Quando la violenza di genere entra nel tribunale e la salute mentale chiede ascolto
Un dialogo scomodo ma necessario tra diritto e salute mentale
96 femminicidi in un solo anno, 63 dei quali commessi da partner o ex. Il dato 2023 dell’ISTAT è agghiacciante, ma dietro questi numeri si nasconde una realtà ancora più complessa: quella in cui psichiatria, giustizia penale e violenza di genere si intrecciano in un campo minato di responsabilità, sofferenze e domande irrisolte.
A Genova, nella suggestiva cornice dello Spazio Archeologico dei Giardini Luzzati, si è svolta la presentazione del nuovo numero monografico della rivista Il Vaso di Pandora – Dialoghi in psichiatria e scienze umane, edita da Erga Edizioni. Un evento che ha offerto al pubblico l’occasione di affrontare un tema cruciale con occhi nuovi e linguaggio condiviso.
Il Vaso di Pandora: un numero speciale sul femminicidio
A curare il volume sono Norberto Miletto e Monica Carnovale, entrambi impegnati nella REMS ligure, che hanno raccolto contributi di altissimo livello scientifico, unendo rigore clinico e umanità narrativa. Il tema del femminicidio viene scomposto e riletto attraverso il filtro delle scienze umane, del diritto penale e della responsabilità sociale.
L’apertura è affidata all’ultimo scritto della compianta Grazia Zuffa, che sfida apertamente l’idea di diritto penale come unica risposta alla violenza. La sua analisi mette in discussione concetti cardine come punizione, soggettività femminile e cultura patriarcale, offrendo spunti provocatori e profondi.
La figura ambigua del “folle reo” e il doppio binario della giustizia
Il contributo di Franco Corleone, ex Garante dei diritti dei detenuti, tocca un nervo scoperto: la non imputabilità nei pazienti psichiatrici. Una questione che ancora oggi divide giuristi, clinici e opinione pubblica.
Secondo Corleone, è fondamentale smascherare la strumentalizzazione della malattia mentale nei processi penali: «Non possiamo accettare che la psichiatria diventi un braccio del controllo penale. Né che la giustizia si affidi solo a perizie e automatismi. Serve una rivoluzione culturale».
Cultura della cura, non cultura della paura
L’obiettivo dell’incontro e della pubblicazione è ambizioso ma urgente: costruire una cultura della cura e della responsabilità che vada oltre la punizione. In un momento storico in cui la paura guida troppo spesso le risposte legislative, il richiamo degli autori è chiaro: serve un nuovo dialogo tra diritto e salute mentale, orientato ai diritti, all’inclusione e alla comprensione della complessità umana.
Il Vaso di Pandora ci ricorda che la giustizia non è solo applicazione di codici, ma anche ascolto del dolore, lettura delle fragilità, e, soprattutto, volontà di riconoscere l’altro, anche quando fa paura.
Domande frequenti (FAQ)
1. Cos’è il Vaso di Pandora?
È una rivista scientifica che affronta temi di psichiatria e scienze umane con taglio multidisciplinare.
2. Qual è il tema del nuovo numero?
La relazione tra violenza di genere, psichiatria e giustizia penale.
3. Chi sono i curatori del volume?
Norberto Miletto e Monica Carnovale, operatori della REMS ligure.
4. Cosa sono le REMS?
Strutture sanitarie che accolgono autori di reato non imputabili per disturbi mentali.
5. Quanti femminicidi ci sono stati nel 2023 in Italia?
96, di cui 63 commessi da partner o ex partner.
6. Chi era Grazia Zuffa?
Una delle voci più autorevoli nel dibattito su giustizia e salute mentale, scomparsa recentemente.
7. Che cos’è il “folle reo”?
Una figura controversa usata per dividere colpa e cura nei processi penali.
8. Qual è la critica al sistema giuridico?
La sua tendenza a trasformare la sofferenza mentale in un automatismo giudiziario.
9. Cosa propone il volume?
Una nuova alleanza tra psichiatria e diritto, centrata sulla responsabilità condivisa.
10. Come si può leggere la rivista?
È disponibile tramite Erga Edizioni e in alcune biblioteche accademiche.
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