La legge di bilancio colpisce un settore che vale l’11% del PIL, con tassa di soggiorno e cedolare secca più alte.
Un comparto strategico dimenticato
La manovra fiscale 2025 non risponde alle esigenze del turismo italiano, un settore che contribuisce per quasi l’11% al PIL nazionale e genera oltre 237 miliardi di euro di valore economico.
Secondo Unimpresa, le misure contenute nella legge di bilancio risultano insufficienti e in parte penalizzanti, con il rischio di frenare crescita e occupazione.
Aumenta del 30% l’imposta di soggiorno
Tra i provvedimenti più contestati, l’aumento del 30% dell’imposta di soggiorno, che comporterà un esborso aggiuntivo stimato in 300 milioni di euro, portando il gettito complessivo a oltre 1 miliardo l’anno.
Di questa cifra, il 30% sarà trattenuto dallo Stato centrale, riducendo la quota destinata ai Comuni.
«Un paradosso – spiega Unimpresa – perché una tassa nata per sostenere infrastrutture, servizi e promozione locale finisce per sottrarre risorse ai territori».
Cedolare secca sugli affitti brevi al 26%
Altro nodo critico è l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, che passa dal 21% al 26%, colpendo i piccoli proprietari e le famiglie che gestiscono case vacanza e B&B.
Secondo il Centro Studi Unimpresa, la misura potrebbe ridurre del 10-15% l’offerta turistica nazionale, con un impatto particolarmente negativo sulle località minori e sui borghi italiani, dove il turismo diffuso rappresenta un presidio economico e sociale.
Investimenti ancora troppo bassi
Sul fronte delle risorse, la manovra stanzia 340 milioni di euro per il 2025 e 777,5 milioni su più anni, destinati a interventi come la detassazione delle mance e del lavoro festivo, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo e la promozione dei grandi eventi.
Tuttavia, si tratta di cifre modeste rispetto al valore complessivo del comparto. L’investimento pubblico, secondo Unimpresa, resta inferiore all’1% del valore generato dal turismo, una quota «del tutto insufficiente a sostenere innovazione, digitalizzazione e sostenibilità».
“Serve una visione di lungo periodo”
«Il Governo sembra perseguire una logica di prelievo più che di investimento – commenta Marco Salustri, consigliere nazionale di Unimpresa – con il rischio concreto di penalizzare la domanda turistica interna ed estera.
Il turismo non può essere trattato come un serbatoio fiscale, ma come una leva strategica di sviluppo e occupazione. Servono politiche strutturali e risorse all’altezza di un settore che rappresenta una parte essenziale del sistema economico e identitario italiano».
