Il caso: l’invito all’astensione del presidente del Senato
Durante un evento a Firenze, Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha dichiarato senza mezzi termini: “Farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa” in merito ai referendum dell’8 e 9 giugno. Un’affermazione che ha immediatamente sollevato un polverone politico. Sebbene abbia precisato di essere ancora incerto sul suo voto personale, la sua intenzione di promuovere l’astensione ha fatto discutere.
Secondo La Russa, in qualità di seconda carica dello Stato, non sarebbe obbligato a esprimere apertamente la propria posizione, ma il messaggio è chiaro: disertare le urne.
Cinque referendum, due giorni cruciali
I cinque referendum previsti riguardano lavoro e cittadinanza, temi caldi e centrali per milioni di italiani. E proprio in questo contesto, l’uscita di La Russa assume un peso politico rilevante.
In un Paese dove l’affluenza è spesso bassa, incentivare il non voto significa, di fatto, tentare di invalidare la consultazione popolare, vanificando l’espressione diretta dei cittadini.
La risposta del Partito Democratico: “Grave attacco ai principi costituzionali”
Durissima la replica della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha accusato la destra di comportamenti irresponsabili: “È indegno che a dirlo sia la seconda carica dello Stato”.
Schlein ha ricordato che il voto è un dovere civico sancito dalla Costituzione e che scoraggiarlo significa minare la democrazia. Secondo la leader PD, l’estrema destra al governo “dimostra di non curarsi dei principi, dei diritti e del lavoro”.
Un gesto simbolico che infiamma il clima politico
L’invito all’astensione da parte di un’istituzione apicale come il presidente del Senato rappresenta un precedente pericoloso. In un clima già polarizzato, l’appello a “restare a casa” può contribuire ad aumentare il disincanto verso la politica.
Per molti osservatori, queste parole rischiano di delegittimare lo strumento referendario stesso, spingendo ulteriormente verso una crisi della partecipazione democratica.
E ora? Il destino dei referendum è nelle mani degli elettori
A meno di un mese dalle urne, il dibattito è più acceso che mai. Ma la vera risposta, come ha sottolineato Schlein, spetta ai cittadini: “La migliore risposta è andare a votare”.
Il messaggio è chiaro: se la politica cerca di silenziare la voce popolare, è proprio con il voto che il popolo può farsi sentire.
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