Home Economia Coppola PCI Salerno: “L’economia italiana nelle sabbie mobili”

Coppola PCI Salerno: “L’economia italiana nelle sabbie mobili”

Raffaele Coppola, segretario PCI Salerno
Raffaele Coppola, segretario PCI Salerno
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Dati ancora negativi sull’economia italiana anche in rapporto con il resto dell‟Europa; l’Italia che cresce dello 0,2% – mentre l’Unione Europea corre a velocità doppia – ha un ritardo che rischia di alimentare nuovi dubbi ai grandi investitori.
A tirare il PIL sono le automobili, i veicoli industriali e gli effetti degli incentivi del Piano Industria 4.0. laddove però si registra un nuovo crollo degli investimenti per gli appalti nella Pubblica Amministrazione.

Di fatto l’Italia non è in ripresa economica, la crescita continua ad attestarsi a poco più dello “zero virgola qualcosa” ed è senza soluzione di continuità ormai dal 2013; il rischio di stagnazione si sta materializzando ed è impietoso il confronto con gli altri Stati europei in quanto peggio del nostro Paese c’e solo la Grecia.

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Da un’attenta lettura dei dati macro-economici si evince che l’Italia è ancora troppo lontana dal livello pre-crisi (anno 2007) di redditi reali e di occupazione, soprattutto giovanile; persiste una crisi di domanda soprattutto nel Mezzogiorno, dove (dati Eurispes) il potere d’acquisto ed il lavoro continuano a diminuire.

In aggiunta ad un quadro già fosco, l’Italia arranca sulla crescita economica; per il biennio in corso si conferma al penultimo posto in classifica europea ed alla fine del 2018 le previsioni degli esperti indicano come il nostro Paese sarà ancora più indietro rispetto a tutte le principali economie europee e industrializzate.

Con le politiche economiche, fiscali e di bilancio realizzate in questi anni dal governo e con quelle già messe in programma per i prossimi, il “sistema Paese” sta diventando (e diventerà) più povero e più arretrato; urge invertire la rotta e lo si può fare proprio ripartendo dalle arretratezze e dalle potenzialità anche senza infrangere le regole europee.

Per generare nuova crescita, nuovi investimenti, nuova occupazione, nuovi redditi, e per cambiare le politiche dell’Unione Europea – trasformando i problemi in opportunità – occorre redistribuire la ricchezza, aumentare i salari e creare lavoro semmai lanciando un “Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile” segnatamente nel Mezzogiorno.

Leva strategica e possente per rilanciare lo sviluppo economico su tutto il territorio nazionale resta l’intervento pubblico fondato su importanti investimenti pianificati centralmente ma anche a livello locale.

Senza l’intervento diretto dello Stato e senza conseguenti investimenti pubblici finalizzati ad una ripresa della crescita economica regolata ed orientata alla socializzazione dei benefici della ripresa economica il futuro del nostro Paese sarà tremendamente compromesso.
I comunisti si opporranno a qualsiasi ulteriore tentativo di far ricadere sulle masse popolari e sui lavoratori i costi di una politica di breve finalizzata solo ed esclusivamente a continuare a proteggere e salvaguardare ceti ormai parassitari nel nostro Paese.

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