Oltre 6 milioni di lavoratori con meno di 1.000 euro al mese: la CGIL lancia l’allarme
La mappa del disagio: 62,7% dei lavoratori sotto i 25mila euro
Secondo l’Ufficio Economia della CGIL nazionale, il 62,7% dei lavoratori dipendenti privati in Italia guadagna meno di 25mila euro lordi all’anno. Una cifra che fotografa in modo impietoso la realtà di quasi 11 milioni di persone. Il fenomeno riguarda uomini e donne, giovani e meno giovani, impiegati in settori diversi, ma uniti da un minimo comune denominatore: il lavoro povero.
La soglia della povertà lavorativa: 6,2 milioni sotto i 15mila euro
Il dato più allarmante riguarda i 6,2 milioni di lavoratori – pari al 35,7% del totale – che percepiscono meno di 15mila euro lordi annui, equivalenti a 1.000 euro netti al mese nel migliore dei casi. Per loro non si tratta solo di sopravvivere, ma di lottare quotidianamente per garantire le spese minime di vita: affitto, bollette, alimenti e trasporti.
Contratti precari e basse qualifiche: le cause strutturali
A determinare questa situazione contribuiscono in modo significativo il tipo di contratto, il tempo e la continuità lavorativa, oltre che il livello di qualifica. In altre parole, la combinazione tra precarietà contrattuale, part-time involontario e mansioni a bassa specializzazione produce una spirale che tiene milioni di lavoratori in uno stato cronico di fragilità economica.
Cosa fare per invertire la rotta
La CGIL rilancia la necessità di:
- aumentare i salari minimi;
- incentivare i contratti a tempo indeterminato;
- investire nella formazione per far crescere le competenze;
- rafforzare la contrattazione collettiva, evitando il dumping salariale.
Domande frequenti
1. Cosa significa “salario povero”?
Un salario che, pur essendo frutto di un lavoro regolare, non consente di vivere dignitosamente.
2. Quanti sono i lavoratori poveri in Italia secondo la CGIL?
Quasi 11 milioni guadagnano meno di 25mila euro lordi all’anno, di cui 6,2 milioni sotto i 15mila euro.
3. Qual è il netto mensile sotto i 15mila euro lordi annui?
Circa 1.000 euro al mese, nel migliore dei casi.
4. Quali sono le cause principali del fenomeno?
Contratti precari, lavoro discontinuo e bassa qualifica professionale.
5. La situazione riguarda solo i giovani?
No, colpisce tutte le fasce d’età e molti settori.
6. Cosa propone la CGIL per contrastare il fenomeno?
Salario minimo, stabilizzazione contrattuale, formazione, contrattazione collettiva.
7. Esiste un salario minimo legale in Italia?
Attualmente no, ma il dibattito è in corso.
8. I contratti part-time sono tutti volontari?
Spesso no: molti lavoratori li accettano per necessità, non per scelta.
9. Il lavoro povero è diffuso in tutta Italia?
Sì, ma con maggiore incidenza nelle aree del Sud.
10. Questo fenomeno ha conseguenze sul PIL?
Sì: riduce i consumi interni e rallenta la crescita economica.
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