Una riforma repressiva e ideologica
L’approvazione del nuovo codice della strada segna un momento critico per la politica italiana. Secondo Annalisa Corrado, esponente del Partito Democratico e membro della Commissione ENVI al Parlamento Europeo, si tratta dell’ennesimo disastro del Governo. La riforma, definita “repressiva e ideologica”, non affronta in modo concreto il problema degli incidenti stradali, che ogni anno causano oltre 3.000 morti e 200.000 feriti.
Corrado sottolinea come questa norma complichi il lavoro dei sindaci virtuosi, impedendo l’adozione di politiche innovative di mobilità sostenibile e sicurezza.
La protesta delle associazioni e i numeri della petizione
L’opposizione al nuovo codice della strada non si è fatta attendere. Associazioni di familiari delle vittime della strada, ambientalisti, promotori della mobilità sostenibile e sindacati hanno manifestato contro una riforma considerata pericolosa. Il sito codicedellastrage.it ha raccolto oltre 9.000 firme in sole 48 ore per chiedere un intervento immediato sul testo. Lo slogan “Non in nostro nome” è diventato un grido di battaglia per chi chiede un modello di mobilità sicuro e sostenibile.
Un passo indietro per la mobilità sostenibile
Corrado ha evidenziato come il Governo stia ostacolando non solo le iniziative locali, ma anche l’intero sviluppo di un modello di città alternativo a quello autocentrico. Le politiche attuali, che penalizzano il trasporto pubblico e la sicurezza stradale, rischiano di portare l’Italia indietro di 40 anni, allontanandola dalle migliori pratiche europee.
La critica è netta: non solo mancano soluzioni concrete per la sicurezza stradale, ma vengono anche tagliati i fondi per i progetti di mobilità sostenibile, aggravando una situazione già critica.
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