L’analisi di Unimpresa sui dati ISTAT: bene la crescita verso gli USA (+34,4%), ma l’Europa rischia di restare spettatrice del nuovo ordine economico
L’Italia tra resilienza e rischio geopolitico
Secondo i dati ISTAT, l’Italia ha registrato nel mese di settembre un aumento del 34,4% delle esportazioni verso gli Stati Uniti e del 76,8% delle importazioni, a un mese dall’entrata in vigore dei dazi americani. Numeri che testimoniano la resilienza dell’industria italiana, capace di adattarsi rapidamente a scenari mutevoli.
Ma, come avverte Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, dietro questi dati si nasconde un fenomeno più profondo: la nascita di nuovi equilibri commerciali globali dominati da scelte geopolitiche e riorganizzazione delle catene del valore.
Made in Italy: qualità, innovazione e reputazione
Nonostante le tensioni internazionali, il made in Italy continua a farsi spazio nei mercati più competitivi grazie alla qualità dei prodotti, alla ricerca tecnologica e all’innovazione industriale.
Settori come meccanica, moda e energia trainano la crescita, dimostrando che la forza delle piccole e medie imprese italiane resta un pilastro dell’economia nazionale.
Tuttavia, la stessa crescita evidenzia una vulnerabilità strutturale: il commercio mondiale è sempre più instabile, e le decisioni politiche influenzano i flussi più delle regole economiche.
Un’Europa più forte per affrontare i nuovi equilibri
Per Unimpresa, l’Europa non può limitarsi ad “osservare” i movimenti globali: deve costruire una strategia industriale comune che coordini le politiche dei singoli Stati e protegga le imprese europee.
L’aumento dell’export verso i Paesi OPEC (+23,8%), il Giappone (+15,6%) e la Svizzera (+10%) conferma che la domanda internazionale resta vivace, ma anche che l’Italia deve anticipare i trend e non subirli.
Secondo Longobardi, è il momento di rafforzare la diplomazia economica, investire in ricerca e innovazione, promuovere aggregazioni industriali e migliorare l’accesso al credito.
La lezione di Unimpresa: serve una visione di lungo periodo
L’aumento dell’export non è solo una buona notizia: è un campanello d’allarme.
Il nuovo equilibrio economico mondiale non si governa con dazi o incentivi, ma con una visione industriale europea a lungo termine che protegga le filiere produttive e sostenga la competitività delle PMI.
Come conclude Longobardi, «serve una cabina di regia permanente tra governo e associazioni di categoria per monitorare l’impatto dei dazi e costruire una politica industriale europea moderna, solidale e competitiva».
