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Infrastrutture in Italia: il PNRR non basta, servono altri 139 miliardi per completare il piano

Un divario finanziario che minaccia la modernizzazione del Paese

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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) si conferma insufficiente a garantire la copertura finanziaria necessaria per la realizzazione delle infrastrutture strategiche italiane. Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, al 31 agosto 2024 il costo complessivo delle opere prioritarie ammonta a 483 miliardi di euro, mentre le risorse attualmente disponibili si fermano a 343 miliardi, lasciando un divario di 139,9 miliardi pari al 29% del totale. Un incremento di 35,6 miliardi (+7,9%) rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente agli adeguamenti progettuali e all’aumento dei prezzi.

Il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, sottolinea come il completamento di queste opere sia fondamentale per la crescita economica del Paese, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI). La realizzazione di infrastrutture moderne migliorerebbe la logistica, ridurrebbe i costi operativi e favorirebbe l’integrazione delle filiere produttive. Senza investimenti adeguati, le PMI italiane rischiano di restare escluse da mercati sempre più globalizzati e competitivi.

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Un’analisi dei settori infrastrutturali: dove manca il finanziamento?

Secondo Unimpresa, il divario finanziario riguarda soprattutto reti ferroviarie e stradali, che da sole assorbono il 76% del totale dei costi infrastrutturali.

  • Ferrovie: il settore più costoso, con un investimento totale di 205,7 miliardi (42,5% del totale), ma solo 129,6 miliardi coperti, lasciando un deficit di 76 miliardi.
  • Strade e autostrade: costano 161,9 miliardi, con 114,5 miliardi disponibili e una carenza di 47,4 miliardi.
  • Sistemi urbani (metropolitane e tranvie): fabbisogno residuo di 8,2 miliardi su un costo totale di 59,5 miliardi.
  • Porti e interporti: necessitano di ulteriori 3,7 miliardi.
  • Aeroporti e ciclovie: tra i settori più penalizzati, con solo 0,6 miliardi disponibili per le ciclovie, a fronte di un costo di 2,6 miliardi.

Alcune infrastrutture presentano invece una copertura finanziaria completa, come il Mo.S.E. di Venezia e i progetti energetici. Tuttavia, il Ponte sullo Stretto di Messina, una delle opere più discusse, ha un deficit di 1,5 miliardi rispetto al budget necessario di 13,5 miliardi.

Le criticità della realizzazione: burocrazia e ritardi

Oltre alla mancanza di fondi, il settore infrastrutturale italiano soffre di tempi di realizzazione troppo lunghi, che in molti casi superano i 30 anni dalla progettazione al completamento. Tra le principali cause:

  • Iter burocratici complessi e modifiche normative frequenti.
  • Contenziosi amministrativi e richieste di varianti da parte dei territori coinvolti.
  • Difficoltà nel coordinamento tra istituzioni e amministrazioni locali.

Il governo ha stanziato 192 miliardi per opere infrastrutturali tramite il PNRR-PNC, di cui 82,7 miliardi già contrattualizzati, ma ciò non basta a garantire il rispetto delle tempistiche previste.

Un appello per interventi immediati

Unimpresa lancia un monito al governo: il completamento delle infrastrutture italiane non deve essere considerato solo un costo, ma un investimento strategico per lo sviluppo del Paese. È necessario sbloccare i progetti, trovare ulteriori risorse dai fondi nazionali ed europei e accelerare i lavori.

Il futuro economico dell’Italia dipende dalla capacità di modernizzare il proprio sistema infrastrutturale. Cosa ne pensi? Le attuali strategie sono sufficienti o servono interventi più decisi? Condividi la tua opinione nei commenti!

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