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Maxi operazione contro la ‘ndrangheta: 44 arresti in quattro regioni, coinvolto un sindaco

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Un’operazione su scala nazionale per colpire la criminalità organizzata

Questa mattina, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro e del ROS hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 44 persone, accusate di reati legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso. L’operazione, coordinata dalla magistratura di Catanzaro, ha interessato diverse località della costa soveratese, oltre a regioni del Centro-Nord Italia, come Lazio, Piemonte e Lombardia.

Tra gli arrestati figurano imprenditori, affiliati della ‘ndrangheta e persino un sindaco, accusato di scambio elettorale politico-mafioso.

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Le accuse: mafia, estorsioni, traffico d’armi e droga

L’inchiesta ha permesso di ricostruire le attività della locale di ‘ndrangheta di Guardavalle (CZ), attiva non solo in Calabria, ma anche con ramificazioni in altre regioni italiane. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di:

  • Associazione mafiosa
  • Estorsioni, minacce e danneggiamenti
  • Traffico internazionale di armi e droga
  • Scambio elettorale politico-mafioso
  • Furti e intestazione fittizia di beni

L’indagine ha evidenziato come il sodalizio criminale avesse un controllo capillare del territorio e dell’economia locale, gestendo direttamente attività illecite e infiltrandosi negli appalti pubblici.

Il boss nascosto in un bunker e la rete di protezione

Uno degli elementi più rilevanti dell’inchiesta è stato l’arresto, avvenuto già nel 2021, di Cosimo Damiano Gallace, considerato il vertice della cosca. L’uomo è stato catturato all’interno di un bunker segreto, realizzato sotto un impianto di calcestruzzo a Isca sullo Ionio (CZ).

Grazie alle indagini, si è scoperto che una famiglia di imprenditori edili di Badolato (CZ) aveva organizzato e protetto la latitanza del boss, fornendogli vitto, alloggio e sistemi di videosorveglianza per garantire la sua sicurezza.

Interessi economici e infiltrazioni negli appalti pubblici

L’inchiesta ha anche svelato come la cosca avesse messo le mani su settori chiave dell’economia, tra cui la costruzione di infrastrutture. In particolare, il clan era interessato alla realizzazione di un metanodotto nel foggiano, oltre a gestire società di calcestruzzo e trasporto inerti attraverso prestanome.

Per questo motivo, contemporaneamente agli arresti, i militari hanno eseguito un sequestro preventivo su due imprese edili e su diversi beni mobili e immobili, tra cui due cave utilizzate per le attività della cosca.

Un colpo alla mafia, ma le indagini proseguono

L’operazione rappresenta un duro colpo alla ‘ndrangheta, ma il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari.

Le accuse dovranno essere confermate in sede processuale e, come previsto dal principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza degli indagati sarà accertata solo in caso di sentenza definitiva di condanna.

Quanto ritieni efficace la lotta contro la criminalità organizzata in Italia? Lascia un commento nel form in basso e condividi la tua opinione.

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