Home Italia Lotta alla criminalità organizzata: operazione contro la ‘ndrangheta nel bresciano

Lotta alla criminalità organizzata: operazione contro la ‘ndrangheta nel bresciano

Misure cautelari per 33 persone e sequestro di beni per oltre 1,8 milioni di euro. Una rete mafiosa ramificata tra Italia e Spagna sotto la lente.

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Un’operazione contro la ‘ndrangheta nel nord Italia

Nella mattina di ieri, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza e i Carabinieri hanno portato a termine un’importante operazione contro la criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista. Sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 33 indagati, residenti tra Lombardia, Lazio, Calabria e Spagna, e disposto il sequestro di beni per un valore superiore a 1,8 milioni di euro.

Gli indagati sono accusati di reati quali detenzione illegale di armi, riciclaggio, usura, ricettazione, traffico di stupefacenti ed estorsioni, aggravati dal metodo mafioso.

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Una rete criminale radicata e federata

Le indagini, iniziate a settembre 2020 e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno messo in luce l’attività di un’associazione ‘ndranghetista originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in Calabria, che aveva stabilito una “locale” nel bresciano. Questo gruppo era legato alla cosca Alvaro, egemone nella zona aspromontana, e operava attraverso intimidazioni, estorsioni e traffici illeciti.

La rete criminale aveva stabilito rapporti di mutua assistenza con altri gruppi ‘ndranghetisti attivi nel nord Italia, consolidando la propria influenza sul territorio.

Coinvolgimenti politici e infiltrazioni nelle istituzioni

Le indagini hanno rivelato i rapporti tra il sodalizio mafioso e un esponente della comunità bresciana. Questo legame si basava sul patto scellerato dello scambio elettorale politico-mafioso, dove il clan garantiva supporto elettorale in cambio di futuri vantaggi economici illeciti.

Inoltre, la consorteria è riuscita a infiltrarsi nelle strutture carcerarie, utilizzando intermediari insospettabili, tra cui una religiosa, per veicolare messaggi tra i detenuti e i membri liberi dell’organizzazione.

Frodi e reati economico-finanziari

Oltre ai reati tradizionali, il gruppo criminale ha dimostrato capacità evolutive tipiche delle moderne organizzazioni mafiose. Attraverso imprese “cartiere” e “filtro”, attive nel commercio di rottami, gli indagati avrebbero emesso false fatture per un totale di 12 milioni di euro. Questo schema serviva a riciclare denaro e ridurre il reddito imponibile di imprenditori compiacenti.

Una risposta congiunta delle forze dell’ordine

L’operazione ha coinvolto circa 300 agenti, supportati da tecnologie avanzate, unità cinofile per la ricerca di armi, droga e denaro, e squadre specializzate delle tre forze di polizia. Le perquisizioni, ancora in corso, si estendono anche alle province di Bergamo, Verona e Treviso.

Presunzione di innocenza

I provvedimenti sono stati emessi sulla base delle prove raccolte, ma resta valida la presunzione di innocenza per tutti gli indagati fino alla sentenza definitiva.

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