Home Italia Inchino della Madonna al boss. Individuati responsabili

Inchino della Madonna al boss. Individuati responsabili

Direzione Investigativa Antimafia
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E’ la Madonna che deve inchinarsi al Boss o il mafioso a doversi inchinare (e magari pentire) davanti alla Madonna, per i cristiani simbolo di purezza assoluta? E’ certamente la domanda che si saranno fatti molti fedeli cattolici, anche calabresi.

La domanda se l’è posta anche la Direzione Investigativa Antimafia che ha immediatamente aperto un fascicolo dopo i fatti accaduti ad Oppido Mamertina ed è notizia di oggi che sono stati individuati dagli inquirenti 25 persone identificate tra quelle che trasportavano la statua della Madonna delle Grazie: nessuno sarebbe appartenente a congregazioni religiose.
Per la sosta di ‘omaggio’ all’ergastolano Peppe Pazzagati, 82enne, ai domiciliari non sono, per ora, emersi reati ma la Dda continua a indagare sui 25.

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Fondamentale per l’identificazione delle persone la segnalazione con relativo video inviata dai carabinieri di Oppido il cui comandante ha abbandonato la processione quando si è accorto di ciò che stava accadendo, avviando i primi accertamenti.

I fatti: in Calabria la Madonna è tornata ad inchinarsi davanti alla potenza e alla venerazione del boss. E’ accaduto a Oppido Mamertina, Reggio Calabria, dove la statua della Madonna portata da diversi fedeli è stata fermata e poi inchinata durante la processione per omaggiare l’anziano boss della ‘ndrangheta.
Secondo quanto riportava “Il Quotidiano della Calabria” la statua della Madonna delle Grazie l’abitazione davanti alla quale è stata fatta inchinare la madonna è la casa di Peppe Mazzagatti, 82 anni, ritenuto a capo dell’omonima cosca, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso, attualmente ai domiciliari per motivi di salute.

Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Calabria, e dal suo clamoroso gesto di scomunicare gli esponenti della ‘ndrangheta, cosa che ha ancor di più fatto registrare prese di distanza nette dalla gran parte del clero calabrese.

Non tardava per esempio la reazione del Vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Milito, che annuncia provvedimenti: “Abbiamo appreso stamane di quanto è accaduto -ha assicurato- in tempi brevi prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone”.

Anche il Ministro dell’Interno Alfano ha fatto sentire la sua voce: “Deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi”, ha affermato il ministro complimentandosi al contempo con i rappresentanti dell’Arma per aver preso le distanze. Alfano ha concluso giudicando “incommentabili” tali atti.

Il sindaco di Oppido Mamertina ha dichiarato: “se ci sono stati gesti non consoni” il Comune “prenderà le distanze”. Ma -ha precisato il primo cittadino- è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni,con la Vara rivolta verso una parte del Paese”. “Noi ci siamo insediati da un mese”, ha aggiunto.“Tutto è avvenuto quasi alla fine e non abbiamo avuto il tempo di rendercene conto”.

Il Vescovo di Cassano allo Jonio e segretario della Cei, mons. Galantino, a proposito dell’inchino al boss durante la processione di Oppido Mamertina, ha affermato: “Non c’è alcun margine di commistione tra fede e malavita”. “Deve essere forte l’impegno della Chiesa per tradurre in fatti le parole del Santo Padre”, ha poi aggiunto riferendosi alla scomunica del Papa per i mafiosi, durante la visita in Calabria. “Ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna”, ha sottolineato il prelato.

“Mi sento tradito. Chi ha fatto chinare quella statua ha commesso un doppio peccato. Ha stravolto il senso della processione, e poi non si è trattato di un inchino ma di una sottomissione”. Lo ha dichiarato monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano Jonio e segretario generale della Cei, in due interviste (al Messaggero e al Corriere della Sera). “Vi sono due livelli sui quali intervenire:la condotta di vita dei malavitosi e quella dell’intera comunità”.

“Dispiace che i preti non abbiano avuto il coraggio di scappare dalla processione”. Lo ha affermato il presidente dei vescovi calabresi, monsignor Nunnari. “Quando i carabinieri hanno lasciato -aggiunge- i preti dovevano scappare. Avrebbero dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno”.

Sui fatti è intervenuto anche il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano. La vicenda della processione di Oppido Mamertina, in Calabria, “non è certamente la prima del genere in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalità e a un’acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra le popolazioni“. A rendere di nuovo attuale la vicenda, scrive il giornale,sono state le recenti parole di scomunica del Papa per gli appartenenti alla ‘ndrangheta.

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