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RBC GAM – Midterm USA: favoriti i Repubblicani, pesano preoccupazioni su economia e inflazione

Andrzej Skiba, Head of U.S. Fixed Income, RBC Global Asset Management
Andrzej Skiba, Head of U.S. Fixed Income, RBC Global Asset Management
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A cura di Andrzej Skiba, Head of U.S. Fixed Income, RBC Global Asset Management

Nelle ultime settimane, le elezioni di metà mandato del 2022 sono continuate a ritmo serrato.  Dai democratici che hanno finanziato i “repubblicani MAGA” nelle primarie, all’ex presidente Trump che ha tentato di fare da kingmaker, ai seggi e governatorati democratici che hanno rischiato di essere ribaltati (pensiamo a te, New York), è chiaro che questo non è stato un classico ciclo elettorale. 

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Dato che le elezioni di metà mandato favoriscono storicamente il partito di minoranza e dato che il Presidente Biden non ha un indice di gradimento molto alto, i repubblicani sono entrati in questa stagione elettorale come i presunti favoriti. Ciò si è riflesso nell’opinione comune che i repubblicani avrebbero riconquistato la Camera, in realtà il percorso verso la vittoria repubblicana al Senato si è rivelato più difficile, dato che solo 34 seggi sono in gioco, e di questi 21 sono già in mano ai repubblicani. Inoltre, fino a settembre i democratici sembravano pronti a difendere e potenzialmente a conquistare seggi al Senato. 

Tuttavia, come ci ha insegnato James Carville nel 1992: “È l’economia, stupido”. 30 anni dopo, sembra che sia ancora così, dato che le preoccupazioni per l’inflazione e i timori di una recessione dominano la conversazione e i sondaggi. Il risultato è che i repubblicani sono partiti di slancio e la nostra ipotesi più accreditata è che possano ottenere il controllo della Camera e del Senato. Inoltre, se gli “indecisi” continueranno a spostarsi verso il rosso, è molto probabile che i repubblicani ottengano 35-40 seggi alla Camera e potrebbero arrivare a 53 o addirittura 54 seggi al Senato.

Anche se questo scenario sarà visto come un cambiamento importante a Washington, ci aspettiamo una reazione relativamente blanda da parte dei mercati finanziari. Il ritorno a un governo diviso è tipicamente interpretato in modo favorevole dai mercati, ma nel contesto attuale non ci aspettiamo che emerga alcun tipo di intesa politica che possa guidare le policy. Ci aspettiamo invece la fine delle priorità legislative dei Democratici e un Congresso Repubblicano più interessato a posizionare il partito per il 2024 che a sponsorizzare leggi che possano superare il ‘resolute desk’.

Di conseguenza, riteniamo improbabile che i due partiti trovino un terreno legislativo comune anche nelle aree in cui potrebbe esserci un certo accordo, come la regolamentazione del settore tecnologico o alcune aree della riforma sanitaria. In altre parole, la disfunzionalità di Washington peggiorerà prima di migliorare, il che potrebbe portare le agenzie governative a utilizzare il potere normativo per promuovere l’agenda democratica in assenza di controllo da parte del Congresso (ad esempio, una SEC più aggressiva sotto Gary Gensler).

Con questo scenario, l’attenzione del mercato si sposterà rapidamente dalla politica all’inflazione e alla probabilità di una recessione. Quindi, se glielo chiedessimo, forse Carville parafraserebbe la sua celebre frase e, per i mercati di quest’anno e del 2023, direbbe – è la Fed, stupido.

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