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Un contesto globale dominato dagli Stati Uniti
Chi immagina che un investimento in azioni globali garantisca automaticamente diversificazione potrebbe rimanere deluso. Gli Stati Uniti continuano a dominare gli indici azionari globali, relegando altre regioni, come l’Europa, in secondo piano. Questa situazione è il riflesso di problematiche economiche che affliggono le principali economie europee, amplificate da politiche poco lungimiranti, una burocrazia eccessiva e una gestione spesso ideologica della transizione energetica verso il net zero.
Nonostante queste difficoltà, le azioni europee rappresentano un’opportunità interessante per gli investitori. Le valutazioni risultano modeste rispetto ai dati storici e molto più attraenti rispetto al mercato azionario statunitense, caratterizzato da valutazioni elevate e da una concentrazione eccessiva su un ristretto gruppo di titoli tecnologici.
La frammentazione come punto di forza
I mercati azionari europei, pur frammentati, offrono spunti di crescita interessanti. Alcuni Paesi della regione mostrano un’evoluzione economica comparabile a quella degli Stati Uniti, mentre le aziende europee spesso cavalcano le principali tendenze strutturali globali, come l’innovazione tecnologica e la sostenibilità.
Questa esposizione a fattori di crescita strutturale rende il mercato europeo un terreno fertile per investimenti a lungo termine. Il team di GAM, specializzato in azioni europee, si dichiara ottimista sul futuro di queste opportunità, nonostante le attuali incertezze.
Le riforme necessarie per rilanciare la competitività europea
Il celebre “Rapporto Draghi” del settembre 2024 ha evidenziato le debolezze strutturali dell’Europa, suscitando grande entusiasmo politico ma portando pochi cambiamenti concreti. Tra le raccomandazioni principali figurano la necessità di ridurre la burocrazia e di adottare politiche energetiche più pragmatiche che bilancino decarbonizzazione e crescita economica.
La competizione globale è destinata ad aumentare, specialmente con il possibile ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e il consolidamento di politiche pro-crescita oltreoceano. L’Europa, per restare competitiva, dovrà rispondere a queste sfide con maggiore agilità e visione strategica.