Referendum, accuse infuocate: “Il governo boicotta il voto”, Schlein attacca e Fumarola si chiama fuori

Dalla leader del Partito Democratico accuse gravi all’esecutivo, mentre la Cisl prende le distanze dallo strumento referendario

Schlein all’attacco: “Il governo boicotta il voto”

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha lanciato un’accusa pesantissima in un’intervista a La Stampa: “Il governo sta boicottando i referendum“. Secondo la leader dem, si tratta di un tentativo consapevole di ostacolare la partecipazione popolare su cinque quesiti chiave che riguardano lavorocittadinanza e sicurezza sociale.

La linea del PD è chiara: “Pieno appoggio a tutti e cinque i quesiti”, ribadisce Schlein. Una presa di posizione netta, che punta a mobilitare gli elettori contro quello che definisce “un comportamento grave da parte delle istituzioni”. E affonda anche contro il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Grave che la seconda carica dello Stato inviti a disertare le urne”.

I temi al centro del voto: cittadinanza e lavoro

Tra i temi principali del referendum spicca il nodo dell’acquisizione della cittadinanza italiana. Schlein lo dice senza mezzi termini: “Chi nasce o cresce in Italia è italiano. In attesa di una legge compiuta, votiamo sì per correggere una norma ingiusta“.

Altrettanto centrale è la questione del lavoro precario. La segretaria del PD insiste sull’importanza di “votare sì per contrastare la precarietà e aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro“. Secondo fonti interne, oltre il 90% della base del partito condivide questa linea referendaria, a testimonianza di un forte radicamento del consenso.

La Cisl si smarca: “Non andrò a votare”

Sul fronte sindacale arriva però un altolà: Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ha annunciato al Corriere della Sera che non parteciperà al voto dell’8 e 9 giugno. “Ritengo che lo strumento del referendum non sia adeguato“, ha dichiarato.

Secondo Fumarola, servirebbe invece una “riforma organica che coinvolga Parlamento e forze sociali”. Critica anche la natura politica del dibattito: “Rischiamo che tutto venga ridotto a una logica da stadio, mentre il mondo del lavoro è radicalmente cambiato”.

Uno scontro di visioni sul ruolo della democrazia diretta

Il confronto tra la posizione della Schlein e quella di Fumarola evidenzia due approcci opposti alla democrazia diretta. Da un lato c’è chi la vede come strumento di mobilitazione popolare e correzione normativa. Dall’altro, chi la considera un’arma spuntata, inadatta a intercettare la complessità delle riforme attuali.

Quel che è certo è che i referendum dell’8 e 9 giugno saranno non solo un banco di prova per i quesiti proposti, ma anche un termometro politico della partecipazione democratica in Italia.

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