Negli ultimi due anni, il debito delle amministrazioni locali italiane, comprendendo comuni, province e regioni, è stato ridotto di 7,1 miliardi di euro, pari al 6,1%. Questo risultato contrasta con il continuo aumento del debito dello Stato centrale, cresciuto nello stesso periodo di 229 miliardi di euro (+8,6%). L’analisi, condotta dal Centro studi di Unimpresa, sottolinea il divario di gestione finanziaria tra enti locali e Stato centrale, dimostrando che un approccio più responsabile e mirato può generare vantaggi significativi.
La riduzione del debito degli enti locali
Comuni, province e regioni hanno implementato politiche di razionalizzazione e controllo della spesa, ottenendo una diminuzione costante del debito.
- Regioni: Il debito è sceso da 39,38 miliardi a 37,25 miliardi, con un risparmio medio mensile di 88 milioni di euro.
- Province: Una riduzione del 6% ha portato il debito da 5,72 miliardi a 5,37 miliardi.
- Comuni: Il calo è stato di 2,16 miliardi, pari al 6,6%, passando da 33,04 miliardi a 30,88 miliardi.
- Altri enti locali: Il disavanzo complessivo è sceso da 10,74 miliardi a 9,83 miliardi, segnando un decremento dell’8,4%.
Questo andamento riflette una migliore gestione delle risorse pubbliche, soprattutto in settori come sanità, trasporti e infrastrutture.
Lo Stato centrale e l’aumento del debito
Contrariamente agli enti locali, lo Stato centrale ha registrato una crescita significativa del debito, passando da 2.669 miliardi a 2.898 miliardi tra il 2022 e il 2024. Questa crescita è attribuita a:
- Maggiori costi legati agli interessi sul debito pubblico.
- Spese straordinarie per affrontare crisi economiche globali.
- Mancanza di riforme strutturali per migliorare l’efficienza della spesa pubblica.
La discrepanza tra i due livelli di amministrazione evidenzia una necessità urgente di razionalizzare il bilancio statale, prendendo esempio dalle buone pratiche adottate dagli enti locali.
L’autonomia differenziata come strumento di miglioramento
Secondo il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, l’autonomia differenziata non deve essere vista come una minaccia, ma come un’opportunità per favorire una gestione più efficiente delle risorse. I risultati ottenuti dai comuni e dalle regioni dimostrano che un maggiore decentramento, se gestito con cautela, può portare a un uso più responsabile delle finanze pubbliche.
Ferrara sottolinea che:
- La razionalizzazione della spesa è essenziale per ridurre il debito senza compromettere i servizi essenziali.
- La collaborazione tra Stato e amministrazioni locali può migliorare la sostenibilità fiscale e garantire fiducia nelle istituzioni.
Conclusioni: una lezione dagli enti locali
Le performance virtuose degli enti locali italiani rappresentano un modello di riferimento per il bilancio dello Stato. La riforma dell’autonomia differenziata, se ben attuata, potrebbe riequilibrare la gestione del debito pubblico, valorizzando le buone pratiche già in atto nelle amministrazioni locali. Solo attraverso un’azione concertata e responsabile sarà possibile garantire un futuro sostenibile per le finanze pubbliche italiane.