Home Economia Covid-19: le conseguenze nell’industria logistica di un’Italia in quarantena

Covid-19: le conseguenze nell’industria logistica di un’Italia in quarantena

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DHL Global Forwarding ha rilasciato il rapporto della piattaforma Resilience360 in merito a Covid-19 e il possibile impatto sulla logistica. Pubblichiamo di seguito il report completo.

  • L’8 e il 10 marzo le autorità italiane hanno annunciato ulteriori misure di contenimento per frenare la diffusione del virus COVID-19, che finora ha infettato più di 9.000 persone e ucciso più di 456 persone, più che in qualsiasi paese al di fuori della Cina.
  • Nonostante le misure di quarantena, le aziende possono continuare ad operare se si conformano a rigorose disposizioni sanitarie, come la fornitura di maschere ai lavoratori.
  • Le operazioni su camion e su rotaia in tutta Italia non hanno subito impatto, in quanto le misure si applicano solo alla circolazione delle persone e non alla circolazione delle merci.
  • Le attività operative potrebbero ancora subire interruzioni nelle prossime settimane a causa della carenza di manodopera, degli ostacoli allo spostamento dei carichi, dell’aumento dei costi di trasporto e della carenza di maschere per i lavoratori.
  • I dati di Resilience360 mostrano che l’area metropolitana di Milano, che rappresenta oltre un quinto del PIL italiano, ospita centinaia di siti produttivi e di fornitori, con quasi la metà dei siti appartenenti all’industria automobilistica.
  • Se le misure adottate in Italia dovessero rivelarsi efficaci nel rallentare la diffusione, altri paesi europei potrebbero seguire l’esempio, in particolare per i punti caldi del virus in Spagna, Francia o Germania.
  • Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto presentano l’85% dei casi in Italia, costituendo il 40% della produzione economica del paese.
  • Alcune compagnie che trasportano merci dall’ Italia all’estero hanno dovuto aumentare i costi per ricorrere a mezzi di trasporto alternativi
  • 1 azienda su 10 nel settore del turismo, del commercio e dell’abbigliamento potrebbe rivelarsi insolvente alla fine dell’emergenza sanitaria.
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