A 300 miglia da Gaza, cresce la tensione: 530 attivisti, di cui 40 italiani, pronti a sfidare il blocco navale israeliano
La missione e i suoi obiettivi
La Gaza Sumud Flotilla ha ormai superato il punto di non ritorno. “Siamo a 300 miglia dalla Striscia, tra due giorni saremo nella zona di intercettazione e fra tre a Gaza” ha dichiarato Tony Lapiccirella, uno degli italiani a bordo.
La missione, che coinvolge 530 attivisti internazionali, tra cui 40 italiani, è stata concepita come un’azione non violenta per rompere l’assedio e aprire un canale umanitario verso la popolazione palestinese.
Nessun piano alternativo
Gli attivisti hanno ribadito che non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di fermarsi a Cipro o di cambiare rotta. “La nostra destinazione è Gaza – spiegano – non ci sono deviazioni possibili. Fermarci significherebbe tradire la nostra missione”.
Il rischio di un confronto con Israele
Il pericolo più grande, sottolinea Lapiccirella, resta quello legato alla violenza israeliana, già in passato esercitata contro missioni analoghe. “Quello che preoccupa è che i governi permettano a Israele di andare oltre la legge internazionale, senza conseguenze”.
L’appello di Mattarella e la via diplomatica
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva chiesto di accettare la via della mediazione diplomatica, invitando le parti a ridurre i rischi di uno scontro. Ma gli attivisti insistono: l’unico modo per rendere visibile la causa palestinese e aprire spiragli umanitari è raggiungere direttamente Gaza.
