Islamabad risponde: “Colpiti aeroporti e basi aeree indiane”
Il Pakistan ha risposto con forza all’“aggressione indiana”, lanciando un’operazione di rappresaglia denominata “Bunyanun Marsoos”, termine coranico che significa “muro indistruttibile”. Secondo quanto riferito dalla TV di Stato pakistana, citata dalla CNN, sono stati colpiti l’aeroporto di Pathankhot e la base aerea di Udhampur, due centri strategici dell’aviazione indiana, in una risposta militare definita “occhio per occhio”.
Nel mirino anche altre basi aeree da cui sarebbero partiti i missili lanciati dall’India contro il Pakistan. Un’escalation che segna uno dei punti più critici nella storica rivalità tra i due Paesi dotati di arsenale nucleare.
Operazione Bunyanun Marsoos: simbolismo e strategia
Il nome scelto per l’operazione pakistana, “Bunyanun Marsoos”, ha un valore tanto simbolico quanto strategico. Il riferimento a un versetto coranico che evoca un muro compatto e indistruttibile mira a rafforzare l’immagine di un Pakistan coeso e deciso a difendersi con ogni mezzo.
Tuttavia, l’intervento non è solo militare: si tratta di una mossa calcolata per bilanciare l’aggressione percepita, rafforzare la posizione interna del governo Sharif e inviare un messaggio chiaro a New Delhi.
Convocata l’Autorità di comando nazionale: lo spettro nucleare
Segnale ancora più inquietante: il premier Sharif ha convocato l’Autorità di comando nazionale, organismo deputato a supervisionare le operazioni belliche nucleari. Il Guardian sottolinea che tale autorità viene attivata solo in caso di minaccia concreta di guerra, per valutare scenari e risposte anche con armi di distruzione di massa.
Questo sviluppo accresce la preoccupazione internazionale, spingendo la diplomazia mondiale a entrare in azione.
Gli appelli internazionali: tra diplomazia e timori
Il segretario di Stato USA Rubio ha offerto la mediazione americana affinché India e Pakistan ristabiliscano una “comunicazione diretta” e si evitino “errori di calcolo” che potrebbero trasformare il conflitto in qualcosa di molto più grave.
Anche Pechino si è espressa con forza, chiedendo a entrambe le potenze di “tornare urgentemente a un percorso di soluzione politica pacifica”, al fine di garantire “pace e stabilità nella regione”.
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