Dal Congresso SIRU 2025 le nuove frontiere della nutrizione per la fertilità naturale e assistita, con un focus sulle patologie autoimmuni
Il ruolo chiave della nutrizione pre-concezionale
La fertilità femminile è influenzata da molteplici fattori, ma uno dei più sottovalutati è l’alimentazione, soprattutto in presenza di patologie autoimmuni. Il Congresso Nazionale della SIRU (Società Italiana di Riproduzione Umana), appena conclusosi a Verona, ha portato alla luce dati importanti che sottolineano il legame tra sistema immunitario, infiammazione e dieta nei percorsi di concepimento, naturali o assistiti.
Le patologie autoimmuni – dalla tiroidite di Hashimoto alla sclerosi multipla, dalla celiachia al lupus – possono compromettere ovulazione, qualità ovocitaria e impianto embrionale, ostacolando la gravidanza.
Dieta come modulatore dell’infiammazione e dell’immunità
Secondo la Dottoressa Veronica Corsetti (CNR e SIRU), la nutrizione non è solo supporto, ma uno strumento terapeutico. Una dieta personalizzata, antinfiammatoria e povera di zuccheri migliora la salute ormonale e la recettività endometriale, soprattutto nei casi complessi come le disfunzioni autoimmuni e coagulopatie (es. MTHFR, anticorpi antifosfolipidi).
In particolare, i micronutrienti, gli omega-3 e le vitamine del gruppo B giocano un ruolo chiave nella maturazione ovocitaria e nella prevenzione dell’aborto spontaneo.
Dieta mediterranea e fertilità: i dati parlano chiaro
Numerose ricerche confermano che l’aderenza alla dieta mediterranea può aumentare fino al 40% le probabilità di gravidanza dopo fecondazione in vitro. Ancora più impressionanti i risultati in donne sotto i 35 anni che hanno seguito un’alimentazione di alta qualità nei sei mesi precedenti la PMA: in questi casi, il tasso di successo si triplica.
L’apporto di cereali integrali, grazie ad antiossidanti e lignani, migliora lo spessore endometriale e la ricettivitàdell’utero.
Dieta chetogenica: una svolta per PCOS e infertilità
La dieta chetogenica, riducendo i carboidrati a favore di grassi buoni, ha mostrato benefici straordinari nelle pazienti con PCOS, insulino-resistenza o obesità. Il calo di peso rapido, la migliore sensibilità insulinica e la regolazione del testosterone favoriscono il ritorno dell’ovulazione.
Studi clinici rivelano che, dopo solo 12 settimane di dieta low-carb, il tasso di gravidanza sale al 48% rispetto al 14% del gruppo di controllo, con più nati vivi anche nei cosiddetti casi “poor responder”.
La nutrizione integrata nei protocolli PMA
Il Dottor Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU, ha concluso:
Il futuro della medicina della riproduzione passa da qui: una visione integrata e predittiva, dove il piatto conta tanto quanto la provetta.
Lascia un commento