Colosso del risparmio: la possibile alleanza Intesa–Generali da 1.500 miliardi

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Un polo italiano di wealth management pronto a competere con i giganti globali

Un polo senza precedenti nella finanza italiana

Secondo il Centro studi di Unimpresa, la possibile joint venture tra Intesa Sanpaolo e Generali creerebbe un colosso da 1.500 miliardi di euro di masse gestite e amministrate. Un livello tale da ridisegnare gli equilibri della finanza non solo in Italia, ma in tutta Europa.
Intesa conta oggi su 909 miliardi di risparmio amministrato e 397 miliardi gestiti da Eurizon, mentre Generali amministra circa 645 miliardi, grazie alla sua doppia anima assicurativa e finanziaria.

Una logica industriale basata sulla complementarità

L’operazione troverebbe la sua forza nella combinazione tra la rete capillare di Intesa Sanpaolo e l’expertise di Generali nell’asset management multibrand. Le possibili sinergie andrebbero:

  • dalla creazione di nuovi prodotti comuni,
  • alla digitalizzazione dei servizi,
  • fino a una maggiore penetrazione internazionale.

La competizione con i big europei

Con oltre 1.554 miliardi, l’alleanza Intesa–Generali si avvicinerebbe a Amundi (2.100 miliardi) e Allianz GI (1.700 miliardi), superando player come Deutsche Bank AM e UBS AM. Sarebbe un passo avanti cruciale per la sovranità finanziaria italiana.

Impatto sulla redditività

Il settore del wealth management garantisce ricavi stabili:

  • Intesa ha generato nel 2024 oltre 2,3 miliardi di euro di commissioni, pari al 25% delle entrate totali;
  • Generali ha ottenuto 600 milioni di risultato operativo, con margini in crescita grazie ai fondi ESG.

Un polo con oltre 1.500 miliardi permetterebbe di ridurre i costi unitari, incrementare i ricavi e investire in innovazione e sostenibilità per centinaia di milioni l’anno.

I rischi dell’integrazione

Non mancano però le sfide:

  • sovrapposizione tra Eurizon (397 miliardi) e Generali Investments (630 miliardi);
  • necessità di un ridisegno industriale;
  • nodo della governance e dei pesi decisionali.

Le autorità di vigilanza italiane ed europee avrebbero un ruolo decisivo, con possibili interventi di golden power e valutazioni antitrust.

La posizione di Unimpresa

Il presidente Paolo Longobardi sottolinea:

“Un polo da 1.500 miliardi è un’opportunità per la sovranità finanziaria dell’Italia, ma deve restare sempre al servizio del Paese, con trasparenza, regole chiare e tutela dei risparmiatori.”

Uno scenario politico ed economico strategico

Un polo interamente italiano rafforzerebbe il controllo nazionale sul risparmio e la capacità di competere a livello europeo, offrendo al tempo stesso nuove garanzie di stabilità ai cittadini e alle imprese.