Unimpresa denuncia un paradosso normativo che penalizza le imprese più corrette e internazionalizzate
Il Durf doveva premiare la regolarità fiscale, ma oggi penalizza chi esporta
Nato con buone intenzioni, il Documento Unico di Regolarità Fiscale (Durf) si sta rivelando un ostacolo per centinaia di imprese italiane esportatrici. A lanciare l’allarme è Unimpresa, che chiede con urgenza al governo e all’Agenzia delle Entrate una correzione normativa per sanare una falla che rischia di escludere proprio le aziende più virtuose e competitive.
Introdotto nel 2019 con il decreto legge 124, il Durf serve a garantire la trasparenza nei contratti pubblici ad alta intensità di manodopera, soprattutto quelli sopra i 200.000 euro annui. Ma l’applicazione concreta ha evidenziato un cortocircuito normativo che danneggia proprio chi rispetta le regole.
Il meccanismo che esclude chi esporta senza Iva
Per ottenere il Durf, un’azienda deve dimostrare di aver versato imposte pari almeno al 10% dei ricavi dichiarati. Un criterio apparentemente logico, ma che diventa penalizzante per chi fattura all’estero.
Le imprese esportatrici, infatti, emettono fatture esenti da Iva, come previsto dalla legge per motivi di territorialità. Di conseguenza, agli occhi del fisco risultano con un rapporto imposte/ricavi più basso, nonostante siano perfettamente in regola. Un effetto paradossale: più si esporta, più si rischia di non ottenere il Durf.
Un danno economico e reputazionale per le imprese sane
Secondo Unimpresa, questo errore tecnico è noto agli uffici dell’Agenzia delle Entrate, ma manca ancora un intervento ufficiale. Le verifiche vengono effettuate sul rigo RS107 del modello Redditi, che non distingue tra operazioni imponibili e operazioni esenti da Iva, generando un calcolo distorto che penalizza ingiustamente l’export.
Le conseguenze non sono solo burocratiche: senza Durf, le imprese non possono partecipare a bandi, né accedere a commesse pubbliche rilevanti, con un impatto diretto su occupazione, investimenti e crescita.
La richiesta di Unimpresa: subito una modifica o un chiarimento
«Siamo di fronte a un meccanismo che ignora le dinamiche del commercio internazionale», denuncia Marco Salustri, consigliere nazionale di Unimpresa. «È assurdo che una norma pensata per premiare la regolarità finisca per penalizzare chi rispetta le regole e porta il made in Italy nel mondo».
Unimpresa chiede quindi un intervento legislativo immediato per correggere il criterio di calcolo del Durf, distinguendo tra ricavi imponibili in Italia e quelli derivanti da operazioni esenti da Iva. In alternativa, è urgente che l’Agenzia delle Entrate emetta un atto interpretativo ufficiale per risolvere il problema.
Il messaggio è chiaro: il Durf deve tornare a essere uno strumento di trasparenza, non un ostacolo burocratico per le imprese italiane che operano sui mercati internazionali.
Domande e risposte
1. Cos’è il Durf?
È il Documento Unico di Regolarità Fiscale, necessario per partecipare a bandi pubblici e commesse rilevanti.
2. A cosa serve il Durf?
A garantire che l’azienda sia in regola con il fisco, in particolare per appalti sopra i 200.000 euro.
3. Perché le imprese esportatrici non riescono a ottenere il Durf?
Perché emettono fatture esenti da Iva e quindi non raggiungono il 10% richiesto dal calcolo.
4. È un problema noto all’Agenzia delle Entrate?
Sì, ma finora non è stata adottata alcuna soluzione ufficiale.
5. Cosa chiede Unimpresa?
Una modifica legislativa o un chiarimento interpretativo immediato.
6. Qual è il danno per le imprese?
Perdita di commesse, esclusione da bandi e danno reputazionale.
7. Il problema riguarda tutte le imprese?
No, in particolare quelle che esportano beni e servizi all’estero.
8. Perché l’Iva non viene considerata nel calcolo?
Perché le operazioni estere sono esenti da Iva, come previsto dalla normativa.
9. Come si può risolvere il problema?
Modificando il criterio di calcolo o distinguendo tra ricavi imponibili e ricavi esenti.
10. Il Durf è utile?
Sì, ma solo se applicato correttamente e senza penalizzare chi rispetta le regole.
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