Garanzie pubbliche alle imprese: 270 miliardi e un futuro da stabilizzare

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Unimpresa: lo Stato resta pilastro del credito bancario, ma servono regole chiare e responsabilità condivisa

Un pilastro del credito italiano

Secondo il Centro studi di Unimpresa, le garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese hanno raggiunto nel primo semestre 2025 circa 270 miliardi di euro, pari al 14% del PIL. Si tratta di una quota ormai strutturale, che conferma il legame tra banche, imprese e Stato.

Dall’emergenza alla stabilizzazione

Dal 2019 a oggi il ricorso alle garanzie è passato da 85 miliardi (4,7% del PIL) a un picco di 350 miliardi durante la pandemia, per poi assestarsi attorno ai 270 miliardi. L’eccezionalità è finita: lo strumento è diventato una nuova normalità del credito.

Flussi e qualità del credito

Nei primi sei mesi del 2025 sono stati deliberati 23,7 miliardi di nuovi prestiti, coperti per 16,6 miliardi da garanzie pubbliche. Le domande accolte sono state 128.587, con una copertura media del 70%. Le escussioni restano contenute: 500 milioni nei primi mesi dell’anno, meno dell’1% dello stock.

Il confronto europeo

L’Italia si colloca sopra la media UE (10-12% del PIL), al pari di Francia e Spagna, mentre la Germania resta più indietro (7-8%). Questo riflette una maggiore dipendenza del tessuto produttivo italiano dalle garanzie per sostenere liquidità e investimenti.

Rischi e prospettive

Il rischio maggiore è un peggioramento del contesto macroeconomico, che potrebbe far crescere i default e gravare sui conti pubblici. Per Unimpresa, le garanzie devono essere orientate verso innovazione, transizione digitale ed ecologica, export e imprese giovanili.

La posizione di Unimpresa

Il presidente Paolo Longobardi sottolinea che le garanzie pubbliche “non sono state un beneficio a costo zero”, ma una rete di sicurezza che ha coinvolto l’intera collettività. Per questo la trattativa tra Abi e governo sulla tassazione degli extraprofitti bancari deve tener conto del sostegno garantito dallo Stato alle banche.