Prezzi fuori controllo: pane, latte e pasta sono diventati un lusso?

Dal 2022 al 2025 aumenti fino al 70% per i beni alimentari essenziali. Unimpresa lancia l’allarme: è emergenza sociale.

L’inflazione nel carrello: quanto costa oggi mangiare?

Pane, latte e pasta, pilastri della dieta italiana, hanno subito rincari vertiginosi negli ultimi tre anni. Secondo il Centro studi di Unimpresa, dal 2022 al 2025:

  • Il pane è aumentato fino al 62%, toccando punte di 5,5 euro al chilo.
  • Il latte è salito del 20%, raggiungendo 2,30 euro al litro.
  • La pasta ha visto impennate fino al 38% in un solo anno, stabilizzandosi intorno a 1,7 euro al chilo.

Una crescita che ha pesato sulle tasche delle famiglie, soprattutto quelle con redditi medio-bassi.

Le cause della stangata alimentare

Dietro l’esplosione dei prezzi alimentari c’è una tempesta perfetta. La guerra in Ucraina ha ridotto la disponibilità di grano e mais. La crisi energetica ha fatto esplodere i costi di produzione. La siccità globale ha colpito i raccolti, mentre la speculazione finanziaria ha alimentato ulteriori rincari.

Il risultato? Prezzi al dettaglio che si sono moltiplicati rispetto al costo delle materie prime, generando forti margini lungo la filiera.

Pane: da cibo quotidiano a bene di lusso

Il pane è forse il simbolo più evidente di questa crisi. Da 3,2 euro/kg nel 2021 si è arrivati a 5,5 euro nel 2025, con punte folli di 9,8 euro/kg a Ferrara.

Nonostante un lieve calo recente, il costo del grano tenero resta elevato: +86% per quello nazionale, +108% per quello estero.

Latte: prezzi gonfiati e stalle a rischio

Il latte crudo spot ha superato i 65 euro/100 kg nel 2025. Al dettaglio, il prezzo ha sfiorato i 2,30 euro/litro, anche a causa dell’aumento dei mangimi (+56%) e dell’energia.

In pericolo l’8% delle stalle italiane, minacciate da margini ridotti e alti costi di produzione.

Pasta: la regina della tavola sempre più cara

Anche la pasta ha subito l’effetto domino. Il prezzo è passato da 1,10 euro/kg a 1,76 euro in meno di due anni.

Il grano duro è aumentato del 70% e l’Italia importa ancora il 40% del fabbisogno. Le città sarde come Cagliari e Sassari sono le più care, mentre Messina e Siracusa restano più accessibili.

Le famiglie italiane tra rinunce e sconti

Nel 2022, quasi 6 italiani su 10 hanno ridotto il consumo alimentare. Aumentano gli acquisti nei discount (+11,9%) e la ricerca di offerte.

Oltre 4,5 milioni di cittadini hanno rinunciato a cure mediche per motivi economici. Un campanello d’allarme che segnala una povertà alimentare crescente, spesso invisibile ma devastante.

Le richieste di Unimpresa al governo

Il presidente onorario Paolo Longobardi lancia un appello forte:

«Il diritto al cibo non può essere subordinato alle dinamiche dei mercati finanziari.»

Tra le proposte di Unimpresa:

  • Riduzione dell’Iva sui beni essenziali
  • Controllo della speculazione sui prezzi
  • Fondi contro la povertà alimentare
  • Sostegno alla produzione locale

Domande frequenti (FAQ)

1. Quanto è aumentato il pane dal 2022?
Fino al 62%, con punte di oltre 9 euro/kg in alcune città.

2. Perché il latte è diventato così caro?
Per l’aumento dei costi di mangimi, energia e problemi nella filiera.

3. La pasta tornerà mai ai prezzi pre-crisi?
Difficile: i cali delle materie prime non si sono ancora riflessi sui prezzi finali.

4. I prezzi si sono stabilizzati nel 2025?
Sì, ma restano alti rispetto ai livelli del 2021.

5. Quali città italiane hanno i prezzi più alti?
Ferrara per il pane, Cagliari per la pasta, Milano e Firenze per entrambi.

6. Chi è più colpito da questi aumenti?
Famiglie a basso reddito e ceti popolari.

7. Cosa chiede Unimpresa al governo?
Ridurre l’Iva, controllare la speculazione e sostenere le famiglie fragili.

8. È un problema solo economico?
No, è anche sociale: incide su salute e istruzione.

9. Perché il pane costa così tanto rispetto al grano?
Per margini elevati nella filiera e costi energetici.

10. Come si può risparmiare?
Acquistando in discount, approfittando delle promozioni e riducendo gli sprechi.

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