente per i giovani
Dietro al boom social c’è una strategia mirata, costruita nel tempo da Sigfrido Ranucci grazie anche alla sua esperienza multimediale a Rainews24.
L’obiettivo era chiaro: portare il programma dove i giovani vivono, cioè sulle piattaforme digitali. E ci è riuscito.
Oggi Report è uno dei pochi contenuti del brand Rai davvero rilevanti tra i 15-25enni, un pubblico solitamente più legato a Mediaset o ai creator nativi digitali. In altre parole: senza Report, la Rai rischierebbe di sparire dai radar delle nuove generazioni.
Più forte di Sanremo (quasi)
L’unico prodotto Rai capace di tenergli testa è Sanremo, ma si tratta di un evento annuale, mentre Report è presente tutto l’anno, con contenuti che generano engagement costante.
E questo fa tutta la differenza. Il successo social non è solo una questione d’immagine, ma rappresenta un valore reale per gli investitori pubblicitari, che oggi guardano sempre più alla capacità di generare interazioni e non solo ascolti televisivi tradizionali.
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