
Il bilancio tragico di gennaio 2025
Il primo mese del 2025 si apre con un drammatico bilancio: 60 morti sul lavoro, 15 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a un aumento del 33,3%. Di questi, 46 sono deceduti durante l’attività lavorativa, mentre 14 hanno perso la vita nel tragitto casa-lavoro.
Le regioni più colpite dalla mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro sono Umbria, Trentino-Alto Adige, Calabria, Basilicata, Puglia e Piemonte, mentre in Lombardia e Veneto si registra il numero più alto di vittime in valore assoluto.
Quali settori sono i più colpiti?
Il settore che ha registrato il maggior numero di decessi sul lavoro è quello dei trasporti e del magazzinaggio, con 6 vittime. Seguono le attività manifatturiere e il settore delle costruzioni, che contano 4 morti ciascuno. Questo dato evidenzia quanto la sicurezza in questi ambiti sia ancora insufficiente.
L’età e la nazionalità delle vittime
L’identikit dei lavoratori più a rischio è preoccupante: le fasce più colpite sono 55-64 anni (con un’incidenza di 4,5 vittime per milione di occupati) e 15-24 anni (2,5 per milione). Questo dimostra che, da un lato, l’esperienza non protegge dalla tragedia e, dall’altro, i giovani sono esposti a pericoli inaccettabili.
Un altro dato che colpisce è il numero di lavoratori stranieri deceduti: 10 su 46, con un’incidenza di 4,2 morti per milione di occupati, più del doppio rispetto agli italiani (1,7 per milione).
Una piaga senza fine: le regioni più a rischio
L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente ha suddiviso le regioni italiane in fasce di rischio:
- Zona rossa (rischio superiore al 125% della media nazionale): Umbria, Trentino-Alto Adige, Calabria, Basilicata, Puglia e Piemonte.
- Zona arancione: Campania e Veneto.
- Zona gialla: Lombardia, Liguria e Marche.
- Zona bianca (rischio inferiore alla media nazionale): Toscana, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta.
Un calo delle denunce di infortunio, ma non delle morti
Un dato apparentemente positivo riguarda la diminuzione dello 0,9% delle denunce totali di infortunio rispetto a gennaio 2024: da 42.166 a 41.800. Tuttavia, il numero di decessi sul lavoro continua a crescere, segno che la riduzione delle denunce non corrisponde a un miglioramento delle condizioni di sicurezza.
La giornata più pericolosa? Il martedì
L’analisi dei dati mostra che il martedì è il giorno della settimana in cui si sono verificati più incidenti mortali: ben il 23,9% del totale. Un’informazione che potrebbe rivelarsi utile per l’implementazione di strategie di prevenzione più mirate.
Cosa si può fare per fermare questa strage?
L’aumento delle morti sul lavoro non può essere ignorato. Servono controlli più rigidi, una maggiore formazione sulla sicurezza e investimenti in tecnologie di prevenzione. La salute e la vita dei lavoratori devono essere una priorità assoluta.
E tu cosa ne pensi? Lascia un commento qui sotto e facci sapere la tua opinione su questa emergenza che colpisce l’intero Paese.