
Tema scottante per molti appartenetti alla Polizia di Stato sono le retribuzioni derivanti dall’applicazione dell’assegno «ad personam» riassorbibile di cui all’art. 45, co. 5, d.lgs. 29 maggio 2017, n 95 (cd. “riordino”). Ne parliamo con Elvio Vulcano, portavoce del sindacato di polizia LeS (Libertà e Sicurezza).
D:. Ci può spiegare questa anomalia, che vede i poliziotti che concorrono per una qualifica superiore ritrovarsi a percepire una retribuzione sostanzialmente più bassa rispetto a quella che percepivano nella qualifica precedente?
R:. Di fatto, l’assurdo è che, per effetto del riordino, oltre 15.000 appartenenti alla Polizia di Stato, promossi o da promuovere con i concorsi previsti dal riordino alle qualifiche iniziali dei ruoli superiori, si sono visti o si vedranno negare gli aumenti previsti. Allo stato attuale hanno visto l’attribuzione di mansioni o funzioni superiori ma non un solo centesimo di aumento sul trattamento fisso e continuativo dovendo attendere la promozione alla qualifica superiore e, quindi, dai due ai cinque anni in più.
D:. Può semplificare per far capir meglio il problema?
R:. In sintesi, prima lavori, poi i soldi eventualmente ti saranno dati. Mi spiego: va da sé che il mancato adeguamento del trattamento fisso e continuativo si ripercuote sulle competenze accessorie. Risultato del riordino: aggravio di responsabilità. Volendo semplificare ulteriormente, il riordino legato al parametro della nuova qualifica è sensibilmente più basso di quello già in godimento prima della promozione: ciò arreca ad ognuno un danno e perdurando l’aberrazione attuale, si arrecheranno danni sulla buonuscita e sulla pensione. Possiamo dire che i risultati politici del riordino corrispondano di fatto ad un danno per i lavoratori di Polizia.
Se anche tu vuoi avere voce su Italia News invia i tuoi comunicati a notizie@italia-news.it