Il prossimo 12 novembre si terrà a Roma la Camera di Consiglio del TAR del Lazio per discutere del ricorso presentato da alcune società scientifiche e dall’Associazione dei Centri Autorizzati CECOS contro le nuove linee guida ministeriali sulla procreazione medicalmente assistita, emanate il 20 marzo 2024.
Le motivazioni del ricorso delle società scientifiche
Il ricorso, presentato il 6 settembre 2024 da quattro principali società scientifiche (SIRU, SIU, SIA e UROP) e dall’associazione CECOS, punta il dito contro la mancanza di rigore scientifico e l’assenza di aggiornamenti terapeutici nelle linee guida ministeriali. Tali mancanze, secondo le associazioni, potrebbero comportare gravi preoccupazioni per la salute dei pazienti e ingenerare false aspettative.
Trattamenti non validati e costi elevati per i pazienti
Uno degli elementi più controversi riguarda l’inclusione di trattamenti non validati scientificamente, come la PGT-A. Questo test, ad alto costo, viene interamente a carico dei pazienti, un aspetto che solleva dubbi sia in termini di efficacia terapeutica sia di giustificazione dei costi.
La divisione della competenza andrologica e l’esclusione degli urologi
Il ricorso critica anche la scelta di limitare la competenza dell’urologo alla sola area chirurgica, suddividendo le competenze andrologiche tra diverse figure professionali. Secondo le associazioni, tale decisione risulterebbe non giustificata né dalla pratica clinica né dai reali bisogni dei pazienti.
L’impatto della legge Gelli-Bianco e l’importanza del giudizio del medico
Un altro aspetto sottolineato nel ricorso riguarda il mancato rispetto delle disposizioni della Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017), che garantisce al medico la libertà di scegliere il miglior trattamento in base alle caratteristiche del paziente. Le nuove linee guida ministeriali, imponendo pratiche vincolanti, non consentirebbero sufficiente flessibilità terapeutica.
La mancata partecipazione delle società scientifiche
Infine, le società scientifiche lamentano di non essere state coinvolte nella stesura delle linee guida, nonostante la Legge Gelli-Bianco preveda che le associazioni di categoria contribuiscano alla definizione delle raccomandazioni per garantire appropriatezza e tutela dei cittadini.