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India: tra boom demografico e crescita economica

Roberto Rossignoli, Portfolio Manager Moneyfarm 
Roberto Rossignoli, Portfolio Manager Moneyfarm 
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  • Nel 2023 si prevede che la Cina cederà il primato di paese più popoloso del pianeta all’India che, dopo aver superato in aprile i 1.425 miliardi di abitanti, continuerà a crescere per diversi decenni
  • Tra il 2023 e il 2050 Cina e India assisteranno entrambe al raddoppio del numero di over 65, ma in India questo trend sarà compensato dalle nuove nascite e dall’aumento della percentuale di giovani in età lavorativa
  • La rapida crescita demografica giocherà a favore della scalata dell’India verso la vetta delle maggiori economie a livello mondiale, contribuendo al suo passaggio dal quinto al terzo posto 
  • Crescita demografica ed economica non vanno però di pari passo e il tasso di partecipazione al mercato del lavoro potrebbe indebolire l’effetto demografico sulla crescita economica indiana
  • Neanche tra performance degli investimenti azionari e crescita economica c’è una corrispondenza univoca, ma l’ottima performance dell’indice azionario indiano avrà sicuramente conseguenze positive in termini di apertura agli investitori, all’economia di mercato e a una posizione geopolitica più neutrale

A cura di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm

Milano, 20 giugno 2023 – Nel 2021, secondo i dati della Banca Mondiale, la variazione annua del tasso di crescita della popolazione indiana è stata del +0,8%, contro il +0,1% di Cina e Stati Uniti: un vero e proprio boom demografico, confermato anche dalle più recenti stime delle Nazioni Unite, che evidenziano come nel 2023 la Cina cederà il primato di paese più popoloso del mondo proprio all’India. Quest’ultima in aprile ha raggiunto il miliardo e 425.775.850 milioni di abitanti e si prevede continuerà a crescere per diversi decenni, mentre il Dragone, dopo aver toccato il record dei 1.426 miliardi nel 2022, ha invece iniziato un lento calo demografico e potrebbe addirittura scendere al di sotto del miliardo di abitanti entro la fine del secolo.

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Inoltre, secondo il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, tra il 2023 e il 2050 la Cina assisterà al raddoppio del numero di abitanti con almeno 65 anni d’età: un trend che interesserà anche l’India, dove però le nuove nascite e la percentuale di giovani saranno comunque superiori rispetto alla popolazione anziana. Attualmente, infatti, i giovani con meno di 25 anni rappresentano quasi la metà della popolazione indiana e, secondo le statistiche, il numero di indiani in età lavorativa continuerà ad aumentare fino alla metà del secolo, per poi stabilizzarsi, offrendo ampie opportunità di crescita economica nei prossimi decenni. 

Senza dubbio questa rapida crescita demografica giocherà a favore della scalata dell’India verso la vetta delle maggiori economie a livello mondiale. Avere un’alta percentuale di giovani significa infatti poter fare affidamento su una forza lavoro più propensa al cambiamento, soprattutto nel settore tecnologico, in grado di dare spinta e dinamicità alla crescita economica del Paese. Attualmente l’India, con un Pil di quasi 3.500 miliardi di dollari,si posiziona al quinto posto a livello mondiale, tra le economie in più rapido sviluppo, ma si prevede che nei prossimi dieci anni passerà al terzo posto al mondo, con un Pil di circa 10.000 miliardi di dollari. Per il 2023 la Banca Mondiale stima che il tasso di crescita dell’India (+6,6%) supererà tutte le principali economie, inclusa quella cinese (+4,3%) e quella degli Stati Uniti (+0,5%).

Tuttavia, crescita demografica ed economica non vanno necessariamente di pari passo, come dimostra il fatto che, sebbene dal 1980 l’andamento demografico indiano abbia sempre sovraperformato quello cinese, questo non si è mai tradotto in una maggiore crescita economica. Sicuramente avere a disposizione una maggiore quantità di popolazione in età lavorativa può supportare la crescita economica, così come avere una forte componente di over 65 può deprimerla, ma occorre considerare anche la labor force participation, cioè il tasso di partecipazione al mercato del lavoro, che potrebbe indebolire l’effetto demografico sulla crescita economica. 

Povertà e disuguaglianza restano una piaga sociale per l’India e, se da un lato il Paese può contare su un gran numero di giovani desiderosi di dare il proprio contributo alla crescita economica, dall’altra i posti di lavoro, al momento, non bastano per tutti, specialmente nelle regioni del Nord del Paese, che dipendono ancora fortemente dall’agricoltura. Uttar Pradesh, per esempio, ospita il 17% della popolazione indiana, ma occupa solo il 9% dei posti di lavoro nell’industria.

Per quanto riguarda una possibile correlazione tra la crescita economica e la performance degli investimenti azionari, l’evidenza empirica è mista e neanche la ricerca accademica è stata in grado di trovare una risposta univoca. Ad esempio la straordinaria performance economica della Cina non si è di fatto tradotta in un altrettanto straordinaria performance dell’azionario che, in generale, sembra guidata soprattutto da fattori quali: 

  • la redditività delle azioni comprese nell’indice;
  • l’evoluzione della composizione settoriale e del panorama regolamentare e competitivo sia nazionale che internazionale;
  • il sentiment degli investitori verso quella particolare area geografica e settoriale.  

Il maggiore indice azionario indiano per ora sembra performare molto bene, con importanti conseguenze in termini di apertura agli investitori, all’economia di mercato e a una posizione geopolitica più neutrale, oltre che in termini di nuova spinta ai servizi IT, soprattutto dopo che il Covid ha dato impulso al lavoro da remoto in questi settori. 

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