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Pescara. Italia Nostra: “Il comune continua a non capire cosa significa il governo del verde”

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“C’era una volta una città-giardino, si chiamava Pescara, aveva: una riserva regionale, lunghi viali alberati di lecci e tigli, un mitico viale dannunziano con piante monumentali di pino d’Aleppo, viali ombrosi con l’italico pino domestico e, anche, vie centrali con alberi esotici di grande bellezza come le Paulonie e le Catalpe. Tutto questo oggi non c’è più, perché i viali alberati sono stati destabilizzati da numerosi tagli e le piante rimaste, potate in modo deturpante ed esiziale. Non a caso la città è piena di piante secche, pericolose perché instabili, simbolo d’incuria e d’inciviltà. Una via per tutte, via Cavour con 52 alberi di cui 33 secchi e i rimanenti “seccaginosi”-” E’ quanto si legge in una nota di Italia Nostra Pescara.

“La Riserva Dannunziana che annualmente riceve cospicui finanziamenti regionali non ha mai avuto il piano PAN (Piano di Assetto Naturalistico) e da anni è in attesa del suo Direttore. E così si perdono presenze di specie rare ed endemiche come accade al Verbascum niveum oppure alla delicata Clematis viticella, che stanno scomparendo a causa di ripuliture non necessarie e non eseguite a regola d’arte.

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In conferenza stampa Sindaco e Assessore propongono di usare, finalmente, risorse per le piantumazioni piuttosto che per abbattimenti o discutibili potature.
E meno male! Ma intanto si continua a tagliare piante sane, come dimostrano le ceppaie di palma nana e di tamerice, sul lungomare di Pescara e si potano quelle rimaste con tecniche sbagliate che provocano delle “scorticature” sul fusto e sui rami, “utili” d’inverno solo a far seccare le piante, grazie alle conseguenti azioni di gelo e freddo.

Non riusciamo, dunque, a comprendere una strana scelta di amministrare per pura apparenza, in modo contraddittorio e improvvisato, continuando a lavorare senza un programma, senza il dovuto rispetto della storia del “nostro” territorio e senza una visione del futuro assetto urbanistico della Città.

Chiediamo subito al Comune di
fermare qualsiasi attività sul verde cittadino
istituire subito una Commissione del Verde, come Assessore e Sindaco hanno più volte annunciato di voler fare
realizzare un Censimento e un Piano del Verde, attività multidisciplinare e propedeutica a qualsiasi intervento, considerando l’opportunità che il Piano del Verde si fondi sulla costituzione di una rete ecologica comunale, come avviene in molte città europee
prevedere un capitolo di bilancio per il Verde Pubblico
proteggere e valorizzare le aree cittadine ad “alta naturalità” che vanno dai popolamenti spontanei di Pinus halepensis alle formazioni relitte di macchia mediterranea
provvedere una volta per sempre alla piena funzionalità della Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana mediante la designazione del Direttore e l’approvazione del PAN
proporre una legge regionale che istituisca un albo di ditte preposte alla manutenzione del Verde con requisiti e professionalità specifiche
applicare e aggiornare il Regolamento del Verde comunale, e farsi promotori di un Regolamento del Verde a livello regionale, come avviene nelle altre regioni italiane.

E per ora ci fermiamo qui.

Annunciamo l’intenzione di avviare un ciclo d’incontri sul tema del Verde Pubblico cui saranno invitati cittadini, politici e tecnici.

Ci corre l’obbligo di ricordare sinteticamente (i lettori ci perdoneranno) l’importanza delle strutture verdi e le problematiche legate all’introduzione di alberi esotici:

le strutture arboree svolgono importanti “funzioni ecosistemiche” quali: riduzione dell’inquinamento atmosferico, riduzione delle escursioni termiche, migliore assorbimento delle acque piovane, aumento del valore degli immobili, aumento di habitat e nicchie ecologiche a beneficio della fauna, mitigazione del clima, induzione nella popolazione a comportamenti di vita salutare e sostenibile;
le piante esotiche non sono coevolute con l’ambiente naturale, ossia non sono in equilibrio con i fattori ambientali (clima, suolo, acqua, fauna) e hanno bisogno di una continua manutenzione, oltre al fatto che prima o poi mostrano problemi di sopravvivenza. L’inserimento di specie esotiche comporta l’introduzione di microrganismi estranei che al mutare delle condizioni ambientali possono diventare aggressivi/patologici in modo esponenziale (esempio il Punteruolo rosso). A questo proposito sono state emesse norme che vietano l’introduzione di alcuni legni esotici, responsabili di malattie, come la tracheomicosi (cancro del castagno, cipresso, platano e olmi). Nella gestione delle architetture verdi cittadine si parla di “foresta urbana” (Urban Forestry) a indicare la continuità ecologica che, grazie alle strutture arboree, si attua tra ambienti urbani (artificiali) e quelli semi-naturali e naturali. Il pensiero che la città sia un luogo avulso dagli equilibri naturali è una dicotomia tutta umana e culturale. Le piante e gli animali non conoscono i limiti amministrativi, entrano ed escono dalla città nei limiti imposti dai fattori naturali.

Le cause e gli effetti elencati sono indirettamente correlati al mercato in termini monetari perché strettamente connessi al benessere sociale e alla sostenibilità ambientale a lungo termine.

Per tali motivi la gestione del Verde Urbano richiede una corretta informazione dei cittadini e decisiva è la loro partecipazione.”

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