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Economia italiana al rallentatore: PIL in crescita, ma il fisco pesa sempre di più

L'Italia chiude il 2024 con un PIL a +0,7% e un deficit in calo. Tuttavia, la pressione fiscale in aumento rischia di soffocare imprese e consumi.

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L’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,7% nel 2024, un dato inferiore all’1% previsto dal governo. Il miglioramento dei conti pubblici, con un deficit al 3,4% e un debito pubblico al 135,3% del PIL, è senza dubbio positivo, ma l’aumento della pressione fiscale al 42,6% accende un campanello d’allarme.

L’industria stenta a ripartire, mentre i servizi e le costruzioni trainano la crescita. Il quadro delineato dall’ISTATconferma un’economia ancora fragile, con le PMI in difficoltà e una ripresa che fatica a decollare.

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L’economia italiana cresce, ma meno del previsto

Nel 2024, il PIL italiano è cresciuto dello 0,7%, un dato che segna una stagnazione rispetto al +0,7% del 2023 e un netto rallentamento rispetto al +4,8% del 2022.

Il risultato è stato sostenuto da:

  • +0,6% nei consumi interni, grazie alla tenuta della spesa delle famiglie.
  • +0,5% negli investimenti fissi lordi, trainati soprattutto dal settore immobiliare.
  • +0,4% nelle esportazioni, mentre le importazioni sono diminuite dello 0,7%, dando un contributo netto positivo alla crescita.

La domanda interna resta debole, e il settore produttivo fatica a trovare slancio, specialmente nell’industria manifatturiera, che si conferma il punto critico dell’economia.

Deficit in calo: segnale positivo o illusione?

Un dato positivo arriva dalla riduzione del deficit pubblico, che nel 2024 si è attestato al 3,4% del PIL, meglio del 3,8% stimato dal governo e in forte miglioramento rispetto al 7,2% del 2023.

Anche il saldo primario ha segnato un avanzo dello 0,4% del PIL, un risultato importante dopo il -3,6% del 2023. Tuttavia, il debito pubblico è salito al 135,3%, in aumento rispetto al 134,6% del 2023.

Questi numeri mostrano una gestione più rigorosa della spesa pubblica, ma il rischio è che il miglioramento dei conti sia stato ottenuto a scapito di imprese e famiglie, con una fiscalità più pesante e una riduzione degli incentivi alla crescita.

Industria in difficoltà, servizi e costruzioni trainano la crescita

L’andamento del valore aggiunto nel 2024 è stato disomogeneo:

  • Agricoltura: crescita del 2%, trainata da un buon andamento delle esportazioni agroalimentari.
  • Costruzioni: espansione dell’1,2%, grazie agli investimenti in edilizia residenziale.
  • Servizi: incremento del 0,6%, con il turismo e il commercio a fare da traino.
  • Industria manifatturiera: contrazione dello 0,1%, segnale che il comparto fatica a ripartire.

L’industria italiana continua a essere penalizzata da costi energetici elevatiburocrazia pesante e scarsa competitività internazionale.

Pressione fiscale in aumento: un freno alla ripresa?

Uno degli elementi più preoccupanti riguarda l’aumento della pressione fiscale, salita al 42,6% del PIL, rispetto al 41,4% del 2023.

Questo incremento è dovuto a diversi fattori:

  • Riduzione degli incentivi fiscali, come il superbonus edilizio.
  • Aumento del prelievo fiscale su imprese e lavoratori.
  • Maggiore incidenza delle imposte indirette, tra cui IVA e accise.

Per le imprese, questa situazione significa meno liquiditàminore competitività e meno investimenti, rendendo ancora più difficile la ripresa economica.

L’allarme di Unimpresa: serve un cambio di rotta

Secondo Unimpresa, questi dati confermano le difficoltà che le PMI stanno affrontandoGiovanna Ferrara, presidente dell’associazione, ha dichiarato:

“Un PIL fermo allo 0,7% dimostra che il sistema produttivo fatica a ripartire. Il miglioramento dei conti pubblici è positivo, ma rischia di trasformarsi in un’illusione se il peso fiscale continua a crescere. Le imprese devono poter investire, non solo sopravvivere.”

Le richieste di Unimpresa al governo sono chiare:

  • Taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro.
  • Maggiori incentivi per gli investimenti produttivi.
  • Accesso facilitato al credito per sostenere la liquidità delle imprese.

Senza interventi concreti, il rischio stagnazione nel 2025 è reale, con conseguenze negative su occupazione e crescita economica.

Conclusione

Il 2024 è stato un anno di crescita debole ma con un miglioramento nei conti pubblici. Tuttavia, il peso fiscale in aumento rischia di compromettere la ripresa e di frenare gli investimenti.

Cosa ne pensi di questi dati? Lascia il tuo commento nel form qui sotto e partecipa alla discussione!

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