L’attacco: Nuova Delhi colpisce e avvisa gli Stati Uniti
Le operazioni militari indiane in territorio pakistano non sono passate inosservate. Dopo i raid mirati lanciati da Nuova Delhi contro presunti obiettivi terroristici in Pakistan, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale indiano, Ajit Doval, ha prontamente informato il Segretario di Stato americano Marco Rubio, attualmente anche Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA ad interim.
Una nota ufficiale dell’ambasciata indiana a Washington sottolinea che le azioni sono state “mirate e precise”, a conferma della volontà di Nuova Delhi di presentare l’attacco come legittimo e giustificato.
Islamabad risponde: “Atto di guerra, reagiremo”
Dall’altra parte del confine, però, la lettura è completamente diversa. Il Primo Ministro pakistano Shehbaz Sharif ha bollato i raid indiani come “vigliacchi”, dichiarando che si tratta di un atto di guerra.
In un messaggio su X (ex Twitter), Sharif ha promesso che il Pakistan si riserva il diritto di rispondere con la forza, e che “l’intera nazione è con l’esercito” nel decidere come reagire a quella che viene considerata una provocazione senza precedenti.
Civili nel mirino: otto morti e decine di feriti
La denuncia più grave arriva però dal portavoce dell’esercito pakistano, tenente generale Ahmed Chaudhry: ben otto civili uccisi in 24 attacchi localizzati in sei diverse aree del territorio pakistano.
Tra le vittime, una bambina di tre anni morta in una moschea a Bahawalpur, nel Punjab. Altri 35 civili sarebbero feriti, e due risultano dispersi. Secondo Chaudhry, questi numeri confermerebbero la natura indiscriminata degli attacchi.
Obiettivi strategici o crimini di guerra?
L’India difende la sua posizione affermando di aver colpito esclusivamente siti terroristici. Ma Islamabad accusa Nuova Delhi di aver bombardato una centrale idroelettrica, danneggiando una diga e colpendo risorse idriche vitali.
“Quale legge di guerra permette di colpire l’acqua di un popolo?”, si chiede un portavoce pakistano. In gioco non c’è solo la sicurezza, ma anche la sopravvivenza civile e ambientale.
L’ONU lancia l’allarme: “Il mondo non può permettersi una guerra”
Mentre la tensione cresce, le diplomazie si muovono. Il portavoce dell’ONU, Stéphane Dujarric, ha lanciato un chiaro messaggio: “Il mondo non può permettersi uno scontro militare tra India e Pakistan“.
Il Segretario Generale António Guterres ha invitato le due potenze nucleari a “esercitare moderazione militare” e aprire al dialogo diplomatico, per evitare un’escalation che potrebbe infiammare tutta l’Asia meridionale.
La linea tra operazione antiterrorismo e dichiarazione di guerra è sempre più sottile nel subcontinente indiano. Mentre le accuse si rincorrono, le vittime civili aumentano e il rischio di un conflitto aperto cresce ogni ora. La comunità internazionale osserva con apprensione e si interroga: riusciranno India e Pakistan a fermarsi prima del punto di non ritorno?
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