Inflazione all’1,7%: un segnale di salute, non di allarme

Unimpresa: “È un ritorno alla normalità, non una fiammata preoccupante”. La stabilità dei prezzi rafforza fiducia e consumi.

Inflazione 2025: perché il +1,7% è un buon segnale

L’inflazione al +1,7% registrata in Italia a giugno 2025 non è un campanello d’allarme, ma un segnale positivo. Secondo il Centro studi di Unimpresa, si tratta di un passo verso l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, considerato ottimale per un’economia in equilibrio. I rincari sono legati a dinamiche settoriali fisiologiche, soprattutto nel comparto alimentare, mentre continuano a calare i prezzi dell’energia.

Alimentari su, energia giù: la doppia faccia dei prezzi

A trainare l’indice sono i beni alimentari non lavorati (+4,2%) e lavorati (+3,0%), a causa di condizioni climatiche sfavorevoli e tensioni nelle filiere produttive. Nessuna spirale inflattiva, dunque, ma effetti mirati e temporanei. Al contrario, nel settore energia si assiste a una marcata frenata: i prezzi regolamentati crescono meno (+22,7% da +29,3%) e quelli non regolamentati continuano a calare (-4,6%).

Inflazione di fondo stabile: consumi prudenti, salari sotto controllo

Il dato dell’inflazione di fondo (esclusi alimentari freschi ed energia) si attesta all’1,8%, coerente con salari stabili e domanda interna in lenta ripresa. Per la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, si tratta di un segnale di equilibrio e di normalizzazione dopo gli shock del biennio 2022–2023.

Il messaggio agli italiani: fiducia nei fondamentali

Secondo Unimpresa, il dato dell’1,7% non solo non è preoccupante, ma anzi rafforza le basi per un 2025 in cui l’inflazione si attesterà tra l’1,5% e l’1,8%. Un quadro coerente con una ripresa della fiduciaconsumi cauti e politiche fiscali attente. Resta però necessario monitorare settori chiave come alimentare e logistica, senza generare inutili allarmismi.

Domande frequenti sull’inflazione 2025

1. Cosa significa inflazione all’1,7%?
Indica che, rispetto a un anno fa, i prezzi medi sono aumentati dell’1,7%.

2. È un valore preoccupante?
No. Secondo Unimpresa è un dato fisiologico, in linea con l’obiettivo BCE del 2%.

3. Quali settori stanno contribuendo di più all’aumento?
Soprattutto il settore alimentare, a causa di fattori stagionali e climatici.

4. I prezzi dell’energia stanno salendo?
No, continuano a diminuire, soprattutto quelli non regolamentati.

5. Cos’è l’inflazione di fondo?
È l’inflazione al netto di alimentari freschi ed energia, indicatore più stabile.

6. È prevista un’accelerazione dei prezzi?
No, il trend atteso è tra l’1,5% e l’1,8% per il 2025.

7. L’inflazione incide sul potere d’acquisto?
Sì, ma se contenuta sotto il 2%, l’impatto è moderato.

8. Qual è l’effetto sull’economia reale?
Favorisce equilibrio tra consumi, produzione e redditi.

9. Come reagirà la BCE?
Con ogni probabilità manterrà la rotta su tassi e obiettivi.

10. Cosa dovrebbe fare il governo?
Continuare a sostenere i consumi interni e monitorare settori sensibili.

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